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Seventh Genocide - Toward Akina
05/11/2017
( 1785 letture )
Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.

Non aveva di certo torto Eco -prendendo parzialmente a prestito una locuzione celeberrima di Bernardo di Cluny- ad identificare nel nome ciò che stringiamo in mano, in maniera vana, una volta che ci sia sfuggito di mano l’oggetto cui si riferiva, incapaci di tastarne in senso proprio la consistenza ontologica.

Alla stessa maniera, definire un album post black equivale a fare un’affermazione generica ed inadeguata, che nulla ci dice circa l’opera presa in considerazione. Sebbene apporre ordinatamente etichette sulle produzioni -quasi fossero sterili prodotti alimentari- sia sempre tendenzialmente fuorviante e difficilmente fornisca all’ascoltatore un indizio su quanto ci si ritroverà nelle cuffie, ciò è vero in particolar modo per i romani Seventh Genocide. Potremmo infatti essere tentati dal rubricare Toward Akina quale ennesimo tentativo di farsi spazio in una scena ormai resa satura dai vari epigoni di Alcest e Deafheaven, eppure nulla sarebbe più errato. Quanto la formazione difatti elegantemente offre, attraverso il filtro diafano di un esoterico nonché filosofico avventurarsi oltre le soglie della vita terrena, è ben altro. L’impressione in virtù della quale vi sia nel lavoro della formazione molto più di quanto la brochure digitale con la quale ci viene presentato il materiale lascerebbe intendere, può esser facilmente rassegnata lasciando fluire attraverso qualsiasi supporto elettronico si stia utilizzando, rubricare Toward Akina. Ad accompagnarci in prima istanza nell’antro lisergico dei nostri è Astral Bliss, dischiudentesi con un tremolo di matrice black crepuscolare ed intenso, immediatamente accompagnato da uno screaming spettrale e ricco di riverbero. Proprio nel momento in cui un subitaneo mutamento della ritmica, successivo ad una torsione maggiormente melodica, aveva lasciato sospettare l’esistenza di un pattern ripetitivo, il brano spiazza con un allentamento acustico psichedelico a tinte progressive. Quest’ultimo, tuttavia, lungi dall’essere un orpello ornamentale o un inserto rigidamente compartimentato a sé stante, permea di sé gran parte del brano sino ad indirizzarne la conclusione, riprendente il riff iniziale in una struttura circolare. La successiva Life is Poison prende invece le mosse da una suggestiva ouverture acustica, per poi scivolare in un riffing incalzante. Anch’essa tuttavia si inabissa nelle spire suadenti di suggestioni settantiane che ne scompaginano da cima a fondo la trama, così come avviene anche in Love is Poison, caratterizzata da incursioni più cospicue di solo chitarristici dal grande impatto. Transparent , cristallina e ialina come il titolo stesso suggerisce sgorga da intrecci cordofoni lussureggianti e vocals quasi salmodianti, quasi a costituire la cornice perfetta per quella che è la composizione più complessa ed estesa del platter, Immense as the Universe. Quest’ultima prende le mosse da un arpeggio, pervaso da uno spoken word riportante una celebre disamina di Hawking circa la necessità, da parte dell’umanità, di volgersi alla fondazione di colonie esterne alla terra quale unica soluzione per sopperire alla fame di risorse innescata da una popolazione in crescita esponenziale. L’immensità dell’universo risuona in un’atmosfera rarefatta e poetica, sospesa tra cori sublimi, clean vocals intense ed un riffing potente ed ispirato. A calare una densa cortina sulla produzione è invece Last Fall Before The Impact, ondeggiante tra partiture folkeggianti, un tessuto ritmico ora lieve ora martellante e solo lancinanti.

Com’è possibile desumere dall’analisi proposta sia in virtù delle caratteristiche intrinseche del lavoro sia per via di un minutaggio non esile -parliamo infatti di quasi 60 minuti- Toward Akina non si presta ad ascolti distratti, superficiali o frettolosi. Il full-length costituisce piuttosto un vero e proprio viaggio spirituale, un’esperienza totale, necessitante di numerose rivisitazioni prima di esser colta appieno in ogni sua piega ed apprezzata, persino laddove sembrerebbe apparentemente soltanto vacua e prolissa. E per quanto tali caratteristiche possano destare il vivo interesse di molti, scoraggeranno senza dubbio gli ascoltatori alla ricerca di sonorità maggiormente viscerali ed immediate. Chiunque sia in grado di superare gli ostacoli posti dalla natura della produzione, gioirà nell’aver scoperto una band estremamente brillante, capace di un songwriting tanto ricco quanto equilibrato. Quest’ultimo, al netto di diverse asperità nella gestione di alcune transizioni, permette ad i Seventh Genocide di confezionare un platter molto più che promettente.



VOTO RECENSORE
76
VOTO LETTORI
79.66 su 3 voti [ VOTA]
Tatore
Mercoledì 8 Novembre 2017, 11.52.56
1
Bel dischetto...anche se in alcuni frangenti mi ha ricordato Yugen degli Ashbringer....sono davvero bravi questi romani...il voto della recensione ci sta tutto...daje!
INFORMAZIONI
2017
Third I Rex
Black
Tracklist
1. Astral Bliss
2. Life Is Poison
3. Love Is Poison
4. Transparent
5. Immense as the Universe
6. Immense as the Ocean
7. Last Fall Before the Impact
Line Up
Rodolfo Ciuffo (Voce, Basso, Chitarra)
Stefano Allegretti (Chitarra)
Jacopo Gianmaria Pepe (Chitarra)
Valerio Primo (Batteria)

Musicisti Ospiti
Tenebra (Voce)
Fumika Souzawa (Voce)
 
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