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Grave Upheaval - Untitled
25/03/2018
( 1008 letture )
A distanza di cinque anni da un debuto molto apprezzato dagli amanti delle sonorità death più oscure, tornano in scena i Grave Upheaval, misterioso duo composto da membri che si muovono tra Portal, Temple Nightside ed Impetuous Ritual. L’unico di sappiamo qualcosa è il batterista, che mentre qui preferisce non rivelare l’identità, nei Portal è noto come Tempus Fugit. Discorso completamente opposto per il compagno chitarrista/bassista/cantante, di cui non sappiamo davvero nulla.

Questa mania di restare nell'anonimato, di creare quell’aura misteriosa e occulta, si riflette anche sulle scelte che riguardano titolo dell’album e brani; come per il disco del 2015 infatti, anche questo lavoro degli australiani non ha titolo, motivo per cui, ancora una volta, è “intitolato” Untitled (o Untitled II). I brani invece, pur non avendo gli stessi “titoli” del disco precedente, sono più che altro una numerazione che riprende da dove era stata interrotta. Insomma, i due s’impegnano davvero tanto a non apparire come persone socievoli e solari… E ci riescono, perché la musica proposta è di quanto meno solare e arioso ci sia. Il black/death dei due è infatti costruito più come un album ambient che come un disco di genere, ma spieghiamo meglio; i riff sono per lo più semplici, monotoni, ripetuti svariate volte e impostati più sull’accompagnamento che su altro. Dimenticate soluzioni dinamiche, varietà compositiva o, come forse alcuni crederanno, uscite schizofreniche di scuola Portal. I due quindi puntano tutto, o meglio dire, solo ed esclusivamente sul ricreare quell’atmosfera infernale tanto a cara a gruppi di questo tipo. Viene da chiedersi se abbia davvero senso citare qualche brano in particolare, motivo per cui non verrà fatto; Untitled è un album che difficilmente può essere apprezzato solo in parte. La sua forma è tremendamente rivolta solo ed esclusivamente ad un tipo di ascoltatore, inutile avvicinarsi ad un lavoro simile se si cerca un minimo di varietà compositiva. In ogni caso, va detto che le atmosfere sono piuttosto suggestive e i nostri riescono nel loro intento; la scelta dei suoni sulle chitarre è azzeccatissima (sporche, poco chiare), così come la prova al microfono è tanto strana quanto efficace. Non aspettatevi un vero e proprio cantato in growl, ma più che altro, si ha a che fare con quelli che sembrano essere sussurri e delle urla cariche di reverbero. Viene da chiedersi se il duo abbia mai scritto un testo o se si siano lasciati trasportare dal “sentimento”. I brani sono per lo più costruiti su tempi che alternano momenti più incisivi, in cui i riff si sembrano prendere più forma, ad altri più funerei, che sono poi le situazioni in cui l’aspetto più “ambient” della proposta prende forma e convince pienamente anche grazie alla voce, che in alcuni punti assume quasi un tono da rituale (vedi ad esempio II-IV, II-V).

«The songs on the album are all based around spells of necromancy – they describe the ritual and then cast the spell. This particular song describes the process of crafting the athame that is to be used in a banishing ritual. An athame is a black handled blade that is used in ceremonial magick to channel and direct psychic energy. The rituals used throughout the album are presented in our own 20 page grimoire featuring the spells transcribed in a code and accompanied by a talismanic sigil with artwork revealing the instruments and processes used in each ritual.» [Grave Upheaval]

Untitled è un album per pochissimi ascoltatori, ed è complicato dare una valutazione numerica; chi ha apprezzato e stravede per il debutto, non potrà che essere soddisfatto dal nuovo lavoro degli australiani. Tutti gli altri invece, potrebbero trovare il lavoro piuttosto noioso, privo di sostanza e che sembri non arrivare mai al dunque. Che lo stile dei Grave Upheaval li porti ad essere prolissi, è vero (tenente a mente che si parla di circa un’ora di musica), ma come detto in precedenza, si ha a che fare con un lavoro che sembra concentrarsi più sugli aspetti suggestivi ed evocativi del black/death e del doom che sulla sua forma più fisica e materiale. Per pochissimi.



VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
79.33 su 3 voti [ VOTA]
Noctu
Martedì 17 Agosto 2021, 21.28.13
1
Un voto lettori così basso e neppure un commento? Mi chiedo come si possa restare indifferenti di fronte a una band e a un album di questo tipo... Sia supporters che haters non hanno proprio nulla da dire?! Strano... Secondo il mio modesto parere questo album é davvero particolare. Black, Death e Doom qui sono destrutturati, come é giustamente detto in sede di recensione,da un taglio Ambient, quasi come le partiture degli album di Nortt con l'aggiunta di occasionali blast-beats e l'uso del tremolo picking. Ma, per certi versi, le atmosfere qui tendono ad essere più inquiete e malate che non funeree. Certo questo tipo di "Metal" lascerà a casa i maniaci dei tecnicismi. L'apparente semplicità compositiva é una costante intenzionale per creare queste atmosfere morbose. Ma ho detto apparente non a caso. Infatti suonare in modo estremo ci riescono in tanti, ma farlo con gusto e con i dovuti accorgimenti ci riescono in pochi. Per quanto mi riguarda, i Grave Upheaval rientrano nella seconda frangia e questo album é veramente geniale (come il resto della discografia). Consigliato vivamente a tutti coloro che apprezzano la musica "d'atsmosfera". E a tutti quelli che in genere apprezzano musica più immediata, consiglio di smettere di ragionare per luoghi comuni, di aprire la propria mente e cercare di andare fino in fondo per capire ciò che c'è realmente dietro a band di questo tipo. Non tutto é ciò che sembra...
INFORMAZIONI
2018
Nuclear War Now! Productions
Death / Black
Tracklist
1. II-I
2. II-II
3. II-III
4. II-IV
5. II-V
6. II-VI
7. II-VII
8. II-VIII
Line Up
- (Voce, Basso, Chitarra)
- (Batteria)
 
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