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29/03/24
500 HORSE POWER + GAIN OVER
BORN TO BE WILD MC PADOVA, VIA GUIDO NATTA 14 - RUBANO (PD)
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Threshold - The Legends of the Shires
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05/10/2017
( 5571 letture )
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Dopo tre anni dall’ultima uscita For The Journey, tornano i Threshold, gruppo alfiere di una scuola di progressive metal legata a doppio filo con il power , dove trova più spazio la melodia rispetto alla tecnica. Tornano dopo essersi lasciati alle spalle le vicissitudini interne che hanno portato a una nuova separazione da Damian Wilson, vocalist originario del debutto Wounded Land e dal secondo chitarrista Pete Morten. A rimpiazzare il primo dietro al microfono, troviamo però una vecchia conoscenza: Glynn Morgan, che gli appassionati della band ricorderanno per la sua presenza nel secondo lavoro del gruppo Psychedelicatessen. Questa volta i Threshold propongono un doppio concept album, il primo dai tempi di Clone. Cosa aspettarsi quindi da questo The Legends Of The Shires? Andiamo a scoprirlo...
La breve intro The Shire Part 1 ci dà modo di saggiare subito la voce di Glynn Morgan, che interpreta un pezzo cadenzato e struggente ma al tempo stesso trascinante, guidato dalle chitarre classiche. L'inizio sembra promettente. A ruota segue il singolo Small Dark Lines, la cui forza risiede nell’intreccio tra il riff portante e il poderoso -ma al tempo stesso melodico- ritornello. I Threshold dimostrano di essere ancora in gran forma, nonostante i quasi venticinque anni di carriera alle spalle, e siglano uno degli highlight del disco. Le tastiere di Richard West, autore anche delle liriche, introducono la prima suite dell’album: The Man Who Saw Through Time. Il suono liquido della chitarra di Groom si alterna a sonorità più moderne, in alcuni frangenti al confine con il metal sinfonico, e Glynn Morgan si fa interprete dei viaggi temporali del protagonista della storia narrata. I frequenti passaggi strumentali sono forse il miglior esempio della passione dei Threshold per la melodia, marcatamente vicina al neo-prog. Questo però non significa che i cinque inglesi abbiano rinnegato le proprie origini. La seguente Trust The Process, infatti, è un brano più canonico (dal ritornello incredibilmente orecchiabile, a tratti leggermente stucchevole), che onestamente sembra scritto per la voce del compianto Andrew Mc Dermott, e non avrebbe sfigurato su un album come Dead Reckoning. Un sinistro suono di basso apre Stars And Satellites brano che, nonostante l’apparente cupezza delle strofe, trova delle ottime aperture melodiche nel bridge, trasformandosi in una semi-ballad con tanto di chitarra acustica in sottofondo. Sebbene gli ultimi due minuti possano apparire leggermente forzati (sette minuti e 20 secondi per un brano di questo tipo non sono pochissimi), l’episodio può dirsi riuscito. Giungiamo così alla fine del primo disco, e con On The Edge si cambia leggermente registro. Nonostante la durezza delle strofe, durante il ritornello il gruppo sembra addirittura scomodare l'AOR dei Ten, grazie alla voce di Glynn Morgan che, nei momenti più riflessivi, può essere paragonata a quella di Gary Hughes.
The Shire Part 2, che apre il secondo disco, riprende in tutto e per tutto la melodia della prima omonima parte, rivelandosi nient’altro che la versione estesa di quest’ultima. I commenti precedenti rimangono sempre validi, ma è doveroso notare che questa versione raggiunge una completezza che mancava alla prima parte, grazie all’ottimo lavoro del resto del gruppo, in particolare di Karl Groom che sciorina una serie di pregevoli assoli. Snowblind scorre senza particolari intoppi, strizzando l'occhio alle sonorità di March Of Progress e configurandosi come il classico brano che ci si aspetta dai Threshold. Diverso il discorso per Subliminal Freeways, mid-tempo più arioso e riflessivo che dà al cantante la possibilità di esprimersi al meglio, supportato da un sound decisamente fresco e mai banale. Le successive State of Independence, delicata ballad dal testo cupo e riflessivo incentrato sul tema della separazione, e Superior Machine, movimentato up-tempo sorretto da un ritornello decisamente catchy, non scontenteranno di certo gli ascoltatori, ma da un gruppo del calibro dei Threshold ci si aspetta qualcosa in più. E quel qualcosa in più arriva con la epica Lost In Translation, brano scelto come primo singolo di Legends of The Shires. L’anima prog del gruppo trova la massima espressione in un pezzo articolato che -a dispetto della lunghezza- mantiene alta l’attenzione per tutta la sua durata. Nei momenti salienti il suono è stratificato ma mai saturo, rendendo sempre riconoscibili tutti i singoli strumenti. La conclusione dell’album è affidata alla lieve Swallowed, power ballad un po’ anonima e lontana da brani del calibro di Clear.
Dopo essere giunti alla fine di un’opera articolata come l’album in questione, appare giusto concludere con qualche riflessione. A quanto sembra, il songwriting non ha risentito dei recenti cambi di lineup, trovando di nuovo in Glynn Morgan un ottimo interprete dei brani scritti da Groom e West. Il doppio album, dal canto suo, avrebbe potuto disorientare, e invece riesce a mantenere una discreta solidità per tutti gli 83 minuti, peccando solo per alcuni arrangiamenti un po’ prolissi. Morale della storia: un album godibile in tutto e per tutto, che riesce a coniugare la profondità dei testi con una tecnica strumentale mai forzata e sempre al servizio della melodia e della canzone. Un altro centro nell'ampia discografia dei Threshold!
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13
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Ogni tanto un mio omonimo commenta qualche album...qui è al commento n. 6 😆. Sciocchezze a parte è un bellissimo album, che ho apprezzato dal primo ascolto, anche se avrei preferito che durasse un po' meno; comunque ci sta. Bella anche la copertina, che mi rimanda a 'Tales from the Thousand Lakes' degli Amorphis (anche se non c'entra quasi nulla). Voto: 90 |
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12
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Disco di ottima fattura come sempre, piu’ leggero del solito con alcuni ritornelli forse eccessivamente melodici (commerciali ?) |
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11
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Lavoro positivo complessivamente, ma che alla lunga risente della prolissità in alcuni brani. Le due suite sono abbastanza ben strutturate, ma le avrei indirizzate più verso lidi emozionali e qui al contrario le trovo un tantino prive di carattere e fini a se stesse. Small Dark Lines e Stars And Satellites a mio avviso sono i due capolavori del full lenght. Abbasserei un pochino il voto del recensore. Per me è un 75 |
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10
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Ascoltato un paio di volte durante il week-end, non è affatto male e penso proprio che lo acquisterò a breve. Voto: 79 |
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9
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Mi e' dispiaciuto per il cambio di cantante, trovavo anche io superlativo Wilson (soprattutto in March of Progress). Album comunque ottimo. 85 |
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8
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Altro ottimo disco di un gruppo che difficilmente sbaglia |
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7
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molto bello e la voce di morgan perfetta, voto 85 |
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6
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Ad un primo ascolto non è cne mi abbia detto chissà cosa...vediamo se cresce con gli ascolti. |
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5
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Non vedo l ora di ascoltarlo |
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4
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bel disco in puro stile threshold con una punta di aor in più dei precedenti,anch'io certi brani li avrei ridotti in durata,comunque c'era da aspettarselo,non hanno mai deluso e il lor stile ormai è unico,peccato che dopo 20 anni di carriera almeno in italia in pochi se li filano |
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3
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Gran bel disco: alcune ottime songs, magari due o tre che potevano essere tolte per snellire il disco, ma sono d`accordo col voto. Personalmemte come cantante preferisco Wilson, ma anche Morgan fa un`ottimo lavoro! |
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2
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Per ora l'ho ascoltato una volta sola ma mi ha impressionato. |
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1
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nel mio stereo oramai da due settimane....che dire per me è semplicemente un capolavoro! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Shire (part 1) 2.Small Dark Lines 3. The Man Who Saw Through Time 4. Trust The Process 5. Stars And Satellites 6. On The Edge 7. The Shire (part 2) 8. Snowblind 9. Subliminal Freeways 10. State Of Independence 11. Superior Machine 12. The Shire (part 3) 13. Lost In Translation 14. Swallowed
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Line Up
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Glynn Morgan (Voce) Karl Groom (Chitarra) Richard West (Tastiera) Steve Anderson (Basso) Johanne James (Batteria)
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