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Sorrowful Land - Where the Sullen Waters Flow
12/03/2018
( 888 letture )
Dieci anni di più che onorata carriera appena compiuti, palchi puntualmente riempiti con i nomi più altisonanti del movimento, un’affluenza di pubblico numericamente impressionante (a maggior ragione se paragonata alle nostrane fatiche per riempire sale di dimensioni tutt’altro che trascendentali), il Doom Over Kiev festival è ormai uno degli appuntamenti fissi nei calendari live delle band che ruotano intorno alle declinazioni più lentamente oscure dell’universo metal. Non serve dunque un occhio particolarmente allenato per riconoscere che, se la locandina di un’edizione come quella del 2017 ha potuto permettersi di sfoggiare come headliners Saturnus e Swallow the Sun (con Clouds e Eye of Solitude come sottoclou, peraltro), la location deve essere evidentemente azzeccata e in grado di fungere da centro di gravità di devozioni geograficamente ben radicate.
Se, però, l’Ucraina può a buon titolo vantare risultati eccezionali sul versante del “consumo” di doom, non altrettanto si può dire riguardo alla “produzione” dello stesso, almeno per quello che le nostre antenne occidentali riescono a captare nel mare magno delle produzioni europee. Non che manchino, ovviamente, le eccezioni (ci limitiamo qui a citare i Mournful Gust, indipendentemente da una valutazione qualitativa che, sia pur ultimamente in crescita rispetto agli imbarazzi di un lavoro come She’s My Grief...Decade, rimane ancora incerta negli esiti), ma la sensazione di fondo è che fuori dai patri confini la carica emotiva di molte band tenda ad esaurirsi, scoprendo pericolosamente il fianco ad accuse (spesso fondate) di coltivare un manierismo indubbiamente capace di salvare le forme ma che scalda di rado cuori e apparati uditivi.

Tra le possibili e già in parte concrete eccezioni, alla fine del 2016 si erano segnalati i Sorrowful Land, protagonisti del rilascio di un lavoro di sorprendente caratura come Of Ruins…, finito non a caso nel raggio di intercettazione della Solitude Records. Dietro al moniker si cela il progetto in solitaria del polistrumentista Max Molodtsov, ma l’approdo alla dimensione one man band è in realtà frutto non solo di meditate scelte artistiche, ma anche di una componente “biografica” che ha tradotto in pratica la proverbiale necessità che deve divenire virtù. Nel piano di volo originario (di cui resta una prova importante datata 2014, con la traccia demo On Another’s Sorrow), infatti, al musicista di Kharkiv si sarebbe dovuto affiancare in pianta stabile un mostro sacro del calibro di Peter Laustsen, ma lo svedese, evidentemente concentrato in via più che prioritaria sulle prospettive della casa madre When Nothing Remains, ha abbandonato presto Molodtsov al suo destino.
Il gran cimento messo in campo da Of Ruins… era quello di trovare spazi di originalità e personalità in un ambito come quello death/doom dalle forti tinte atmosferiche, ormai a grandissimo rischio di saturazione causa presenza di titani dall’ingombrante peso specifico, evitando dunque sfide improbabili o piatte emulazioni. La sostanziale riuscita dell’esperimento del predecessore deponeva a favore di un più che moderato ottimismo, in vista dell’uscita di questo Where the Sullen Waters Flow e in effetti non si può parlare di un vero e proprio tradimento delle attese, anzi, ma purtroppo la sensazione è che stavolta i Sorrowful Land abbiano scelto di fare le cose senz’altro bene ma all’interno di un orizzonte limitatamente rassicurante, rinunciando al coraggio mostrato nella precedente release.

Fin dalla “forma” scelta, un EP dalla durata contenuta sotto la soglia della mezz’ora, l’impressione di fondo è quella di una ritirata all’interno di rassicuranti stilemi di cui si maneggiano articolazione e dosaggi con grande abilità, iniettando contemporaneamente dosi sempre più massicce di melodia e rarefazioni atmosferiche e puntando su un impianto che privilegia le componenti più crepuscolari del doom a scapito di quelle drammatico/tragiche che hanno fatto la fortuna della scuola scandinava. Per ironia della sorte, su questa strada Molodtsov finisce in un certo senso per ritrovare l’antico compagno di viaggio Laustsen, a sua volta impegnato a declinare sempre più diafanamente gli elementi figli della tradizione My Dying Bride. Beninteso, non che fra il debut e questo Where the Sullen Waters Flow ci sia la stessa distanza che nella discografia dei When Nothing Remains separa l’ottimo As All Torn Asunder dall’ultimo, deludente In Memoriam, ma anche qui ci si imbatte in qualche momento faticoso, indubbiamente accentuato da un minutaggio chilometrico che qualche volta sembra trascinare un po’ stancamente e quasi artificialmente i confini temporali delle singole tracce. A mantenere sufficientemente vivo il livello d’attenzione provvede comunque una tavolozza mai uniforme sul versante dei linguaggi espressivi e dei conseguenti generi attraversati o anche solo lambiti e, se a questo aggiungiamo un innegabile carico di classe e raffinatezza, ci rendiamo subito conto di come la prova non possa assolutamente definirsi un passaggio a vuoto.
Così, pur in presenza di un discreto calo delle reminiscenze Swallow the Sun che sulla carta potrebbe spingere verso una “liofilizzazione dolciastra” dei brani, i Sorrowful Land non aprono mai la fatalmente letale porta di quel doom cantilenato che spesso ammorba album in cui i muscoli si rilassino oltremisura, riuscendo sempre ad ancorare la malinconia e i chiaroscuri a trame con un buon carico di profondità. Nonostante in linea teorica l’approdo possa sembrare un controsenso rispetto alle premesse, la pietra di paragone più immediata diventa allora il lavoro di un altro grande battitore solitario come Johan Ericson nella sua veste Doom:VS, senza dimenticare gli echi Saturnus (a patto ovviamente di non aspettarsi un Rune Stiassny che piombi sulla scena a sconvolgere l’anima con uno dei suoi riff dalla drammaticità lancinante).

Bastano dunque pochi solchi, all’opener As I Behold Them Once Again, per trasportarci in un mondo di colori sfumati e forme in dissolvenza che esaltano le indubbie doti di Molodtsov quando si tratti di disegnare affreschi ad alto contenuto paesaggistico, con la sei corde permanentemente impegnata a stemperare la tensione trasportandoci in una dimensione voluttuosamente ipnotica. Su queste coordinate, il rischio è quello di indulgere nella cura dei dettagli e nella ricerca spasmodica dell’atmosfera a tutti i costi (accontentandosi, per così dire, di pezzi di bravura poco coinvolgenti da un punto di vista emozionale) ed è forse questo l’appunto che si può muovere alla successiva titletrack, che finisce per trasmettere una sensazione di freddezza complessiva non del tutto riscattata dall’impeccabilità della forma. Fortunatamente, le sorti del platter si risollevano definitivamente grazie alla conclusiva The Night Is Darkening Around Me, non a caso il brano in cui il mastermind ucraino segue più da vicino le orme Doom:VS riproducendone le ricette vincenti, da un senso di rassegnazione trasmesso senza forzature da una scrittura delicatissima ed essenziale, al ricorso a un cantato in growl soffocato che interpreta alla perfezione le ansie dell’umana specie in titanica solitudine e alle prese con il grigio di un universo ormai trascolorato… con il più che vago sospetto che l’immagine scelta per la cover non intenda riprodurre un’alba, bensì un definitivo tramonto.

Assolutamente godibile nella sua fedeltà ai canoni di un genere in cui è oggettivamente sempre più difficile assistere al germogliare di capolavori, concepito per palati finemente orientati ai lavori di cesello e che sappiano apprezzare le anse atmosferiche del fiume death/doom, Where the Sullen Waters Flow non è l’album della consacrazione definitiva ma neanche una battuta d’arresto in un processo di crescita. Forse dopo questa prova qualche orecchio severo sentirà dei campanelli d’allarme, per il futuro dei Sorrowful Land, noi per ora restiamo ottimisti e li aspettiamo fiduciosi alle prese con le lunghe distanze del prossimo full-length.



VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
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Stagger Lee
Sabato 23 Giugno 2018, 22.17.24
1
Vi segnalo che nella foto c'è la copertina di Of Ruins...
INFORMAZIONI
2017
Solitude Productions
Death / Doom
Tracklist
1. As I Behold Them Once Again
2. Where the Sullen Waters Flow
3. The Night Is Darkening Around Me
Line Up
Max Molodtsov (Voce, Tutti gli strumenti)
 
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