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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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Abysmal Grief - Blasphema Secta
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25/01/2018
( 3856 letture )
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"Sicuramente la nostra musica risente della forte aura di misticismo che pervade tutta la cultura popolare dell’Italia, così come di tutti quei paesi in cui è sempre stato forte l’influsso della chiesa cattolica, sempre pronta ad ammonire e costringere le menti dietro la minaccia della Morte e della dannazione. Ciò se non altro, se da un lato ci ha fatto diventare uno dei paesi civilmente più arretrati e ipocriti d’Europa, dall’altro ha favorito lo svilupparsi di forme d’arte molto vicine alla sfera del Sovrannaturale, come il cinema o le arti figurative in generale, che forniscono un continuo stimolo alla nostra creatività."
Era il 2007 e così si esprimeva il chitarrista (e all’epoca addetto anche alle pelli) degli Abysmal Grief, Regen Graves, in merito ai retaggi culturali alla base del successo delle atmosfere horror-gotiche in larga parte delle italiche forme espressive, con pari abbondanza di manifestazioni sia sul versante “nobile” della letteratura che su quello popolare che si nutre di TV, cinema o fumetti. L’allora terzetto stava terminando il canonico cursus honorum amatoriale fatto di demo, singoli, split ed EP e si affacciava sulla scena con il full length omonimo, ribadendo in forma strutturata e organizzata tutte le linee guida che avevano sorretto l’ispirazione di una carriera a quel punto già decennale e destinata in fretta a mietere riconoscimenti pressoché universali, premiando l’onestà e la coerenza di una proposta negli anni sempre fedele ma mai identica a se stessa. Col passare del tempo, infatti, intorno ai genovesi si è riunito un vero e proprio cenacolo di devoti non solo delle sonorità sprigionate dai solchi di album in quasi metodica uscita biennale, ma anche delle atmosfere e dell’apparato scenico che ha sempre ruotato attorno alle loro (mai troppo numerose, peraltro) epifanie live. Croci, candele, torce, drappi cromaticamente orientati al funebre, i loro concerti hanno da sempre un impatto che sollecita anche la vista, oltre all’udito, ma, a dispetto delle impressioni di eventuali osservatori superficiali, gli Abysmal Grief sono quanto di più lontano si possa concepire da un satanismo d’accatto e di sicura presa tardo-adolescenziale, puntando piuttosto sulle potenzialità teatrali di tutto ciò che si aggira intorno al registro del lugubre. Ed è su questo “altopiano nero” che i Nostri hanno costruito la loro fortuna, legando sempre più indissolubilmente contenuti e forme dei loro lavori a propensioni avantgarde e raffinando progressivamente un linguaggio che, se non del tutto almeno prevalentemente, è comunque rimasto doom nel suo cuore pulsante.
Dopo la splendida doppietta Feretri/Strange Rites of Evil, che aveva definitivamente certificato l’approdo alla dimensione della piena maturità, si attendeva un’ulteriore prova di forza qualitativa e la risposta arriva puntuale con questo Blasphema Secta, quinto capitolo che accompagna l’ingresso dei liguri nel terzo decennio di attività, merce sempre abbastanza rara, sui banchi metal non troppo abituati alla longevità dei propri campioni. A questo risultato ha giovato indubbiamente la stabilità di una line up tornata alle origini, complice il rientro alla batteria di Fabio Triggiani, che ha posto fine a una rotazione abbastanza vorticosa di elementi e soluzioni e cristallizzato, a partire da Strange Rites of Evil, la formazione a quattro componenti che aveva dato il via all’avventura. Squadra che vince non si cambia, dunque, ma, soprattutto, formula che vince non si cambia ed ecco che Blasphema Secta sfodera tutto l’arsenale che ha reso gli Abysmal Grief i maestri riconosciuti dell’occult doom ben oltre i patri confini, con annesso ingresso nel ristretto novero delle eccellenze a cui affidare la bandiera del metal orgoglio peninsulare. Anche stavolta, dunque, la cifra stilistica portante del platter è la messa in scena di una cerimonia, in cui sfilano corpi e anime in arrivo da un’altra dimensione e di cui, secondo i dettami classici delle esperienze esoteriche, riusciamo a cogliere solo la parte “sensibile”. E’ il mondo dell’aldilà, certo, ma affrontato senza le angosce e le paure con cui quasi tutte le religioni rivelate hanno affrontato l’argomento (ovviamente riservando solo ai propri ministri eventuali modalità di mediazione) e che qui vengono messe da parte a favore di un approccio tutto orientato al mistero, di fronte a cui dobbiamo accantonare le velleità di comprensione e limitarci all’osservazione. Niente disperazione, niente buio e nemmeno claustrofobici deliri, come in tutte le liturgie l’elemento chiave è piuttosto la solennità, in ulteriore evidenza e sottolineatura grazie al ricorso agli stilemi gothic che illuminano le quinte in modalità vetrate nelle cattedrali, potenziando ulteriormente la sensazione di un grande affresco. Sul versante musicale, gli ingredienti sono gli stessi accuratamente selezionati da un ventennio, sotto la Lanterna, a cominciare dall’imponente tappeto di tastiere steso da Labes C. Necrothytus, passando per l’iniezione di vapori malsani sprigionati dal cantato in scream/growl soffocato, per arrivare al lavoro alle sei corde di Regen Graves, sempre debitore della grande lezione heavy ottantiana splendidamente esaltata negli assoli.
Bastano le poche ma evocative note dell’intro per introdurre un opportuno clima di raccoglimento e, complice un breve inserto narrativo recitato tutt’altro che angelicamente da una voce femminile, la cerimonia può avere inizio con Behold the Corpse Revived. Un tocco di violino struggente che tornerà come un mantra nel corso del brano, un’andatura cadenzata che segna la presa di possesso del palco da parte di creature ultraterrene, un’atmosfera carica di tensione quasi maestosa, ma ecco che, all’improvviso, spuntano i rintocchi di una spinetta ad animare freneticamente il quadro, diradando l’aura mistica e trascinando attori e spettatori in una sorta di danza frenetica, prima che il ricorso al latino provi a restituire un sussiegoso contegno a tutti i protagonisti. Giù il cappello, perché siamo in presenza non solo del brano migliore dell’album, ma di un capolavoro assoluto, che, in un ipotetico gioco di proporzioni tra campioni di generi diversi, aspira con pieno diritto al ruolo che una A Chronology for Survival ricopre nella storia dei Neurosis. Si prosegue sulla stessa falsariga con Maleficence dove, se possibile, il carosello di entità soprannaturali sotto i riflettori si scatena ancora di più, preparando il fulmen (è proprio il caso di dirlo, visto che taglia da parte a parte il campo visivo a mo’ di stilettata infuocata) in clausula scagliato da Regen Graves, che azzarda sul riff esotiche divagazioni vagamente orientaleggianti. Dopo un tale profluvio di energia, è decisamente il caso di diminuire i giri motore e allo scopo provvedono le spire perversamente ieratiche e contemporaneamente abrasive di Witchlord, cover di un brano dei primi anni ‘90 dei padovani Evol qui riproposto senza alterare l’ambiente black in cui è stato concepito, a dimostrazione del tutt’altro che monocorde approccio all’universo metal del quartetto. Un coro monastico in lontananza, un sottofondo rumoristico ambient e una consistente dilatazione del ritmo caratterizzano il vero e proprio stacco rappresentato da When Darkness Prevails, con cui gli Abysmal Grief sembrano volerci spedire nel foyer in attesa (ben più che fiduciosa, a questo punto) di un secondo atto altrettanto entusiasmante e, al rientro in sala, siamo puntualmente accolti dalla cavalcata di Ruthless Profaners; graffiata in avvio dalla voce sospesa tra rantoli e dissonanze sabbiose di Necrothytus, la traccia evolve verso lidi doom classici imbarcando magniloquenza e ossessiva ripetizione del tema melodico portante, per poi morire in un inatteso finale increspato dagli eterei gorgheggi operistici di una voce femminile in dissolvenza. Bene, benissimo, avanti così!... anzi no, perché all’improvviso si accendono le luci, cala il sipario e veniamo congedati, rendendo vana l’attesa fosse anche solo di un bis, una postfazione, una ghost track e lasciandoci una pungente sensazione di prematuro abbandono. Certo, per creature in trasferta presso altre dimensioni deve scoccare quasi fatale, l’ora di tornare alle auguste e incorporee dimore ma per noi è davvero un duro colpo, avevamo appena cominciato a non temerle…
Sorretto da un’irresistibile spinta della componente ritmica che sulle lunghe distanze incorpora e trasfigura cupezze e oscurità, impreziosito da una scrittura che fa dell’essenzialità il suo tratto distintivo evitando qualsiasi concessione a quella ridondanza che spesso contamina le intersezioni tra doom e gothic, Blasphema Secta è un album che sconta il solo difetto di una tracklist alla resa dei conti troppo esile. Venerati a prescindere da molti ma troppo spesso confinati negli angusti e residuali recinti occult doom in una sorta di regno senza sudditi, gli Abysmal Grief continuano il loro percorso incuranti dello scorrere del tempo e degli allettamenti delle mode di passaggio. Del resto, a chi sa portare in scena un mondo che parla la lingua dell’infinito, non può interessare, l’affanno per i troni terreni...
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14
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Lo sto ascoltando da due giorni in macchina, il fatto che ci siano poche tracce mi piace, magari potevano essere un po ' più lunghe. All'inizio avevo qualche dubbio perché mi aveva preso subito, e quindi pensavo fosse un po' troppo orecchiabile. Poi però con gli ascolti si notano una miriade di raffinatezze e passaggi ricercati, soprattutto in Behold the Corpse Revived e in Maleficence, come evidenziato da Zolfo si tratta di autentici capolavori. Però il dubbio resta, nel senso: mi sembra un po' la colonna sonora di un film dell'orrore. Bellissima, mentre andavo in macchina con la neve poi... però mi aspettavo qualcosa di più semplice e lugubre. Mi ascolterò qualcosa dei primi lavori per avere un'idea migliore della band. |
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13
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Gran bell'album, classico stile Abysmal Grief al 100%. Finisce troppo presto. Super la cover degli Evol. |
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12
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Sarebbe ora che Metallized dedicasse alcune recensioni agli Evol... |
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11
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Ascoltato finalmente... e purtroppo è come temevo: sarà il loro primo disco che NON comprerò. Sento intro, intermezzi, cori femminili, rumori... molta fuffa e pochissima sostanza. Si son davvero ridotti male... |
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10
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@ Red Rainbow: la mia politica è immutabile, scarico il cd in seguito ad una recensione positiva (sempre se mi interessi il genere); se mi piace, lo compro. Se il gruppo è giovane lo compro subito. Se si tratta di una band navigata, aspetto che cali di prezzo. Ma lo compro. |
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9
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Decisamente un ottimo album. Gli Abysmal Grief si confermano come una grande realtà del metal Italiano. Behold the Corpse Revived e Ruthless Profaners, sono due pezzi splendidi ma tutto l'album mostra una grande capacità compositiva e soluzioni interessanti come l'uso delle voci femminili e del recitativo. Forse è un pochino corto ma meglio pochi eccellenti brani che album con interminabili quantità di brani, molti dei quali filler se non pezzi scadenti. Come avveniva con il prog nei '70. Grande band e grande album. Au revoir. |
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8
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@ naoto: oddio, non vorrai espormi al rischio crocifissione, che poi succede come in calce alla rece degli Hallatar e qualcuno mi rampogna "HOOOOOOOOOO i cd costanooooooooooooooooo 87!!!!!!!! vergognati"... Scherzi a parte, il disco merita senz'altro (forse appena qualche linea sotto la coppia Feretri/Strange) e loro sono sempre al di sopra di ogni sospetto, l'unico limite può essere il feeling con l'occult doom, ma se è un genere che mastichi con viva e vibrante soddisfazione... |
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7
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Ok ma non ho capito se devo o non devo comprare il disco. Però gran bell'arredamento. |
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6
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L'anteprima non mi aveva fatto saltare sulla sedia, ed è la prima volta che succede... vedrò di ascoltarlo tutto. |
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4
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Mai una delusione, hai detto bene! Ho ordinato il vinile ed il cd, supporto totale, tra i migliori gruppi italiani di sempre secondo me. |
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3
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Preso all'istante, il cd doppio gatefolf è stupendo! Recensione bellissima, un disco che attendevo e che ha rispettato le aspettative. Mai una delusione dagli Abysmal Grief! |
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2
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Grandiosi. Ogni recensione doom di Red Rainbow e' puro zolfo |
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Finalmente una rece di un full vero e proprio dei grandi Abysmal Grief. Ancora lo devo ascoltare per intero, ma l'anteprima era ottima. Comunque già solo ( e non è' poco ) se è' sui livelli del precedente, anzi dei precedenti...è' tanta roba. Ora sotto con gli altri ragazzi!😜 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Intro (The Occult Lore) 2. Behold the Corpse Revived 3. Maleficence 4. Witchlord 5. When Darkness Prevail 6. Ruthless Profaners
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Line Up
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Labes C. Necrothytus (Voce, Tastiera) Regen Graves (Chitarra, Synth) Lord Alastair (Basso) Lord of Fog (Batteria)
Musicisti Ospiti Sandra Silver (Voce traccia 1) Katrien de Wolf (Voce traccia 4) David Krieg (Voce traccia 6) Carlotta Ottonello (Violino traccia 2) Greta Franklin (Flauto traccia 6)
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