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Like Moths To Flames - Dark Divine
02/03/2018
( 1601 letture )
In un panorama di band spesso troppo simili fra di loro, essere riconoscibili è motivo di vanto. Che sia il songwriting, i suoni o le voci, avere una qualche caratteristica peculiare può fare la differenza e lasciare un‘impronta nell’ascoltatore.

I Like Moths to Flames hanno sicuramente il pregio di distinguersi, complice la voce del singer Chris Roetter ma in generale lo stile compositivo ben definito che, fin da When We Don’t Exist, con apice sui due successivi lavori An Eye for an Eye e The Dying Things We Live For, ha dato vita a un melodic hardcore/metal core piuttosto sui generis, mai vergognandosi del fortissimo attaccamento all’emozionalità e alla melodia, alternandola e integrandola ad una oscurità e una pesantezza a metà fra lo screamo e il decadente, che si insinuano nei meandri di mente e animo dell’ascoltatore. Sarà questa ambivalenza a fare la fortuna della band, insieme a quel gusto per i ritornelli fuori dal comune (ascoltare i vecchi pezzi I Solemny Swear e The Art of Losing per credere).

Il loro è un metal-core giovane e fresco, che suona fin dagli inizi moderno, con largo spazio a suoni digitali e squillanti, ma con quest’ultimo lavoro la svolta verso suoni prettamente djent è ancora più evidente, così come l’audace decisione di ridurre le parti più estreme e schiaccianti, che mantengono la qualità ma diventano solo cornice, in favore delle parti più melodiche ed edulcorate.
Insomma, dobbiamo mettere un po' da parte la preponderante aggressività del passato, l’impronta in your face dell’arrabbiatissimo Chris Roetter che in quest’album ritroviamo più amareggiato che infuriato, con gli angoli che sembrano smussati a forza di abbracciare riflessione e maturità. Dobbiamo scordarci anche di quegli accenti frizzanti, veloci e irriverenti dati dall’attitudine strettamente HC e forse dalla giovane età. Ciò nonostante, Dark Divine è un lavoro assolutamente riuscito: paradossalmente se affacciarsi a un songwriting più easy farebbe pensare a musica per ragazzini, questo Dark Divine pare invece frutto di un’enorme crescita consapevole. Le scelte melodiche sono catchy e accattivanti, ma mai banali. Anzi, stupiscono per gradevolezza e si affacciano a una interiorità inaspettata. Infatti, con questo album i Nostri giocano ancor di più la carta dell’emotività, fatto evidente fin dalla melanconica e toccante intro dello splendido pezzo in apertura: New Plagues, emozionante nel chorus e straziante con i pochi frame estremi: fra i più significativi del lavoro.
Sia chiaro, l’aggressività non è omessa del tutto, ma vi è in generale una ricerca di raffinatezza che pervade tutto il lavoro, e certe reminiscenze alla Periphery contribuiscono a questo esito. Anche l’immediatezza viene ampiamente coltivata nel songwriting.
Il singolo e videoclip Nowhere Left to Sink prosegue con più semplicità sulla scia dell’opening track, puntando sul divenire intenso di strofe e ritornelli, non rivelandosi in ogni caso il pezzo più bello del lavoro a dispetto della sua posizione di rilievo in quanto primo estratto.

Le soluzioni melodiche squisite vengono ulteriormente ampliate nella title-track, che ritrova anche parte dell’aggressività del passato e un’intenzione alternativa, così come nella delicata e agrodolce Empty The Same. Tali sensazioni, dovute anche alle tematiche para-sentimentali dell’album, si perpetuano nella segnante Even God Has A Hell, per poi lasciare spazio a una rediviva rabbia e attitudine hardcore, seppur per intermezzi, con Mischief Managed e Instinctive Intuition. Lo stesso vale per i due pezzi in chiusura, dei quali False Idol colpisce per le ritmiche geometriche e il ritornello sfacciato, prova del bellissimo timbro pulito/yelling del frontman C.R..

In conclusione, un lavoro che ci presenta i Like Moths to Flames in una chiave differente e posata, ma non per questo meno notevole. Gli album precedenti rimarranno sicuramente segnanti nella carriera della band, ma Dark Divine segna una svolta interessante, lineare e cosciente che strapperà agli amanti del genere più di un ascolto.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
54 su 2 voti [ VOTA]
earthformer
Sabato 3 Marzo 2018, 10.46.41
1
bello bello, accattivante e 0 banale. di solito il cantato semi pop così se portato su tono troppo squillanti non lo riesco a digerire, ma qui è adattato benissimo. fossero tutti così i gruppi core che cercano di cambiare rotta verso sedi più commerciali. Purtroppo molti falliscono miseramente. davvero bello, ottima disamina come sempre vale.
INFORMAZIONI
2017
Rise Records
Metal Core
Tracklist
1 New Plagues
2. Nowhere Left to Sink
3. Swallow Truth for Swallow Minds
4. Dark Divine
5. Empy The Same
6. From The Dust Returned
7. Even God Has an Hell
8. Mischief Managed
9. Instinctive Intuition
10. The Skeleton I Keep
11. False Idol
Line Up
Chris Roetter (Voce)
Aaron Evans (Chitarra)
Zach Huston (Chitarra)
Eli Ford (Basso)
Greg Diamond (Batteria)
 
RECENSIONI
40
 
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