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Katatonia - Viva Emptiness
09/12/2017
( 4924 letture )
Il titolo della sesta fatica discografica della band svedese è quanto mai programmatico: i Katatonia innalzano un inno al vuoto interiore che nasce quando la disperazione giunge alla sua fase più profonda e irreversibile. Un cantico che essi intonano a partire da una nota emotiva fondante: un algore sterminato, divorante che mai li abbandona né si assopisce ma che anzi essi declinano con perizia, forti di uno stile composito, ricco di influssi diversi che è stato forgiato negli anni e che si mostra anche qui nella sua solida ed al contempo cangiante pienezza dispiegando un’assoluta unicità.

E forse è proprio questa la chiave di lettura più pertinente dei cambiamenti stilistici vissuti dalla band nel suo percorso artistico: la creazione di un linguaggio del tutto originale che passa attraverso la sperimentazione e l’inevitabile, necessaria eliminazione dei fonemi obsoleti per la sensibilità mutata o la loro ricomposizione in altri più attuali.
Una formula che nei brani che compongono Viva Emptiness possiamo descrivere sommariamente come una sapiente alternanza tra parti atmosferiche, rarefatte e passaggi più potenti, feroci e dinamici. Alla sintesi faccio seguire immediatamente l’analisi poiché la sublime perizia compositiva ed esecutiva che permette ai Katatonia di realizzare continue variazioni sul tessuto delle song senza mai lederne l’integrità merita parole più puntuali.
Le parti rabbiose e veloci, enfatizzate peraltro dalla produzione ruvida ed essenziale, sono ovviamente anche quelle più vicine agli stilemi metal: esse sono sostenute da riff di chitarra corposi e pesanti e da ritmi articolati e veloci, anche alla doppia cassa, della batteria. L’andamento è in generale influenzato dal progressive che si percepisce anche nei passaggi atmosferici e rarefatti, che sono anche ricettacoli di sonorità psichedeliche di matrice settantiana e di influenze dark.
Si è parlato di affinità elettive con i Tool, sono stati menzionati gli Opeth e Jeff Buckley, qualcuno ha chiamato in causa anche i The Cure. Di fatto queste risonanze, tutte effettivamente riscontrabili, confluiscono in un linguaggio saldo e originale e non mostrano un aspetto posticcio, artefatto, presentandosi semmai come sfumature particolari e mai invasive in una trama ben integrata ed omogenea.
Il lavoro più imponente è senza dubbio quello delle chitarre, capaci di declinazioni pressoché infinite e destrezze mai sterili, ma la batteria le segue immediatamente dappresso. Soprattutto è la voce di Renkse che anche nei momenti di maggiore furia espressiva non manca di esprimere quell’algore del quale abbiamo parlato fin dalle prime righe di questa recensione e che rappresenta la cifra emotiva caratterizzante l’intero album.
Non amo fare il track by track, ma non posso non menzionare Ghost of the Sun, un capolavoro di glaciale ferocia posto quasi con protervia in apertura, tanto i nostri sono certi di averne ulteriori nel prosieguo. E difatti il nominare un brano piuttosto che un altro è solo una questione di gusti personali: potrei citare Will I Arrive o Burn the Remembrance o ancora One Year from Now oppure la struggente Omerta, ma sono davvero poche le song meno riuscite, quelle in cui il songwriting è poco brillante.

Nel cangiante diadema della discografia dei Katatonia Viva Emptiness è una gemma che rifulge di una luce particolare. La multiformità eclettica e proteiforme non è mai confusiva e neppure cede all’istrionismo; la fluidità non rinuncia alla complessità e grazie ad un’ispirazione ancora potente la perfezione è a portata del tocco delle note e della voce, e se ne allontana di rado.



VOTO RECENSORE
88
VOTO LETTORI
90.4 su 25 voti [ VOTA]
Ponji
Martedì 27 Agosto 2019, 14.34.02
13
Li ho scoperti con questo disco che ritengo tuttora il loro miglior lavoro. Uno degli album migliori del genere in assoluto
Mr.Darcy
Lunedì 11 Dicembre 2017, 7.12.12
12
Album Spettacolare. Uno de miei album preferiti di sempre.
Korgull
Domenica 10 Dicembre 2017, 19.54.58
11
Li seguo da sempre eppure, nonostante i più lo adorino, quest'album mi ha lasciato meno degli altri... Buon disco ma a parer mio sia prima che dopo hanno fatto di meglio. Voto 75
entropy
Domenica 10 Dicembre 2017, 10.52.26
10
Per me con quest album inizia la fase più interessante del loro percorso, che troverà l apice nel disco seguente. Qui per me un 80 ci sta tutto!
DP
Domenica 10 Dicembre 2017, 10.11.24
9
Il loro migliore lavoro in assoluto. Voto 95, si sfiora il capolavoro
Luca
Domenica 10 Dicembre 2017, 0.27.09
8
Che dire, x me morti dopo dance..
duke
Sabato 9 Dicembre 2017, 21.20.24
7
disco eccezionale.....una band che sempre saputo crescere e rinnovarsi senza mai deludere ....grandi...
Pacino
Sabato 9 Dicembre 2017, 20.13.14
6
Il migliore della seconda fase. Voto 90
Joker74
Sabato 9 Dicembre 2017, 17.11.59
5
Questo è un gruppo che forse la critica sta scoprendo solo adesso; questo disco è un piccolo gioiello, il cambio stilistico non ha minimamente scalfito la creatività!
tino
Sabato 9 Dicembre 2017, 13.39.50
4
Non ai livelli del loro capolavoro last far o tonight decision comunque bello ispirato e roccioso. Per me 75
mardonziak
Sabato 9 Dicembre 2017, 13.23.32
3
ottimo 👌 album
enry
Sabato 9 Dicembre 2017, 13.19.14
2
Dopo i primi due è quello che ascolto più volentieri, gran disco, il migliore post-svolta stilistica...80
InvictuSteele
Sabato 9 Dicembre 2017, 13.14.36
1
Il migliore della band, un capolavoro
INFORMAZIONI
2003
Peaceville Records
Gothic
Tracklist
1. Ghost of the Sun
2. Sleeper
3. Criminals
4. A Premonition
5. Will I Arrive
6. Burn the Remembrance
7. Wealth
8. One Year From Now
9. Walking By Fire
10. Complicity
11. Evidence
12. Omerta
13. Inside the City of Glass
Line Up
Jonas Renkse (Voce)
Anders Nyström (Chitarra)
Fredrik Norrman (Chitarra)
Mattias Norrman (Basso)
Daniel Liljekvist (Batteria)
 
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