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Danzig - Danzig II - Lucifuge
23/09/2017
( 4133 letture )
Archiviata oramai la parentesi con i Misfits ed i Samhain, gli echi della precedente appartenenza al mondo punk in Danzig sono oramai svaniti e restano come connessione superstite nella fanbase oramai consolidata, per la maggiorparte proveniente da quella scena, oltre che grazie alla presenza in formazione di Chuck Biscuits, batterista molto attivo nel movimento hardcore punk americano, per via della militanza nei Black Flag e nei D.O.A.. Dopo l'album di debutto, che suona un po' come un manifesto dell'approccio (musicale ed estetico) che Danzig intenderà imprimere al progetto cardine della sua carriera solista, questo secondo disco inaugura la tradizione di nominare molti dei full-length successivi della band semplicemente aggiungendo una cifra progressiva al monicker, insieme ad un sottotitolo esplicativo. In questo caso, quindi, ci troviamo di fronte a Danzig II - Lucifuge, che già con il suo sottotitolo vuole essere una sorta di invito a fuggire dalla luce, lasciando aperti altri significati collaterali, stimolati dal sapore luciferino che si ha nel pronunciarlo.
In effetti, un'aura biblica la si percepisce già nell'osservare una delle due copertine scelte per l'album, quella dove si impone in maniera prepotente il primo piano dei pettorali di Danzig, che con le sue mani stringe l'horned skull, simbolo del gruppo, incastonato in una croce, un po' come se fosse un crocifisso. Ho accennato all'esistenza di due copertine in quanto vi era anche una copertina "alternativa" (successivamente inglobata come retro nelle versioni del disco che invece presentavano l'altra cover) che ritraeva i volti di tutti e quattro i membri in una foto molto chiaroscurata, creando un immediato rimando all'artwork dell'omonimo disco dei The Doors, che giocava su una scelta fotografica simile. Altri indizi di questo tipo di atmosfera oscura ed al tempo stesso biblica li troviamo aprendo il booklet, che riporta un'emblematica, quanto sinistra, frase di San Giovanni:

"Ye are of your father the devil, and the lusts of your father ye will do"

L'estratto lancia un'inquietante dichirazione, ossia l'appartenenza ad una stirpe che ha per padre il diavolo e che per lui stesso esaudirà i desideri. Srotolando il booklet per la sua lunghezza troviamo le foto della band: Danzig mostra nella sua interezza il crocifisso, che si rivela essere in realtà una croce capovolta (nel caso in cui qualcuno avesse nutrito dubbi sulla volontà del frontman di declinare la religiosità in maniera ambigua); scorriamo e vediamo il bassista Eerie Von con lo sguardo abbassato, quasi assorto, il chitarrista John Christ ed infine il batterista Chuck Biscuits, che guardano dritti nell'obiettivo della macchina fotografica. Inoltre, nelle prime stampe, il booklet aprendosi formava una croce rovesciata: una piccola chicca che purtroppo è andata persa nelle versioni più recenti, compresa quella in mio possesso, ma che dimostrava quanto la release fosse stata curata nei dettagli ed in maniera coerente anche nel confezionamento grafico.

Scendendo più a fondo negli aspetti musicali, questo secondo capitolo di Danzig (anch'esso prodotto da Rick Rubin) si presenta molto più diversificato musicalmente rispetto al debutto, in certi accorgimenti più maturo, offrendo brani che compositivamente alternano un mood più aggressivo ed energico a ballad più languide e pezzi acustici dal retrogusto country/blues. È, in effetti, al Delta del Mississipi che pensiamo quando ascoltiamo alcuni fraseggi della chitarra di John Christ, ma ciò non sorprende se teniamo in conto del grande debito ispirazionale che Glenn riconosce ad artisti come Muddy Waters ,Howling Wolf o Johnny Cash, per il quale scrisse anche un pezzo, Thirteen. E' da loro che estrae l'anima più sofferta e tormentata ibridando le urla (o, per meglio dire, gli ululati) di Howling Wolf, l'elevarsi graffiante e sporco di Muddy Waters e la limpidità ed il pathos delle interpetazioni di Roy Orbison (per il quale compose il brano Life Fades Away) e del mito assoluto, il sensuale Elvis Presley.
Tutto questo è evidente soprattutto in I'm The One, dove John Christ si guadagna i riflettori pieni con il duetto chitarra-voce al fianco di Danzig, che all'inizio dà sfoggio di un timbro più caldo e pacato, quasi erotico nel raccontare le sue origini randagie e sporche, serpeggiando avances verso un immaginario interlocutore che è invitato a sentire più da vicino il suo essere così minaccioso. Come da sempre ci ha abituati, però, arriva il momento di rottura e la quiete viene assorbita dalle vene più esplosive e bollenti che si percepiscono quando Danzig si abbandona alle poderose parti urlate.
Anche in Killer Wolf viaggiamo su intenti simili, nonostante la resa sia diversa perché il pezzo vuole essere più incisivo e meno intimo, più rockeggiante e meno silenzioso. Ma la figura iconica del lupo (citato anche nel testo di I'm The One) rimane come elemento fisso e quasi di congiunzione, a voler rappresentare un'animalità inquieta ma al tempo stesso rassicurante e protettiva. Entrambi i pezzi sono accompagnati da video che, come da tradizione, non hanno timore di essere provocatori, ma soprattutto provocanti, grazie alla sempre presente figura femminile che conferisce toni più sexy ed elusivi in scenari abbastanza scarni, a cui si contrappone la muscolarità del gruppo. Un esempio lampante di questo è la clip di Killer Wolf, diretta da uno dei miei miti personali, Anton Corbijn, che di certo non necessita di presentazioni per gli appassionati dei Depeche Mode: poco prima che venisse rilasciato il video per Danzig, Corbijn aveva infatti pubblicato l'indimenticabile video di Personal Jesus, che al livello fotografico tra l'altro mostra alcuni punti di tangenza.
Uno dei meriti di Danzig è, del resto, anche l'aver creato un vero e proprio immaginario attorno a sé, in cui la sensualità, le donne ed il voler porre l'accento su un alto tasso testosteronico (dal punto di vista musicale, ma soprattutto fisico) ha contribuito di fatto a rendere la band iconica di un certo machismo. Ma il punto forte di Lucifuge sta anche nello svelare una duttilità compositiva ed esecutiva, che fa in modo che il disco, oltre agli episodi prima citati, accolga sfumature di tutti i tipi: dall'amarezza di Blood and Tears all'incazzata 777, dalla vena negativa di Tired of Being Alive a quella dark di pezzi come Her Black Wings (citando dal testo, "Blackest of the black / Darker than night") fino alla tonalità languida di Devil's Plaything.

Il timbro baritono, l'estensione e l'espressività vocale di Danzig (che quasi fanno temere che la stonatura sia dietro l'angolo) non sono mai stati un mistero, ma qui a mio avviso trovano più spazio per emergere, proprio grazie a tutta questa ricchezza di trame che musicalmente Lucifuge regala anche in chi lo ascolta. Non si può non rimanere coinvolti e non lasciarsi trasportare dal complesso di emozioni, in un alternarsi quasi schizofrenico di umori diversi e sensualità enigmatica.
Nonostante l'omonimo disco del 1988 resti senza dubbio più "archetipico", se non altro perché ha il merito di aver fondato e aperto un certo stile tipicamente associato al gruppo, Lucifuge è senza dubbio il più completo e rappresenta uno dei picchi massimi della discografia di Danzig.



VOTO RECENSORE
86
VOTO LETTORI
91.31 su 16 voti [ VOTA]
Dome
Venerdì 16 Ottobre 2020, 15.03.43
22
Bellissimo! le mie preferite le prime 2 e devil's playthings! I primi 4 di danzig sono tutti capolavori, ma ci aggiungo tranquillamente blackacidevil (dopo 24 anni di ascolti lo considero il quinto capolavoro) e gli inediti di Thrall Demonsweatlive Anzalone for president
Screwface
Giovedì 30 Aprile 2020, 21.51.04
21
Il mio preferito assieme al IV, ma dal 1977 al 1994 Glenn Danzig con Misfits, Samhain, Danzig, oltre a esperimenti tipo "Black Aria" e brani scritti per Johnny Cash o Roy Orbison non ha sbagliato nulla. Dopo purtroppo, a parte l'ottimo Deth Red Sabaoth del 2010 e la compilation di inediti "The Lost Tracks of Danzig", una serie di dischi non ispirati come i primi, supportato da line-up non all'altezza di quella classica e purtroppo spesso dalla produzione povera e dal mixaggio imbarazzante... I primi 4 per me comunque stanno tutti fra il 95 e il 100...
Stagger Lee
Sabato 25 Aprile 2020, 16.42.33
20
Album molto bello ma secondo me l'apice è Danzig4.
Underground
Sabato 25 Aprile 2020, 16.31.10
19
Disco spettacolare, di sicuro il migliore di Glenn, anche grazie al fondamentale apporto di John Christ chitarrista ben poco lodato, in cui non trovi un filler neanche a cercarlo. La voce di Glenn è espressiva come non mai e sprizza malignità da ogni solco. Ho il vinile con la copertina simil Doors, e l'ho sentito talmente tante volte che è completamente rigato.
Underground
Sabato 25 Aprile 2020, 16.31.10
18
Disco spettacolare, di sicuro il migliore di Glenn, anche grazie al fondamentale apporto di John Christ chitarrista ben poco lodato, in cui non trovi un filler neanche a cercarlo. La voce di Glenn è espressiva come non mai e sprizza malignità da ogni solco. Ho il vinile con la copertina simil Doors, e l'ho sentito talmente tante volte che è completamente rigato.
Kiodo 74
Sabato 25 Aprile 2020, 15.42.55
17
Scusate l'infrazione......comunque Lucifuge è un capolavoro. Ossequi!
Lizard
Sabato 25 Aprile 2020, 15.37.06
16
@Rob: tu sei un signore, grazie mille
Rob Fleming
Sabato 25 Aprile 2020, 15.34.17
15
@Lizard hai solo che ragione. E mi scuso. Mi sono spostato di qua perché il buon Danzig aveva 10 commenti in croce (rigorosamente rovesciata) e non volevo far casino con un artista sotto un album di altri che manco ho comprato (e per mia politica aziendale, salvo rarissimi casi, io commento solo ciò che ho in casa). E' che - e così rispondo anche a @Skull - se mi iscrivo al Forum non ne esco più.
SkullBeneathTheSkin
Sabato 25 Aprile 2020, 14.02.23
14
Macché "spazi"... praterie proprio! @Rob: come mai non ti sei mai registrato? Capisco chi passa per caso ogni tanto, ma tu qui sei un valore!
Lizard
Sabato 25 Aprile 2020, 13.46.00
13
Scusate ragazzi... Non è che se cambiate recensione allora potete continuare a chiacchierare come fosse una chat... Gli spazi per questo sapete quali sono, a partire dal forum. Grazie mille per la comprensione
Kiodo 74
Sabato 25 Aprile 2020, 13.24.27
12
Ciao @Rob Fleming, grazie dell'invito e delle delucidazioni visto che anche per me quello fu il primo grande Concertone della vita e puoi immaginare l'adrenalina e la non "lucidità" chw avevo. Per scrupolo ho poi cercato di ritrovare sul web dove avessi potuto assistere ai Danzig dal vivo ma niente! Anche quando andai a Sonoria erano nel cartellone ma stranamente furono poi sostituiti dagli Extrema, le cose sono 2 a questo punto....o l'ho sognato o erano come guest in appoggio di qualcuno più famoso.... Vabbè prima o poi scoprirò l'arcano. Tornando al Monsters 92.... Pino Scotto non lo ricordavo proprio, così come i Testament di cui ho solo sprazzi in testa, i Sabbath ed i Maiden però me li gustai in pieno.... A quell'età tanta roba avere 2 mostri sacri in una volta sola. Alla fine dei Sabbath tutti infatti si aspettavano Paranoid ma nisba....forse Dio si rifiutò di eseguire l'inno ozzyano e quindi si chiuse con un suo inno.... Chissà! Per fortuna poi ho recuperato con Paranoid in chiusura nell'ultimo tour con Ozzy!
Rob Fleming
Sabato 25 Aprile 2020, 12.14.36
11
Ciao @Kiodo 74 speravo di trovarti sotto una recensione di Danzig. "Ho studiato". Danzig doveva far parte (con i Gun) del Monsters del '92. Ma prima di suonare, pare, abbia rilasciato dichiarazioni "sobrie" nei confronti dei Warrant. Con il risultato che fu "invitato" a starsene a casa. Dei Gun non so il perché della loro assenza. Ormai magliette, cartelloni e altro erano già stati stampati e non c'era tempo per le modifiche. Per il resto fu per me il primo festival cui partecipai e come dicevo i miei ricordi partono proprio dai Warrant. Prima c'ero, ma i Pantera e Pino Scotto non li ricordo proprio se non dalle immagini di VideoMusic (avevo anch'io la videocassetta). Ricordo la delusione della mancata esecuzione di Paranoid da parte dei Black Sabbath (ma non ricordo se perché stavano già litigando tra loro o perché in ritardo).
Kiodo 74
Venerdì 27 Marzo 2020, 2.23.10
10
Ne ho abusato a dismisura nell'ultima decade dello scorso millennio..... Poi un po' dimenticati ma per far spazio a nuovi input, comunque per me mostri sacri e questo lo considero il loro apice creativo..... Nessuna caduta di intensità.... Perfetto! Massimo voto.
Selenia
Lunedì 28 Ottobre 2019, 10.49.59
9
Grazie mille @Ren, fa sempre piacere ricevere apprezzamenti nonostante sia passato un po' di tempo dalla pubblicazione della recensione: ho finalmente coronato il mio sogno di vedere Danzig dal vivo lo scorso anno in occasione del Brutal Assault. Leggendo il tuo commento ne approfitterò anche per riascoltare il disco.
Ren
Domenica 27 Ottobre 2019, 22.49.27
8
Ottimo disco e complimenti per la recensione, veramente ben scritta, coglie appieno l'essenza di questo masterpiece.
Aceshigh
Giovedì 1 Marzo 2018, 9.35.16
7
Mi accodo al pensiero generale espresso nei commenti qui sotto. I primi 4 di Danzig sono tutti album eccellenti (ma anche quello che ha fatto dopo non è per niente da buttare). Il mio preferito rimane il primo, ma anche Lucifuge è splendido. Non mi stancherò mai di ascoltare Blood and Tears... Voto 88
UGO
Sabato 9 Dicembre 2017, 5.20.09
6
NON CAPISCO PERCHE IL 3 E IL 4 NON SIANO STATI ANCORA RECENSITI VISTO CHE IL RESTO DEL MATERIALE LASCIA MOLTO A DESIDERARE MA I PRIMI 4 SON TUTTI CAPOLAVORI
Shadowplay72
Lunedì 6 Novembre 2017, 2.12.02
5
La penso come tanti qui.i primi 4 dischi tutti capolavori.poi il mitico glenn si è un po' perso!
InvictuSteele
Sabato 23 Settembre 2017, 13.02.06
4
Capolavoro, i primi 4 di Danzig sono capolavori, ma a me piace anche nei lavori seguenti.
Metal Shock
Sabato 23 Settembre 2017, 12.23.55
3
I, II, III, IV. No` non do` i numeri ma sono i primi quattro dischi di Danzig, quattro capolavori!! Questo per me e` il top con John Christ che tira fuori riff pazzeschi ed il vocione di Glenn, pura magia. Brani preferiti??? Tutti!!! Capolavoro!!
Doom
Sabato 23 Settembre 2017, 12.03.01
2
Grande album, anzi altro grande album...tanti classici...tra cui le mie preferite Long Way back...Killer Wolf...her Black wings...snakes...Non serve un voto per questi album x me! Bella rece Sele.
Rob Fleming
Sabato 23 Settembre 2017, 10.18.05
1
Tra Elvis e Jim Morrison per un album che è perfetto nell'unire blues/gothic/hard rock. I'm the one; Blood and tears e Devil's plaything le mie preferite. 83
INFORMAZIONI
1990
Def American Recordings
Heavy
Tracklist
1. Long Way Back From Hell
2. Snakes Of Christ
3. Killer Wolf
4. Tired Of Being Alive
5. I'm The One
6. Her Black Wings
7. Devil's Plaything
8. 777
9. Blood And Tears
10. Girl
11. Pain In The World
Line Up
Glenn Danzig (Voce)
John Christ (Chitarra)
Eerie Von (Basso)
Chuck Biscuits (Batteria)
 
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