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Forged in Black - Sinner Sanctorum
11/11/2017
( 934 letture )
Formatisi nel 2007 nella città di Southend-on-Sea, nell’Essex, con il moniker Merciless Fail, nel 2013 i cinque inglesi hanno cambiato nome in Forged in Black e sono oggi tornati alla ribalta dopo una pausa di circa quattro anni dall’omonimo disco di esordio, ma solo ad un anno dal precedente EP Fear Reflecting Fear. Anche questa volta ad essere pubblicato è un EP, composto da quatto lunghe tracce prodotte da Chris Tsangarides, conosciuto nell’ambiente per collaborazioni con band metal del calibro di Judas Priest, Overkill, Helloween, Anvil, Angra, ma anche per collaborazioni esterne al mondo heavy come quella, per esempio, con i Depeche Mode. Con una copertina a tinte violacee prodotta dall’abile Luciferium War Graphics, Sinner Sanctorum si presenta con quattro pezzi difficilmente inquadrabili e catalogabili in prima battuta; certo, il perimetro di riferimento è ovviamente l’heavy metal con una certa predilezione per sonorità old-school, ma la particolarità che emerge maggiormente dai Forged in Black è sicuramente quella di saper mischiare con una certa abilità diverse influenze musicali che spaziano dal doom al thrash passando, ovviamente, per la N.W.O.B.H.M. Questo mix fa sì che durante l’ascolto di Sinner Sanctorum emergano delle vibrazioni che richiamano il maligno doom degli svedesi Candlemass, le melodie degli Angel Witch e l’appuntito metallo dei Judas Priest.

Fin dal pezzo di apertura dal titolo There's Always Time, la band inglese mostra subito le proprie peculiarità con un pezzo cadenzato e ipnotico, a tratti introspettivo e dissonante come nella parte in cantato sporco, prima di tornare sulle coordinate iniziali decisamente più classicheggianti. Stesse oscure emozioni per la successiva Pay the Price che accelera il moto del disco per dar sfogo a influenze più thrash, come facilmente percepibile dal refrain portante, dai repentini cambi di tempo e dal cantato più diretto e urlato di Chris Stoz Storozynski. Il brano che dà il titolo all’EP nasce invece su coordinate più legate ad un heavy classico ricco di acuti, cori e bridge che si intrecciano con sfumature ritmiche lontane dall’essere banali o scontate e che valorizzano il lavoro alla batteria di Kev Rochester e gli assoli della coppia Songhurst/Bone. Cristallini arpeggi di chitarra introducono invece l’ultimo brano contenuto in Sinner Sanctorum, l’ottimo Crimson Echoes, un pezzo lungo e complesso che sintetizza ottimamente le diverse sfumature e gradienti che la band inglese è in grado di sviluppare con la propria musica. Nell’arco degli oltre nove minuti del brano prende vita un’oppressiva, oscura e profonda musica marcatamente doom e di grande atmosfera, capace di catturare e proiettare l’ascoltatore in una dimensione ignota e misteriosa, grazie a soluzioni melodiche dissonanti su un cantato evocativo.

Sinner Sanctorum, nonostante conti soli quattro brani, necessita di un ascolto approfondito e ponderato per poterne apprezzare tutte le diverse sfumature. Scordatevi pezzi tirati ed immediati e preparatevi mentalmente ad una musica non di facile assimilazione, né tantomeno istantanea, ma introspettiva e profonda, ad un EP per certi versi “faticoso” ai primi ascolti, ma che, dopo diversi passaggi, colpisce nel segno e regala emozioni.



VOTO RECENSORE
73
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2017
Autoprodotto
Heavy
Tracklist
1. There's Always Time
2. Pay the Price
3. Sinner Sanctorum
4. Crimson Echoes
Line Up
Chris Stoz Storozynski (Voce)
Andy Songhurst (Chitarra)
Chris Bone (Chitarra)
Kieron Rochester (Basso, Cori)
Kev Rochester (Batteria)
 
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