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Urarv - Aurum
03/12/2017
( 1364 letture )
Cos’hanno in comune Thorns, Dødheimsgard, Old Man's Child e Zyklon-B? E soprattutto, perché rubricarli in apertura della recensione degli esordienti Urarv? Il motivo è presto svelato: le formazioni condividono -perlomeno per un certo segmento della loro storia- la medesima ugola nella persona di Aldrahn, al secolo Bjørn Dencker Gjerde. Aurum è dunque in tutto e per tutto -dopo la breve parentesi The Deathtrip e il magnifico A Umbra Omega- la grezza materia su cui si imprime nuovamente la vibrante ispirazione di quello che può esser considerato come uno dei deus ex machina più noti del black di natura avanguardista.

Procediamo dunque all’analisi di questa produzione, offrentesi all’ascoltatore con un artwork che sembra quasi ricordare uno scrigno ligneo istoriato d’oro. Ed è proprio la opener Forvitringstid che ci offre una summa degli elementi costitutivi l’alchimia della produzione. A catapultarci nella stessa è un’introduzione acustica arpeggiata, di matrice quasi folkeggiante, sottolineata da linee di basso morbide ed avvolgenti. Segue un riffing old school che non avrebbe sfigurato in un disco dei Darkthrone e tuttavia l’impressione di trovarsi dinanzi ad un lavoro derivativo viene presto fugata dal funambolico intreccio vocale intessuto da Aldrahn, ora dedito ad uno screaming feroce, ora a cori e vocalizzi evocativi, assecondati da variazioni di tempi e rallentamenti della componente ritmica. Possiamo dunque a questo punto già evidenziare uno dei cardini compositivi del platter: a dominare la scena e dettare di volta in volta le torsioni strumentali dei brani sono proprio le linee vocali, quasi fossero un indomito strumento a sé stante. Ciò è indubbiamente palese anche prendendo in esame la convoluta The Retortion dove un blast beat incalzante cede il passo ad un allentamento atmosferico scandito dalle invocazioni salmodianti di Aldrahn. A colpire piacevolmente è inoltre l’onnipresenza delle linee di basso che non si limitano ad essere un puro addendum ritmico bensì emergono prepotentemente con progressioni piacevolmente sinuose. Le sorprese riservateci da Aurum tuttavia non si esauriscono qui: la potente Guru difatti esplode con un riffing trascinante di matrice thrash sospeso prima da un enigmatico incrocio di voci e poi da una furiosa progressione blackeggiante, sempre scandita dalle incursioni canore di Aldrahn. Queste ultime increspano anche l’andamento della monumentale Valens Tempel, oscillante tra mid tempo e intermezzi governati da progressioni arpeggianti, fornendo alla stessa un carattere quasi tribale. E se Fancy Daggers, con il suo aplomb quasi punk, non manca di disorientare l’ascoltatore, la lunga Red Circle riporta il full-length su binari più tradizionali, per dir così, con il suo assalto frontale di blast beat e tremolo, alternantisi a sezioni meno serrate sul quale viene imbastito un intreccio affascinante tra diverse linee vocali, tutte ad opera di Aldrahn. La traccia sfuma in una melodia soffusa ed appena percettibile affidata agli archi, udibile appieno soltanto quando gli altri strumenti arrestano la loro corsa. Tutto ciò è affidato ad una produzione volutamente raw e mediosa che non mancherà certo di affascinare chiunque ami suoni veraci dall’afflato quasi analogico.

Cosa dire in ultima analisi di un lavoro tanto peculiare? Anzitutto si tratta di un’opera complessa, stratificata, spesse volte incomprensibile se non vagliata da numerosi ascolti. Pur dedicando ad essa il tempo congruo, l’incredibile disomogeneità che anima le tracce fa sì che qualcosa del suo intimo mistero sfugga sempre, inesorabilmente. Aurum non è dunque un platter che si lascia approcciare facilmente e può essere apprezzato appieno soltanto con cospicue dosi di pazienza. Resta in ogni caso senza dubbio un lavoro interessante che tutti i fan di Aldrahn dovrebbero far proprio e che non mancherà di affascinare anche gli amanti di sonorità old school, di cui -nonostante la particolarità dell’amalgama- questo full-length è pervaso in maniera cospicua.



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
81.6 su 5 voti [ VOTA]
Tatore
Mercoledì 6 Dicembre 2017, 10.14.18
2
Mi permetto di citare: "...si tratta di un’opera complessa, stratificata, spesse volte incomprensibile se non vagliata da numerosi ascolti"... ...ma solo per dire che non sono tanto d'accordo perché ha me è piaciuto al primo colpo. Uno dei dischi black dell'anno per il sottoscritto
Doomale
Domenica 3 Dicembre 2017, 21.55.19
1
Appena letto Zyklon B mi stava venendo un colpo. E vabbè allora ascolterò anche questo a tempo debito. Aldrahn nel suo stile inimitabile e' sempre stato uno dei vocalist che ho preferito in Norvegia
INFORMAZIONI
2017
Svart Records
Black
Tracklist
1. Forvitringstid
2. Ancient DNA
3. The Retortion
4. Broken Wand
5. Guru
6. Valens Tempel
7. Fancy Daggers
8. Red Circle
Line Up
Aldrahn (Voce, Chitarra)
Sturt (Basso)
Trish (Batteria)

Musicisti Ospiti:
Ynleborgaz (Chitarra)
 
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