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10/05/21
CORROSION OF CONFORMITY + SPIRIT ADRIFT
LEGEND CLUB - MILANO
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23/09/2017
( 735 letture )
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Sono gli stessi membri dei Daylight Dies a spiegare in alcune interviste rilasciate negli anni la loro visione della musica: essa è, a loro dire, un veicolo per le proprie emozioni. In tal senso, il loro primo disco No Reply non fa eccezione, trasudando di malinconia e sofferenza da ogni singola nota. È proprio il tormento derivante dalla distanza spirituale più che fisica ad essere il filo conduttore di questa prima uscita del gruppo statunitense, che dà voce a un sound che “commistiona” il death con il doom, volto a ricreare quelle atmosfere malinconiche e oscure che sono forse più comuni nel panorama nord europeo. Sebbene siamo spesso portati a contestualizzare geograficamente il death/doom nel Vecchio Continente, i Daylight Dies sono invece l'ottima risposta americana e l'album di debutto di questa band merita ben più di un ascolto superficiale.
Fin dalla prima canzone, The Lines That Divide, si può assaporare l'atmosfera oscura, ma allo stesso tempo ruvida e più aggressiva proposta dalla formazione di Guthrie Iddings e soci: non ci sono particolari orpelli o arabeschi, né tastiere o cori angelici a ricreare ambientazioni suggestive, il death/doom che ci viene offerto è tale, senza compromessi al ribasso. La sezione ritmica si mantiene incalzante e sostiene come uno scheletro il lavoro di Barre Gambling. La chitarra infatti tende a primeggiare su tutte le composizioni, le melodie prendono spesso il sopravvento quasi come un assolo che si sviluppa per tutta la durata della canzone e che si muove sinuoso tra le harsh vocals energiche e profonde di Guthrie Iddings e I Wait ne è solo un (ottimo) esempio. Anche le canzoni più vivaci come la centrale Unending Waves mantengono quell'aura di costernazione che pervade ciascun brano, mantenendosi elemento chiave nel sound degli americani. Anche nel pezzo più lento In The Silence, dove fraseggi e arpeggi di chitarra dal suono onirico e il cantato -questa volta in pulito- vanno ad accrescere quella mesta sensazione di decadenza che permea ancora l'intenso interludio strumentale Back In The World, che ci prepara all'ultima traccia dell'album.
Con No Reply i Daylight Dies iniziarono a definire il loro percorso musicale, sicuramente influenzato da band più celebri e rodate come Katatonia, Opeth e Paradise Lost. Nonostante ciò, il quartetto americano fu poi in gradi di ritagliarsi uno spazio importante nel panorama death/doom, anche con una certa maestria personale, anche attraverso un netto miglioramento nel songwriting che si potrà ancor meglio apprezzare nelle uscite successive. No Reply mostra comunque una band che sa il fatto suo, capace di elaborare un disco dinamico -a parte qualche dilatazione di troppo nel minutaggio di alcune canzoni come Minutes Pass- e in grado di unire la ruvidezza del death metal (che pure rimane in alcune ritmiche poderose e nel growling di Iddings) alla melodia, andando così a ricreare ambientazioni che poco hanno da invidiare a quelle dei loro cugini inglesi o nord europei. In definitiva, i Daylight Dies sono una formazione di un valore a cui va necessariamente riconosciuto un posto importante all'interno del panorama death/doom e No Reply ne è stato la prima prova.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Line That Divides 2. I Wait 3. Hollow Hands 4. Four Corners 5. Unending Waves 6. In The Silence 7. Minutes Pass 8. Back In The World 9. Everything That Belongs
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Line Up
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Guthrie Iddings (Voce) Barre Gambling (Chitarra) Egan O'Rourke (Basso) Jesse Haff (Batteria)
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RECENSIONI |
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