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20/04/24
THE OSSUARY
CENTRO STORICO, VIA VITTORIO VENETO - LEVERANO (LE)
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Dukes of the Orient - Dukes of the Orient
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27/02/2018
( 1423 letture )
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Cosa si ottiene facendo unire le forze ad un polistrumentista britannico amante dell'AOR e ad un tastierista progster statunitense? E' presto detto, i qui presenti Dukes of the Orient: il gruppo è nato ad opera di John Payne, divenuto celebre con gli Asia ed Erik Norlander, che sono per diversi anni stati compagni di avventure negli Asia featuring John Payne, formatisi nel 2006 proprio in risposta alla reunion della formazione originaria del supergruppo britannico: a causa della morte di John Wetton, tuttavia, in segno di rispetto, i due musicisti hanno deciso di abbandonare il vecchio monicker, ripartendo da zero con questo nuovo progetto, le cui sonorità ricordano comunque molto proprio gli Asia del periodo in cui il loro frontman è stato il buon Payne (1992-2006).
Tastiere, chitarre ed un'atmosfera epica (oltre ad una melodia che ricorda vagamente If I Could Fly di Joe Satriani) inaugurano il disco, che vede fra gli ospiti nomi del calibro di Guthrie Govan e Bruce Bouillet, tutti comunque già visti proprio con gli Asia featuring John Payne; la voce di Payne, calda ed accogliente, punteggia con efficacia le strofe, intrise come era facile immaginare di melodia e cori, nonché un ritornello catchy ben congegnato; niente di eclatante, sia chiaro, ma un buon pezzo, che invoglia a continuare all'ascolto. Strange Days vede le tastiere di Norlander grandi protagoniste nel creare un bel sottofondo tipicamente AOR anni 80, ma anche nel creare un valido assolo dalle sonorità quasi “spaziali”; per il resto sale nuovamente in cattedra il frontman, autore di un'altra prova più che valida e convincente. Un piano melodrammatico apre Amor Vincit Omnia, uno dei migliori pezzi del lotto, dotato di un'atmosfera per l'appunto epica e carica di pathos, ben reso da tutti i musicisti coinvolti. Time Waits For No One sembra ricalcare le medesime coordinate del brano che la precede, ma poi preme sull'acceleratore, offrendo un brano di solido AOR puntellato da ottime chitarre e dall'abbondanza di cori e sovra-incisioni; forse qualche coro in meno avrebbe giovato, tanto più che il microfono è occupato da un singer del calibro di Payne, ma comunque la canzone scorre via piacevolmente e senza intoppi. A Sorrow's Crown è inaugurata da una sorta di organo nuziale e rispolvera le atmosfere epiche tanto care alla band, senza tuttavia rinunciare a saltuari rallentamenti ottimamente gestiti, con una gran prova di Norlander ed una bella serie di riff; se amate i Toto, qualcosa in questo pezzo li ricorda senza ombra di dubbio! Il tastierista prova di nuovo a prendersi la scena su Fourth of July con una serie di scale, ma Payne lo affianca ben presto, dando vita ad uno dei brani dove l'interazione fra i due membri dei Dukes of the Orient funziona meglio. Seasons Will Change torna a far pensare ai Toto, ma anche agli Scorpions più catchy e melodici; da rimarcare, ancora una volta, la notevole prova di Norlander, il cui animo prog è una delle note migliori dell'album. Il lavoro si chiude con la lunga suite Give Another Reason, che si snoda attraverso dieci minuti validamente concepiti: l'inizio, affidato ad una romantica chitarra acustica, affiancata presto da una elettrica che prosegue sulla strada della melodia suggestiva, prima di esplodere in un brano prog/AOR di pregiatissima fattura; il ritornello forse è ripetuto un numero eccessivo di volte, ma la bellezza del pezzo è innegabile e si mantiene costante per tutti i dieci minuti, che peraltro non annoiano.
Abbiamo insomma a che fare con un ottimo album di AOR venato di prog: i due ex compagni di avventure negli Asia featuring John Payne mostrano di avere ancora più di qualcosa da dire e, se i musicisti ospiti contribuiscono notevolmente ad innalzare il tasso tecnico e compositivo dell'album, sono innegabilmente loro i protagonisti assoluti di Dukes of the Orient, l'uno con la sua bella voce, l'altro con il suo stile poliedrico. Il disco, insomma, è consigliato tanto agli amanti del rock più morbido e radiofonico, quanto agli amanti di quello più complesso e tecnico; entrambe le categorie di fan avranno di che saziarsi.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Brother In Arms 2. Strange Days 3. Amor Vincit Omnia 4. Time Waits For No One 5. A Sorrow’s Crown 6. Fourth of July 7. Seasons Will Change 8. Give Another Reason
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Line Up
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John Payne (Voce, Chitarra, Basso) Erik Norlander (Tastiere)
Musicisti Ospiti Guthrie Govan (Chitarra) Jeff Kollman (Chitarra) Bruce Bouillet (Chitarra) Moni Scaria (Chitarra) Jay Schellen (Batteria)
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RECENSIONI |
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