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24/04/24
KARMA
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Heir - Au Peuple de l`Abîme
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05/01/2018
( 935 letture )
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L’uomo ha ereditato una terra che non merita, l’ha asservita al proprio tornaconto, riducendola un mero fattore nella propria strumentalizzazione dell’esistente: questa è la tematica cui gli Heir danno corpo, impressa peraltro nel monicker stesso. Escludendo un EP ed uno split, Au Peuple de l'Abîme, licenziato dalla transalpina Les Acteurs de l'Ombre Productions, rappresenta l’esordio della giovane formazione di Tolosa. Quest’ultima si addentra coraggiosamente nelle spire di un sound sicuramente di tendenza, rischiando di cadere in insidiosi clichés e soluzioni fin troppo abusate. Gli Heir danno difatti luogo ad un intreccio tra black metal, post metal e sludge, attraversato da venature avanguardistiche, condensando tutto ciò in poco più di trentotto minuti, dispiegati in cinque corpose composizioni. Sebbene dunque saremmo tentati di approcciarci alla produzione con una cospicua dose di sospetto, è sufficiente un ascolto del lavoro per sbarazzarsi di qualsiasi pregiudizio.
Un travolgente blast beat, attraversato da un tremolo epicheggiante, ci trascina nella opener Au siècle des siècles . Nonostante tale introduzione sembrerebbe essere del tutto inoffensiva, la violenza delle linee vocali da un lato e l’intreccio chitarristico dissonante -saldamente intrecciato ad un comparto ritmico caotico e magmatico- dall’altro, sopraffanno immediatamente l’ascoltatore. Il riffing a un tempo disturbante ed ammaliante, permea indissolubilmente anche i vari allentamenti punteggianti il brano. Ad aprire la successiva L'Heure d'Helios è invece un arpeggio acustico piuttosto conturbante che, sebbene sia immediatamente spazzato via dall’assalto frontale affidato alle pelli, non manca di tornare, a mo’ di Leitmotiv, nei frangenti in cui il brano indulge in soluzioni maggiormente melodiche. A spiccare sono anche gli istanti in cui il riffing si fa cadenzato e ricco di pathos. Meltem è sorprendentemente introdotta da un estratto dell’intervista che Hannah Arendt rilasciò nel corso della trasmissione Zur Person. Riprendendo un tema particolarmente caro alla filosofia, il frammento si sofferma sulla natura ambigua del male compiuto dai funzionari del regime nazista che verrà esemplificato dalla grigia personalità di Eichmann. Quest’ultimo giustificò difatti la precisione pressoché matematica con la quale supportò logisticamente la Shoah con l’esigenza di dover svolgere il proprio lavoro per poter condurre un’esistenza tutto sommato modesta:
Nessuno di loro era un assassino… si trattava di persone cadute nella loro stessa trappola, a mio avviso
Tutto ciò dischiude un brano nel quale l’inesorabilità del male viene veicolata attraverso un riffing sepolcrale e morboso, non disdegnante mefitici allentamenti arricchiti da venefiche linee di basso e dall’efficacissima espressività delle linee vocali. Gli Heir non mancano tuttavia di fare qualche concessione al post rock più crepuscolare di scuola statunitense, come è possibile notare nelle aperture melodiche ravvisabili tanto in L'Âme des foules quanto in Cendres. Quest’ultima -introdotta da un sample altrettanto illustre, riferibile a Leo Ferré- presenta un andamento ancora più frammentato e schizofrenico, ricco di fraseggi apparentemente irrelati al denso sottofondo in tremolo. La traccia giunge tuttavia al proprio climax nell’istante in cui le rimiche offrono il destro all’arpeggio più struggente del platter, pervaso da un suggestivo coro in sottofondo, la cui linea melodica diviene la trama dell’energico riffing nonché dei solismi chitarristici che concludono la traccia.
Persino un ascolto sfuggente e distratto non può non cogliere la ricchezza e la raffinatezza che traspaiono dal songwriting dei nostri. Au Peuple de l'Abîme si configura come un full-length completo e ben congegnato, nel quale tutte le polarità del sound degli Heir trovano elegantemente spazio senza alcuna prolissità o forzatura. Sperando che si tratti soltanto dell’inizio di una carriera soddisfacente, si consiglia senza indugio l’acquisto a chiunque apprezzi le sonorità estreme meno canoniche.
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Buonissimo album da parti di questi 5 ragazzacci che giocano a mischiare black e sludge. Sempre ottima l'etichetta francese a scovare questi tipi di gruppi. Ultimo ma non meno importante, complimenti per la recensione davvero azzeccata e completa. Spero di leggerne altre da parte tua Nattleite. |
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INFORMAZIONI |
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Les Acteurs De L’Ombre Productions
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Tracklist
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1. Au siècle des siècles 2. L'Heure d'Helios 3. Meltem 4. L'Âme des foules 5. Cendres
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Line Up
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L.H (Voce) M.S (Chitarra) M.D (Chitarra) F.B (Basso) D.D.A (Batteria)
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RECENSIONI |
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