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The Quartet of Woah! - The Quartet of Woah!
24/10/2017
( 723 letture )
I The Quartet of Woah! sono una band portoghese, formatasi nel 2010 a Lisbona. Il ha attraversato una lunga fase di rodaggio, lunga ben sette anni, per arrivare a pubblicare solo quest’anno l’omonimo album di debutto, successivamente doppiato dal secondo album, Ultrabomb.

Lo stile dei nostri è riconducibile e fortemente debitore del rock rétro anni 70, con venature progressive e una propensione per brani molto lunghi ed articolati, tanto è vero che le quattro tracce contenute in questo platter non scendono mai sotto i dieci minuti di durata. Tuttavia a questa influenza principale, i nostri aggiungono una sfumatura molto importante, giusto per variegare il tutto e rendere l’ascolto più interessante. Sin dall’opener As in Life, il quartetto rielabora le lezioni degli Opeth, aggiungendo alla musica proposta atmosfere cupe e rarefatte, a tratti intimistiche, ma sempre tese e nervose. Il break centrale della già citata opener è l’esempio perfetto, con un basso pulsante e teso, note di pianoforte sconnesse e a tratti dissonanti e una voce più mormorata che cantata. Escluso questo episodio, il resto della canzone vede protagoniste le linee vocali, stratificate con tutti i quattro componenti della band a cantare e soprattutto un riff portante basato su accordi maestosi di chitarra e di organo. Il platter prosegue con i rintocchi di un basso riverberato, dall’andamento depresso, prima che faccia l’ingresso il resto della band, dove un riff di chitarra dal retrogusto sabbathiano catalizza l’attenzione dell’ascoltatore. Siamo difronte ad un andamento quasi blues, enfatico e malinconico, con linee vocali sempre curate e opprimenti, che ricordano a tratti, anche grazie alle stratificazioni delle tastiere, la malinconia e la maestosità pinkfloydiana. Con la terza traccia, A Flock of Leaves, i The Quartet of Woah! consegnano una piccola perla. Un brano suonato con perizia e mestiere, con un occhio che ovviamente ammicca costantemente al passato, pur senza suonare eccessivamente datato grazie al latitante spettro sonoro degli ultimi Opeth. Certo, se Akerfeldt scrivesse una suite del genere oggi, parleremo probabilmente di capolavoro, ma visto che la band è esordiente, è più probabile che l’intero lavoro passi inosservato. Comunque, anche dopo ripetuti ascolti, i diciassette minuti di questa suite scorrono senza intoppi, suscitando ogni volta impressioni più che positive. Chiude il platter Days of Wrath, un brano dall’andamento energico e tutto sommato allegro, con un piglio più solare e catchy rispetto all’oscurità che fino a pochi minuti prima aveva fatto da padrone, pur non lesinando passaggi più ricercati e ragionati nella parte centrale e chiudendo il tutto con una lunga coda strumentale fortemente ispirata dai Deep Purple di Child in Time.

Ricapitolando: la tecnica c’è, l’inventiva pure, il mestiere e la conoscenza della materia proposta dai The Quartet of Woah! è palese, così come lo sono le band che hanno influenzato la musica dei portoghesi. Questo disco non aggiunge niente di nuovo sul mercato e va visto per lo più come un onesto tributo ad un certo modo d’intendere il rock, né più né meno. Non aspettatevi quindi chissà quale tipo d’innovazioni, semmai giusto qualche variazione sul tema in ambito hard/prog rock anni settanta. Tuttavia nell’insieme il gruppo funziona, il materiale proposto, sebbene lungo ed elaborato non stanca ed in più è suonato egregiamente e con passione.
In altre parole, siamo davanti ad un buon debutto, adatto ai fan più nostalgici e amanti delle sonorità rétro.



VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
78 su 1 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2017
Raging Planet Records
Prog Rock
Tracklist
1. As in Life
2. Forth By Light
3. A Flock of Leaves
4. Days of Wrath
Line Up
GonçaloKotowicz (Voce, Chitarre)
Rui Guerra (Voce, Tastiere)
André Gonçalves (Voce, Basso)
Miguel Costa (Voce, Batteria)
 
RECENSIONI
 
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