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Cities of Mars - Temporal Rifts
21/11/2017
( 918 letture )
Parallelamente al contesto statunitense e britannico, in Svezia si sta progressivamente consolidando una scena piuttosto interessante sul versante stoner doom. Dall'affermazione dei Monolord, prima con Vænir sino al più recente Rust, fino alla sempre più popolata galleria di altre entità da tenere d'occhio (pensiamo ad esempio a nomi come Vokonis, Saturnalia Temple, Goatess, Suma, Asteroid, The Order of Israfel), l'attenzione si sta infatti spostando su un'area geografica che di fatto è ancora in grado di riservare più di una sorpresa nell'offrire linfa vitale ai vari comparti che costituiscono l'universo metal. Ad arricchire questo mosaico spuntano i Cities of Mars, terzetto che dopo la pubblicazione dell'EP Celestial Mistress si sono guadagnati il supporto dell'Argonauta Records per affacciarsi alla prova del debutto. Temporal Rifts è il titolo della prima fatica dei Nostri e trattasi di un concept album dalle tinte “futuristico/vintage” con le quali sommariamente definiamo tutta quella produzione letteraria (a cominciare dal pluridecorato Isaac Asimov), musicale, cinematografica che è culminata in capolavori come 2001: Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick ed ha caratterizzato l'ultimo cinquantennio del secolo scorso, continuando di fatto a nutrire tuttora l'immaginario di una consistente nicchia di appassionati del genere.

Centrato un argomento interessante da trattare, ora la sfida, tutt'altro che semplice da affrontare così come per altre miriadi di band esordienti dedite a queste sonorità, consiste nel cercare di offrire una proposta che contenga al suo interno queste due prerogative: qualità e personalità. I Nostri in questo caso giocano abilmente i propri assi incastonando la pesantezza dei seminali Sleep, le atmosfere meste dei Pallbearer, la vena progheggiante dei Mastodon e tessendo abilmente cinque solide tarsìe all'interno delle quali queste influenze convergono in maniera armonica, altalenandosi senza ledere fruibilità e godibilità. Se intorno a questo nucleo compositivo avvolgiamo le competenze tecniche di Esben Willems dei Monolord, in questo caso nei panni di tecnico del suono nei suoi Berserk Audio studio, si può senza dubbio affermare che i Cities of Mars si siano studiati a dovere ogni dettaglio per il loro debutto.

L'esordio strumentale di Doors of Dark Matter, Pt. 1: Barriers si erge in tutta la sua graniticità infondendo alcune reminiscenze dei Conan mentre il refrain si sposta abilmente verso uno spazio desolante in cui si intreccia la disperazione delle due linee melodiche scandite dalle ugole di Palm e Norén. Envoy the Murder eleva su un gradino superiore le buone impressioni rilevate nella traccia precedente, presentandosi con un riffing carico di potenza ed armonia al quale si alterna una strofa carica di tensione a marcare buona parte del brano. La seconda sezione verte invece a favore di un'impronta tipicamente Mastodoniana, approccio che tra l'altro verrà sfruttato anche negli episodi successivi quando il terzetto svedese si incammina su sentieri squisitamente strumentali. Gula, a Bitter Embrace presenta un andamento più pachidermico ma soprattutto mesto, sia nell'apertura ma soprattutto quando giunge il segmento che precede il finale, visto che gli svedesi sfruttano nuovamente le intersezioni vocali dei due frontman. Queste componenti, come peraltro ormai dovremo aspettarci vista l’analisi dell'approccio compositivo dei primi due pezzi, vengono costantemente diluite alternando momenti più ruvidi ed altri “progheggianti”, sottolineando con questo termine l'abilità dei Nostri di sfruttare suggestive trame melodiche ed arpeggi ariosi. Children of the Red Sea e Caverns Alive! scandiscono le ultime tappe di questo viaggio nell'ignoto, andando a sommare al caratteristico approccio compositivo una componente psichedelica che finisce per incidere significativamente sul minutaggio e definisce strutture più contorte ed ambiziose in grado di innalzare ancora di un altro livello la performance offertaci.

Pur non sovvertendo l'ordine costituito, i Cities of Mars riescono dunque a muoversi con intelligenza e disinvoltura tra le numerose trappole del “già sentito” regalandoci un lavoro gradevole, compatto e concreto al cui interno si manifestano abilità compositive di tutto rispetto. Passato con buona disinvoltura questo giro di boa, a Temporal Rifts mancano solamente quel tocco in più di verve e genio compositivo che avrebbero consentito di varcare già al primo tentativo la soglia della memorabilità, senza contare che, considerata l'apprezzabile caratura racchiusa nel lotto dei pezzi, non avrebbe di certo guastato un'ipotetica traccia aggiuntiva a riempire i poco più di 35 minuti di musica offerta. L’esplorazione dell'ignoto è comunque solo al suo inizio… e le premesse per un viaggio più che stimolante ci sono tutte.



VOTO RECENSORE
78
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2017
Argonauta Records
Doom
Tracklist
1. Doors of Dark Matter, Pt. 1: Barriers
2. Envoy of Murder
3. Gula, a Bitter Embrace
4. Children of the Red Sea
5. Caverns Alive!
Line Up
Christoffer Norén (Voce, Chitarra)
Danne Palm (Voce, Basso)
Johan Küchler (Voce, Batteria)
 
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