|
20/04/24
THE OSSUARY
CENTRO STORICO, VIA VITTORIO VENETO - LEVERANO (LE)
|
|
Joe Strummer & The Mescaleros - Rock Art and the X-Ray Style
|
04/12/2017
( 1229 letture )
|
Ascesa, decadenza e rinascita dello Strimpellatore di Londra, ovvero la redenzione di Joe Strummer.
Dopo aver decretato la fine dei Clash con il controverso Cut the Crap del 1985, tragico epitaffio (a lungo rinnegato dalla stessa band) che aveva consegnato una formazione ormai demotivata ed allo sbando dopo il drammatico licenziamento dell'amico/rivale Mick Jones e dello storico batterista Topper Headon, Strummer si era ritirato dalle scene. Nonostante alcune sporadiche apparizioni, collaborando con lo stesso Jones al suo secondo album solista ed esibendosi a fianco dei Pogues nei primi anni '90, Strummer aveva tentato con scarso successo la strada del cinema; tornato precipitosamente sui propri passi riprovava poi a riaffacciarsi sul mercato musicale con un album solista uscito in sordina.
Arrivato ad un punto morto, Strummer si guardò allo specchio e giunse alla decisione che avrebbe cambiato radicalmente la sua drastica situazione di vivacchiare all'ombra del suo illustre passato: fondare una nuova band. Assoldata così una manciata di polistrumentisti, nel 1995 nascono i Mescaleros, la carta del riscatto che avrebbe cambiato le sorti dell'artista decadente. Nel 1999 esce così sugli scaffali Rock, Art and the X-Ray Style. Ritrovata la verve rimasta oscurata da troppo tempo, l'album rompe così il silenzio assordante creatosi in quattordici anni, ripartendo proprio da dove la storia si era conclusa. Rinnovato il piglio sperimentale che aveva contraddistinto l'operato nei Clash, l'ascoltatore viene in tal modo catapultato in un'opera che si presenta come la continuazione del discorso intrapreso con Sandinista e portato avanti in Combat Rock.
Da queste premesse prende vita un album che, pur allineandosi al glorioso passato del suo compositore, ha in sé la volontà di stupire e portare una nuova ventata di aria fresca, attraverso sperimentazioni sempre nuove: testimonianza di ciò è anche la copertina a tema primitivo ad opera del noto artista Damien Hirst. Con l'iniziale Tony Adams si parte nel migliore dei modi, con un andamento reggae accompagnato dalle note di un sax trasognato, che rievoca i tempi passati dei Clash, senza comunque rimanere solo un omaggio nostalgico ai tempi che furono. Sulla stessa scia si continua con Sandpaper Blues, ricca di ritmi etnici, e la dolce X-Ray Style, mostrandoci un cambio di pelle continuo indice della costante sperimentazione. Si alternano infatti momenti più rilassati ed acustici (Nitcomb, The Road to Rock 'n' Roll, Yalla Yalla), ad altri più elettrici (Techno D-Day, memore dei Clash più punk, o Diggin' the New) mostrando come Strummer sappia ancora il fatto suo e si trovi a suo agio in tutte le vesti, da quelle più funky a quelle da rude boy e da rocker.
Chiudendosi con la calma di Willesden to Cricklewood, si conclude il disco della redenzione (ogni riferimento alla celebre cover della canzone di Bob Marley contenuta nel definitivo Streetcore del 2003 è puramente casuale). Un album che, seppur non propriamente un capolavoro, può considerarsi degno erede a tutti gli effetti di ciò che Joe Strummer ha fatto con la band che lo ha consacrato, riportandolo negli ultimi anni della sua tormentata esistenza nelle grazie di Euterpe nell'Olimpo degli immortali.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
|
|
|
|
|
Tracklist
|
1. Tony Adams 2. Sandpaper Blues 3. X-Ray Style 4. Techno D-Day 5. The Road to Rock 'n' Roll 6. Nitcomb 7. Diggin' the New 8. Forbidden City 9. Yalla Yalla 10. Willesden to Cricklewood
|
|
Line Up
|
Joe Strummer (Voce, Chitarra) Gary Dyson (Voce/Coro) Scott Shields (Chitarra, Basso) Dave Stewart (Chitarra Acustica) B.J. Cole (Steel Guitar) Anthony Genn (Sintetizzatore, Pianoforte, Chitarra, Basso) Richard Norris (Tastiera) DJ Pete B. (Scratch) Martin Slattery (Hammond, Sassofono) Pablo Cook (Percussioni, Batteria) Steve Barnard (Batteria) Ged Lynch (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
|
|
|
|
|
|