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Spirit - The Family That Plays Together
19/12/2017
( 2474 letture )
Il 1968 fu un anno significativo per i californiani Spirit, che tra gennaio e dicembre pubblicarono ben due album, i primi di una importante carriera. L’omonimo disco d’esordio, registrato tra agosto e novembre del 1967, fu un successo clamoroso che restò per oltre sei mesi nelle classifiche di Billboard e portò la band guidata dall’allora non ancora diciassettenne Randy California agli onori delle cronache. Ma quell’album fece anche capire che gli Spirit non erano un gruppo adatto a tutti i palati, dal momento che al suo interno vi era un forte condensato di sperimentalismo che attingeva a vari e tanto differenti stili musicali per creare qualcosa di nuovo, di innovativo. Gli Spirit non erano un semplice gruppo tra i tanti, non intendevano esserlo e mai lo sono stati. Certo, a cavallo tra anni Sessanta e Settanta non erano i soli a voler sperimentare certe sonorità, ma erano senz’altro tra i migliori esponenti nel campo. The Family That Plays Together fu registrato tra marzo e settembre del 1968, sotto la supervisione del produttore Lou Adler (che era anche a capo della Ode Records), e pubblicato nell’ultimo mese di quell’anno. Muovendosi tra psichedelia e rock progressivo, con alcuni elementi jazzistici da non sottovalutare, l’album era la conferma di quanto gli Spirit ci sapessero fare e di quanto ampio fosse il loro potenziale, dato che, se si esclude il quarantacinquenne batterista Ed Cassidy (che era il patrigno di Randy), l’età media del gruppo si aggirava intorno ai ventuno anni.

Aperto dal singolo I Got a Line on You, il secondo album degli Spirit non si differenziava poi molto dal disco precedente, ma, come detto, confermava tutta la bontà della loro proposta. La leggiadria con cui Randy California si muoveva sulle sei corde sembrava portare la firma di un musicista di tutt’altra esperienza e maturità, magari con anni di carriera alle spalle. Non che le qualità degli altri componenti non emergessero, anzi. Jay Ferguson, John Locke e Mark Andes, guidati dal buon Ed Cassidy, davano tutti quanti il loro più che fondamentale contributo alla causa dimostrando di possedere non solo doti tecniche invidiabili, ma anche una personalità di tutto rispetto. Molti avranno scoperto questa band diversi anni più tardi, con le ristampe dei vari album: The Family That Plays Together fu infatti riproposto nel 1996 con l’inclusione di cinque bonus track, che allungarono il disco di circa una ventina di minuti, ma ci teniamo a ricordare che la storia l’hanno fatta i circa trentacinque minuti originari, quegli undici brani che ancora oggi ricordiamo come pilastri di un’epoca d’oro per la musica, al di là di generi e classificazioni cui tanto siamo abituati. Oltre al già citato singolo d’apertura I Got a Line on You -che è di certo uno dei brani più famosi degli Spirit e se ancora non lo conoscete vi invitiamo a rimediare quanto prima-, l’album conteneva grandi pezzi prog/rock come Poor Richard, con un Randy California sugli scudi, le meravigliose It’s All the Same (che includeva un assolo di Ed Cassidy) e Dream Within a Dream, la “lunga” ed articolata canzone conclusiva Aren’t You Glad e non ultima la più delicata Drunkard. Brani come It Shall Be e Silky Sam, invece, facevano emergere interessanti influenze jazzistiche che tanto bene si sposavano all’insieme dei brani. Anche da ciò si poteva capire la classe innata del giovane gruppo californiano, che sembrava incapace di compiere passi falsi, magari dovuti all’inesperienza.

The Family That Plays Together fu un altro enorme successo per gli Spirit, che preluse al terzo ed ultimo album pubblicato per la Ode Records, Clear, uscito nell’ottobre del ’69. Nonostante all’epoca le luci della ribalta sorridessero agli Spirit, la band ha vissuto un po’ troppo all’ombra di altri gruppi ben più “pop” -inteso come popolari- e ancora oggi non sono in molti a ricordare il loro nome tra i principali esponenti del genere. Una band che avrebbe senz’altro meritato più rispetto e onori da parte della Storia, ma che forse proprio per il fatto di ritrovarsi ad essere una band “cult” riesce a lasciare un segno ancor più significativo in chi li scopre oggi per la prima volta.



VOTO RECENSORE
91
VOTO LETTORI
97.73 su 19 voti [ VOTA]
jaw
Giovedì 4 Gennaio 2018, 0.18.05
4
Dei primi tre e quello meno riuscito, il primo e' costruito alla Moby Grape,e' il terzo the twelve che fa il botto, questo e' un buon disco di transizione, Cassidy qui costruisce pochi tempi swing, visto che viene del jazz avendo collaborato con Adderley Mulligan e Monk.
Voivod
Lunedì 1 Gennaio 2018, 21.21.16
3
Capolavoro di un gruppo sottovalutatissimo!
Rob Fleming
Domenica 24 Dicembre 2017, 7.51.28
2
Uno dei due grandi classici degli Spirit con all'interno parle quali I got a line on you, It shall be, She smiles, Drunkard. Con Randy California grandissimo chitarrista (non per niente fu chiamato a sostituire un Ritchie Blackmore momentaneamente indisposto per un concerto). Ebbi la fortuna di vederlo in concerto negli anni '80 e ho ancora vivo il ricordo della sua esibizione
nonchalance
Sabato 23 Dicembre 2017, 12.28.03
1
Ancora nessuno ha commentato questo meraviglioso album..?! O.o
INFORMAZIONI
1968
Ode Records
Rock
Tracklist
1. I Got a Line on You
2. It Shall Be
3. Poor Richard
4. Silky Sam
5. Drunkard
6. Darlin’ If
7. It’s All the Same
8. Jewish
9. Dream Within a Dream
10. She Smiles
11. Aren’t You Glad
Line Up
Jay Ferguson (Voce, Tastiere, Percussioni)
Randy California (Voce, Chitarra, Cori, Basso)
John Locke (Tastiere)
Mark Andes (Basso, Cori)
Ed Cassidy (Batteria, Percussioni)
 
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