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19/04/24
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Iggy Pop - Post Pop Depression
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12/03/2018
( 2853 letture )
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Se Ozzy Osbourne e Tony Iommi sono considerati, a ragion veduta, i padri dell'heavy metal (anche se il cantante, come è noto, preferisce definirsi il fratello maggiore), è verosimile ritenere che il medesimo ruolo, in ambito punk, vada riconosciuto a James Newell Osterberg Jr., meglio conosciuto come Iggy Pop: pur essendosi misurato, nel corso della sua lunghissima carriera, quasi con ogni tipo di genere musicale, è infatti fuor di dubbio che l'artista del Michigan, balzato agli onori della cronaca con i seminali The Stooges e poi esploso come solista sotto l'egida di David Bowie, abbia contribuito in maniera essenziale allo sviluppo del genere, sia dal punto di vista musicale, sia da quello “scenografico”; indifferente alle alterne fortune di critica e pubblico dei suoi album, il nostro ha peraltro continuato imperterrito a portare avanti la propria carriera fino al 2016: con la pubblicazione del qui presente Post Pop Depression, Iggy Pop ha infatti annunciato il suo ritiro dalle scene.
Ascoltando l'album, tuttavia, la speranza è che il nostro amico a petto nudo cambi idea: dopo un paio di esperimenti non brillantissimi quali Preliminaires ed Après, l'immarcescibile musicista si è avvalso per il suo ultimo lavoro dell'estro di Josh Homme, già all'opera con band fondamentali come Kyuss e Queens of the Stone Age ed ha sfornato la sua miglior prova da parecchi anni a questa parte (reunion con i The Stooges compresa). Che sia merito di alcuni appunti, conservati -pare- fin dai tempi delle prime collaborazioni del nostro con il Duca Bianco? Se così fosse, speriamo ne trovi altri! Le danze sono aperte da Break Into Your Heart, pezzo sorprendentemente elegante che si muove a metà fra stoner rock ed un cantato quasi jazz, ottimamente contornato tanto dalla chitarra, quanto da un piano mai invadente, ma anzi sempre brillante. Le qualità di interprete di Iggy Pop sono note a tutti e non occorre rimarcarle, nonostante l'età non più verdissima. Gardenia vede un'ottima prova da parte di Dean Fertita (anche lui già visto con i Queens of the Stone Age) e Matt Helders (Arctic Monkeys) e si gioca tutta sulla dicotomia linee vocali ariose/chitarra a tratti squisitamente blues; fa un certo effetto pensare che Homme, indubbiamente un valore aggiunto di questo lavoro, dovesse ancora nascere quando Iggy già calcava i palchi con i The Stooges! American Valhalla vede il frontman declamare versi atmosferici, accompagnato da una batteria ripetitiva ed ossessiva, nonché da un azzeccatissimo vibrafono, mentre In the Lobby ci riporta su territori più tipicamente rock. Sunday ci coglie ulteriormente di sorpresa, mettendo in scena un sottofondo musicale quasi ballabile ed una conclusione orchestrale oltremodo spiazzante, ma ben congegnata. Vulture, decisamente più minimalista, ci convince onestamente un po' meno, ma il livello torna subito elevato grazie a German Days, caratterizzata da una prestazione decisamente potente del frontman al microfono. Chocolate Drops rispolvera con efficacia il piano che tanto aveva brillato su Break Into Your Heart, fino a tramutarsi in un brano quasi swing qui e là, prima di un rallentamento malinconico da applausi; si chiudono le danze, infine, con Paraguay, il cui inizio un po' in sordina ed un ritornello leggermente meno brillante di altri ascoltati su disco non cancellano una splendida parte conclusiva in crescendo, che offre oltretutto un ottimo saggio delle capacità di tutti i musicisti coinvolti. Un tocco di psychedelic rock qua e là, oltretutto, nobilita ulteriormente il pezzo.
Per tirare le somme, Post Pop Depression è un disco di buonissimo livello e ci riconsegna un Iggy Pop che sa ancora stupire e colpire nel segno, nonostante una carriera che pochi possono superare, quantomeno in termini temporali; l'intesa con Josh Homme funziona a meraviglia ed i brani, ad eccezione di qualche sbavatura, convincono appieno. Se davvero questo lavoro costituirà il canto del cigno (o, per meglio dire, dell'Iguana), allora il nostro amico potrà godersi la meritata pensione sapendo di aver regalato un ultimo, valido colpo di coda. Ma, come detto, la speranza è che il duo ci riconsegni presto un secondo capitolo di questa intrigante collaborazione, in modo da evitarci gli effetti di una Post Iggy Pop Depression.
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8
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Ottimo disco di un artista meraviglioso. 75 pure per me |
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7
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Ottimo disco se davvero si ritira è il degno saluto di un grandissimo rocker al suo pubblico . |
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6
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Per me un album stupendo, tra i migliori della carriera di Iggy Pop |
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5
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L'ho consumato veramente un ottimo lavoro e non annoia mai.Voto 85 |
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4
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io ho questo album bellissimo niente filler solo grandi canzoni, voto 95/100 |
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3
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io questo lavoro lo trovo ottimo ed è uno dei miei preferiti di iggy pop, 85 |
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2
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Siamo qua anche e soprattutto per questo |
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1
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È da un po' che seguo la vostra webzine, volevo ringraziarvi per avermi fatto conoscere artisti che non conoscevo e suoni e ritmi che non avevo mai ascoltato. Approfitto di questa recensione per dirvelo perché Iggy Pop è uno dei miei artisti preferiti, anche se penso che il massimo lo abbia raggiunto all'inizio, con gli Stooges (I wanna be your dog, down on the street e search and destroy sono tra le cose più belle che il rock n roll ci abbia mai dato). |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Break Into Your Heart 2. Gardenia 3. American Valhalla 4. In The Lobby 5. Sunday 6. Vultur 7. German Days 8. Chocolate Drops 9. Paraguay
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Line Up
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Iggy Pop (Voce, Chitarra) Josh Homme (Voce, Chitarra, Piano, Synth, Mellotron, Basso, Percussioni) Dean Fertita (Chitarra, Piano, Synth, Basso) Matt Helders (Batteria, Percussioni, Cori)
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