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Sadus - A Vision of Misery
16/09/2017
( 3527 letture )
A Vision of Misery è un disco che segna una svolta nella carriera dei Sadus, tra i pionieri della florida scena technical thrash/death americana, che poteva contare tra le sue fila band di altissimo livello come Atheist e Dark Angel.
Dall'approccio più diretto, sia musicalmente che liricamente, degli esordi di Illusions e poi di Swallowed In Black pur non avari dal punto di vista della tecnica, ma sicuramente più acerbi, A Vision of Misery fa da ponte verso i più raffinati (anche se forse meno apprezzabili artisticamente) Elements of Anger e Out for Blood.
Lo stile presentato in questo album, si diceva, ha molte analogie con gli Atheist di Piece of Time o anche i Death di Spiritual Healing, senza dimenticare, in ambito più strettamente thrash, i Dark Angel di Time Does Not Heal. Vero quid in più del combo, però, è ovviamente la presenza certo non di un musicista qualunque, tale Steve Di Giorgio, uno dei bassisti più tecnici e innovativi della scena metal mondiale. La differenza la fa non solo il sound, ma anche il songwriting, che pur non essendo apertamente bass-oriented, è evidente che metta le parti di basso allo stesso livello di quelle chitarristiche, non relegandole a semplice base ritmica, ma elevandole a vero e proprio elemento portante della musica a pari livello con gli altri strumenti.

A colpire subito, infatti nell'assalto frontale dell'opener Through the Eyes of Greed, sono proprio gli stacchi di basso velocissimi e davvero tecnici che troveremo sparsi un po' per tutto il platter. Per il resto, la formula è semplice ma efficace: brani mai eccessivamente lunghi eppure pieni zeppi di riff diversi e complessi e cambi di tempo, ritmiche quasi sempre indiavolate e infarcite di doppia cassa, la voce acuta e graffiante di Darren Travis, assoli di chitarra al fulmicotone e, ovviamente, il pulsare infuriato del basso. Una parziale pausa da questa carneficina di violenza controllata la dà solo Facelift, il pezzo più lungo e più lento del lotto, aperto da una chitarra in clean che però non rilassa, ma mette ancora più in tensione l'ascoltatore creando un'atmosfera oscura ed opprimente, prima che il massacro cominci di nuovo, carico però di groove e scandito dall'incedere del basso di Di Giorgio; anche questo è un fuoco di paglia però, che presto si spegne per dare nuovamente spazio ai tempi velocissimi tanto amati dal combo.
Si parlava però anche di un leggero cambiamento anche dal punto di vista delle lyrics, che seppur, di pari passo con la musica, mantengano una certa vena violenta, virano un po' più su tematiche quasi astratte (come nella bellissima Echoes of Forever) o di natura criptica, con toni sovente pessimistici o addirittura apocalittici (vedasi Machines). Anche il tema “evergreen” della morte viene filtrato attraverso una visione quasi filosofica e comunque meno banale e grezza.
Tornando alla musica vera e propria, mi sembra doveroso un elogio a tutti i membri della formazione, che grazie a una prova straordinaria, riescono a non trasformare il full-length una vetrina per il più noto bassista, mostrando tutti una tecnica e una preparazione strabilianti e che nulla hanno da invidiare alle doti di Di Giorgio. Ottimi risultano anzi i momenti in cui le chitarre e il basso si fondono e alternano parti soliste come nelle sopracitate Facelift ed Echoes of Forever, che non a caso sono tra le migliori, nonché più complesse, di tutto l'album.

A Vision of Misery è dunque un disco fondamentale per gli amanti delle sonorità più complesse in ambito estremo, che ha come ulteriore pregio quello di non eccedere in tecnicismi fuori luogo o mastodontiche composizioni cariche di velleità progressive, con un ascolto che in tutto supera di poco i 35 minuti e che, pur non essendo affatto alla portata di tutti, non risulta troppo difficile da digerire. Un album di pregevole fattura, che grazie all'elevata qualità della musica e al sound aggressivo e tagliente, ha superato alla grande la dura prova del tempo.



VOTO RECENSORE
83
VOTO LETTORI
92.22 su 22 voti [ VOTA]
Aceshigh
Lunedì 18 Marzo 2019, 11.08.28
6
Grandi Sadus! Come ben evidenziato in apertura di recensione, questo è un disco meno diretto dei precedenti. Se prima l'elevato tasso tecnico era al servizio di una violenza sonora notevole, qui la bilancia pesa di più sul "pondo" opposto. Il mio preferito rimane Swallowed in Black, seppur di poco; credo che lì tecnica e impatto sonoro siano in perfetto equilibrio. Comunque sia i Sadus erano spanne sopra gran parte delle bands estreme dell'epoca e anche qui pezzi come Machines non fanno altro che ribadirlo. Oltretutto... stilisticamente unici. Voto 87
thrasher
Lunedì 18 Settembre 2017, 22.51.57
5
Fantastico questo disco... voto 100
duke
Lunedì 18 Settembre 2017, 21.40.42
4
grande disco ...l'apice tecnico compositivo della band....di Giorgio un mito!
Pacino
Sabato 16 Settembre 2017, 22.59.32
3
troppo poco, il loro capolavoro, voto 94
Doom
Sabato 16 Settembre 2017, 18.52.38
2
Altro grande album per i Sadus, l'ultimo. Gruppo dimenticato, ma i primi 3 sono da conoscere assolutamente per gli amanti del genere.
enry
Sabato 16 Settembre 2017, 14.08.41
1
Gran disco che non mi ha mai stancato e che ascolto volentieri anche oggi, a gusto personale solo un pelo sotto al capolavoro Swallowed...85
INFORMAZIONI
1992
Roadracer Records
Death / Thrash
Tracklist
1. Through the Eyes of Greed
2. Valley of Dry Bones
3. Machines
4. Slave To Misery
5. Throwing Away the Day
6. Facelift
7. Deceptive Perceptions
8. Under the Knife
9. Echoes of Forever
Line Up
Darren Travis (Voce, Chitarra)
Rob Moore (Chitarra)
Steve Di Giorgio (Basso)
Jon Allen (Batteria)
 
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