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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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27/11/2017
( 1579 letture )
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A distanza di ben quattro anni dal mastodontico Animale(s) , i Celeste fanno il proprio ritorno sulla scena estrema, ormai forti tanto di una solida fanbase quanto di una notorietà difficilmente immaginabile ai tempi degli esordi. Ciò si accompagna alla riproposizione di una fortunata formula ormai codificata e consolidata che fa convergere gli stilemi del post metal, dell’hardcore e dello sludge, aggiungendo ad essi delle vibe black in maniera del tutto inconfondibile e fuori dagli schemi. Il groviglio volumetrico di corpi rappresentato nell’artwork -opera della talentuosa Marta Bevacqua- suggerisce come, anche a livello tematico, le premesse non si discostino molto dai lavori precedenti: vediamo difatti ancora una volta messo a tema il paradosso dell’animalità da cui sorge, senza potersene appieno emancipare, l’umanità, cifra massimamente evidente nella dimensione sessuale. Volendo sintetizzare in pochi termini la proposta dei Celeste , potremmo decisamente definirla violenta e carnale, a partire dal riffing compatto e caustico -accostabile per certi versi, quanto ad attitudine all’esempio dei Breach- sino alla sezione ritmica quasi sempre estremamente serrata e caotica nonché alle linee vocali che sembrerebbero sempre sul punto di far sanguinare i timpani all’ascoltatore.
A differenza del platter precedente, i brani non sono imbrigliati in un concept. Ciò tuttavia non si tramuta in un susseguirsi di episodi puntuali ed irrelati: a permanere è comunque una certa organicità che rende i singoli brani godibili appieno nel continuum della tracklist, quasi si trattasse di un’oscura sinfonia. Si passa così dalle movenze di Chette chute brutale -esemplificante il tipico brano targato Celeste - innervata da dissonanze di scuola Deathspell Omega, sino al caos calcolato di Comme des amants en reflet dove colpi di rullante e frammenti di blast scandiscono un riffing tanto ammaliante quanto inquietante. Tes amours noirs illusoires danza sul crinale di armonie struggenti, perfettamente congeniali al tono straziato di Johan, mentre Sombres sont tes déboires è dominata dall’impronta pesante delle sei corde di Sébastien e Guillaume, qui delineanti slow tempo onirici e sepolcrali. Il platter non ci risparmia tuttavia neppure episodi particolarmente frenetici, dominati da metriche estremamente veloci e dinamiche, sostenute da una sezione ritmica martellante e caustica, così come avviene in À la gloire du néant e in De l'ivresse au dégoût. L’afflato più post metal dei nostri si fa invece pervasivo in composizioni quali la strumentale (I), popolantesi di armonie estremamente dilatate e potenti, sullo sfondo dell’intreccio intessuto dalle pelli onnipervasive. Un simile escamotage, domina anche la sezione strumentale di Entre deux vagues. Sebbene una discreta consuetudine con Infidèle(s) permetta di cogliere le numerose sfumature e pieghe che animano la struttura delle tracce, queste ultime risultano qualitativamente omogenee senza clamorosi highlight che facciano emergere qualche brano in particolare. Un orecchio poco allenato alla proposta della formazione o semplicemente maggiormente distratto potrebbe persino farsi venir il dubbio che tra le composizioni non vi sia distinzione di sorta. Si può dunque rimproverare ai Celeste una certa statistica ed un’adesione ad una matrice ormai riproposta senza evoluzioni di sorta. Nonostante i demiurghi transalpini non abbiano intaccato, se non minimamente, le coordinate del proprio sforzo creativo, Infidèle(s) riesce nell’intento di colpire dritto all’addome l’ascoltatore, relegandolo in un incubo fangoso e plumbeo dall’inizio alla fine e per il quale lo stesso non può che provare una sindrome di Stoccolma, premendo continuamente il tasto play. I fan della formazione potranno dunque effettuare a cuor leggero ed a scatola chiusa il full-length, certi di venir ricompensati e tuttavia la pregevolezza e la cura con la quale è realizzato il lavoro lo rendono comunque un ascolto estremamente interessante tanto per i neofiti quanto per chi, pur essendo incuriosito dai Celeste, non ha mai avuto modo di affrontare per intero una delle loro creazioni.
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3
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Lavoro interessante. Ancora ascoltato poco ma ci siamo. E' un gruppo che conosco da parecchio ormai, ma non ho mai avuto costanza nel seguirli. La loro miscela e' di quelle imbastardite che mi piace, in alcuni passaggi mi ricordano i Tombs di New York. |
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2
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Che bello.non il disco la copertina! |
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1
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La cover sembra un cervello pieno di fiche |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Cette chute brutale 2. Comme des amants en reflet 3. Tes amours noirs illusoires 4. Sombres sont tes déboires 5. À la gloire du néant 6. Sotte, sans devenir 7. (I) 8. Entre deux vagues 9. De l'ivresse au dégoût 10. Sans coeur et sans corps
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Line Up
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Johan (Voce, Basso) Sébastien (Chitarra) Guillaume (Chitarra) Royer (Batteria)
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