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19/04/24
GOATBURNER + ACROSS THE SWARM
BAHNHOF LIVE, VIA SANT\'ANTONIO ABATE 34 - MONTAGNANA (PD)
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30/09/2017
( 3030 letture )
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Novelists, ed è subito poesia da una Francia quasi dimenticata, da scenari bohémien e romantici. Ma i nostri, con il loro progressive post metal-core a tratti oscuro, velato e soprattutto arrabbiato, sono anche un po' poeti maledetti. Fin dal loro debutto Souvenirs presentavano il loro prog metal-core mid-tempo che alterna toni pastello a scale di grigio, assetti squadrati e spigolosi a parti melodiche, armoniose e digressive, ormai marchio di fabbrica, con inserti di sonorità digitali e tecnicismi mai fini a se stessi. Questi suoni e sensazioni, ancora più edulcorati, soavi e variegati, vengono riproposti nel nuovo Noir. In questo album di ''nero'' ce n'è senza dubbio parecchio, infatti possiamo ricondurlo ai frame più pesanti nonché ad alcune liriche. Ma ritroviamo anche tutta un'altra serie di colori acquerello, delicati, carezzevoli (anche nell'artwork) a cominciare già dall’opening trackL’Appel du Vide in un cui l’intro psicotropo e gli inserti di pianoforte già ci introducono nelle atmosfere sognanti dell’album. Questo si fa facilmente coi Novelist: si sogna, si viaggia con la mente, in sconfinate lande interiori piuttosto che spaziali, sondando il proprio animo.
Così si prosegue con l'agrodolce ballad Monochrome, appurando la squisitezza delle linee vocali pulite di Matt Gelsomino, che in questo album dedica facilmente più spazio ai clean vocals, in maniera naturale; curiosi anche gli inserti di sax così come -in generale- i soli di chitarra tendenti alla fusion. Anche se questo album è in parte più leggero e meno ''metal'' del precedente, possiamo apprezzare l’alternanza di parti leggere e luminose a parti schiaccianti nelle successive Under Different Welkins e Le Nuites Noires, mentre l’aggressività più sfacciata (e a tratti dissonante) viene presto riabbracciata in pezzi come Grey Souls (con un ritornello accattivante al pari della vecchia Gravity) e A Bitter End , che prendono tantissimo anche per il groove e i riff geometrici, che vanno e ritornano su se stessi, nonché per quei pattern di chitarra strettamente hardcore e i repentini cambi di tonalità. La produzione ottima valorizza sia le parti più estreme che i momenti cristallini, mentre i loop digitali ci prendono in testa e la voce di Matt Gelsomino colpisce -oltre che per il delizioso timbro pulito- per il growl profondo e raschiante. Lampante esempio della sua maestria nell’alternarli è The Light, The Fire, primo singolo estratto e , a livello di songwriting e atmosfere , uno dei pezzi più eclatanti e riusciti dell’album. Coi Novelists si vive sia la tristezza che la positività, buio e luce si incontrano e si sposano in una simbiosi perfetta. Dopotutto, come diceva il loro connazionale Baudelaire, "Non conosco bellezza che non celi in sé il dolore".
Quest’album è un concept che , liricamente parlando , si divide in quattro capitoli, ciascuno di tre canzoni, facendo l’inchino a certe strutture della musica classica. Tenendo presente che l’album in generale è pervaso da un sentimento di malinconia agrodolce, ognuno di questi chapters affronta rispettivamente una determinata tematica: nostalgia, vita vissuta, introspezione e speranza. Questa caratterizzazione avviene non solo nei testi (e nei titoli che già raccontano una storia) ma anche nella vera e propria composizione.
I Nostri , in ogni caso , non si fanno mancare nulla, e oltre ad influenze prese qui e là (sempre con estremo buon senso) hanno una serie di featuring con vari cantanti come Zachary Britt (Dream On, Dreamer) e Jesse Cash (Erra) nella dolce e toccante Joye de Vivre, e di Matt Youkhana dei DVSR con il suo sincopato rap, nel riuscitissimo pezzo Stranger Self. Altro momento elevato per intensità e poesia è la ballad A Travers le Miroir, di una beltà semplice, delicata e con alcune sensazioni jazz nel solo di chitarra, mentre i riff guizzanti e gioiosi in apertura dell'ultimo pezzo Heal The Wound ci portano -nel migliore dei modi- verso la fine di questo notevole lavoro. In conclusione, Noir è un album che afferma la peculiarità dei Novelists e conferma il loro valore in una scena che parte dal progressive metal e metal-core, ma arriva fino all'ambient, al post rock, all'alternative e al pop. Con le atmosfere dei Novelists si sogna per davvero, ma grazie alle parti più estreme anche il risveglio è estremamente piacevole: a band e lavori così è inevitabile fare "chapeau".
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4
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un incipit melodico dolcissimo, mai melenso e che riscalda il cuore . 85 se lo merita eccome.
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3
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the light, the fire un gioiello |
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2
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ciao Sentenza , felice come sempre dei tuoi feedback positivi |
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1
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nel precedente erano stati accusati in modo piuttosto frettoloso come scontati e poco distinguibili dall'offerta generale, ma era falso e questo album anche più del precedente, dimostra di avere a che fare con un gruppo che ha comunque delle cartucce che altri non hanno. gelsomino poi, fa il resto, un gran vocalist. se dopo "souvenirs" non si poteva immaginare cosa potessero inventarsi ancora, con "noir" sorprendono tutti. certo è vero che alcuni avranno storto il naso per le varie sperimentazioni, ma il risultato è un ottimo album: 85 è un voto più che meritato. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. L’appel du Vide 2. Monochrome 3. Under Different Welkins 4. Les Nuits Noires 5. Grey Souls 6. A Bitter End 7. Stranger Self 8. The Light, The Fire 9. Joie de Vivre 10. Lead The Light 11. À Travers le Miroir 12. Heal The Wound
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Line Up
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Matt Gelsomino (Voce) Charly T. Kelevra (Chitarra) Florestan Durant (Chitarra) Nicolas Delestrade (Basso) Amael Durant (Batteria)
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