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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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24/03/2018
( 971 letture )
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La scena di Canterbury è disseminata da decine di meteore, band che apparivano e scomparivano nell’arco di un anno, talvolta fondendosi con altri gruppi oppure lanciando nuovi progetti. Se questo è vero per tutta la scena, lo è ancor di più per l’ala più jazzistica della cittadina inglese. Proprio in quest’ultima è corretto inserire i Gilgamesh. Il gruppo nacque nel 1972 e vedeva arruolati il tastierista Alan Gowen, il principale compositore, il batterista Mike Travis, Jeff Clyne al basso, Morcombe alla chitarra e Alan Wakeman al sax. L’anno successivo, 3/5 della band uscirono, lasciando Travis e Gowen come unici sopravvissuti. Su suggerimento di Dave Stewart, membro fondatore degli Hatfield and the North oltre che ex membro di Uriel, Khan ed Egg, inserirono al basso una vecchia conoscenza degli appassionati di hard rock, Neil Murray e Phil Lee alla chitarra. Con questa formazione i Gilgamesh incisero solo una demo e, pochi mesi prima dell’inizio delle registrazioni del primo album, Murray uscì andando ad inserirsi nei Colosseum II. L’uscita di Murray liberò il posto facendo ricomparire Clyne nelle file della band. Finalmente nel 1975 il debutto. L’omonimo disco, oltre ai membri stabili della band, vide il già citato Dave Stewart come co produttore e Amanda Parsons degli Hatfield and the North, prestare la propria voce in due tracce. Alla fine dell’anno il gruppo si sciolse momentaneamente, in quanto Gowen prese parte al nascente progetto National Healt, per poi riformarlo due anni più tardi, incidere un nuovo disco e chiudere definitivamente il progetto Gilgamesh.
Il genere proposto è un puro jazz rock canterburyano, incentrato principalmente sulle tastiere di Gowen, che a tratti ricorda lo stile dei Return to Forever. L’ LP è suddiviso in 8 tracce, dove spiccano 3 suite collegate da brani di brevissima durata, fatta eccezione per Lady and Friend e Notwithstanding. La produzione è assolutamente minimale, a tratti si ha quasi l’impressione di trovarsi di fronte più ad una demo che ad un LP. Tale scelta permette però di apprezzare meglio la genuinità dei suoni. L’artwork è molto particolare e veramente unico nel suo genere. Quella che a prima vista sembrerebbe una scacchiera è in realtà un tabellone di un gioco di società a tema musicale. Per quanto non bellissimo esteticamente, va riconosciuta l’unicità dell’idea che contraddistingue senz’altro questo album dalla concorrenza. Gilgamesh apre proprio con una delle sopracitate suite che si articola in 3 movimenti, come è facilmente intuibile dal nome del brano. One End More è una intro molto jazzata di brevissima durata. Phil's Little Dance - For Phil Miller's Trousers è fortemente jazz rock, molto tirata e piena di virtuosismi di pregiatissima fattura. Worlds Of Zin, movimento che chiude la suite, è invece distensiva e viaggia verso i lidi della psichedelia. Qui troviamo la prima apparizione della voce di Amanda Parsons. Si prosegue con la già citata Lady and Friend una vera e propria ballad jazz, morbida, elegante e rilassante. Notwithstanding riattiva l’atmosfera con una ritmica sostenuta da una linea di contrabbasso incalzante che rimanda al funk. Arriving Twice è un brano di collegamento di brevissima durata, ma fornito di melodie dolci e delicate di matrice classica. Arriviamo dunque alla seconda suite, anch’essa divisa in 3 movimenti distinti. Island of Rhodes, come lascia presagire il titolo con un gioco di parole, vede il Fender Rhodes come strumento preponderante che danza intorno ad una struttura solida di basso che viaggia dritta e decisa costituendo di fatto la spina dorsale del brano. Paper Boat - For Doris vede ampliare il ventaglio dei suoni pur mantenendo sostanzialmente lo stesso mood del movimento precedente. Il discorso invece cambia in As If Your Eyes Were Open, dove, a seguito di un raddoppio di tempo, assistiamo ad un susseguirsi di soli velocissimi dove traspare l’immensa preparazione tecnica del quartetto britannico. For Absent Friends è una brevissima traccia di chitarra classica che esegue arpeggi estremamente rilassanti e ci prepara al brano più complesso ed articolato del disco. Anche questo caso viene riproposta la divisione in tre movimenti. We Are All rimanda pienamente alle atmosfere degli Hatfield and the North. Oltre le ottime ritmiche c’è da sottolineare la qualità delle soluzioni armoniche che risultano sempre interessanti e di grandissimo gusto. Someone Else's Food cambia totalmente ritmica e lascia al clarinetto il palcoscenico. Jamo And Other Boating Disasters - From The Holiday Of The Same Name porta a conclusione il brano con gli strumenti che sostengono i celestiali vocalizzi di Amanda Parsons. Just C è un brevissimo solo di pianoforte che svolge funzione di outro.
I Gilgamesh con questo lavoro hanno inserito un altro piccolo tassello nel mosaico di Canterbury. Non è un disco imprescindibile, né particolarmente innovativo, ma è molto diretto e di facile ascolto, pur non essendo affatto semplice a livello tecnico e armonico. Proprio per questa caratteristica può essere uno strumento utile a chi non è troppo avvezzo all’ala più jazz del prog canterburyano. Quindi tirando le somme è un bel disco che regala ottime emozioni, pur non essendo una pietra miliare del genere.
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INFORMAZIONI |
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Caroline Records / Virgin Records
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Tracklist
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1. One End More / Phil's Little Dance - For Phil Miller's Trousers / Worlds of Zin 2. Lady and Friend 3. Notwithstanding 4. Arriving Twice 5. Island of Rhodes / Paper Boat - For Doris / As If Your Eyes Were Open 6. For Absent Friends 7. We Are All / Someone Else's Food / Jamo And Other Boating Disasters - From the Holiday of the Same Name 8. Just C
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Line Up
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Phil Lee (Chitarra) Alan Gowen (Tastiere, Clarinetto) Jeff Clyne (Basso) Michael Travis (Batteria)
Musicisti Ospiti: Dave Stewart (Co-produzione) Amanda Parsons (Voce)
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RECENSIONI |
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