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Sonic Prophecy - Savage Gods
25/03/2018
( 863 letture )
Poche tematiche, esistenti o inventate che siano, possono vantarsi di andare a braccetto con l’immaginario heavy metal tanto quanto la vetero-rappresentazione conflittuale del Divino: il Dio pagano per eccellenza, Odino, fonte di energia e sostegno (in coelis) per l’umano combattente in terris, lo scontro tra diverse generazioni di Dei rappresentato dagli antichi nella Titanomachia e la loro successiva intercessione nelle guerre degli uomini sono tutti elementi che ben si sposano con le sonorità e l’attitudine primaria del nostro genere preferito. I Sonic Prophecy, da veri “defender” quali effettivamente sono, non potevano esimersi dal ripresentarsi in pista con un nuovo lavoro incentrato sul suddetto argomento e lo fanno pubblicando Savage Gods. L’aggettivo “savage” mette le cose in chiaro a proposito degli intenti bellici di questi non meglio specificati Esseri superiori e si ricollega al carattere antropomorfico tipico delle rappresentazioni classiche, perciò enti sicuramente superiori ma distanti anni luce dalla perfezione di cui è connotata qualsiasi idea di Dio accettata odiernamente; da qui la possibilità per questi antichi Dei di assumere comportamenti al limite del selvaggio esattamente come accade all’Uomo. Quello che abbiamo tra le mani è un album in tutto e per tutto coerente con le due precedenti pubblicazioni con un’unica eccezione che individuiamo nella riduzione massiccia di suoni sinfonici e di soluzioni al limite del folk rispetto ad Apocalyptic Promenade, una mossa che va a discapito della varietà espressa in questa nuova pubblicazione e rivaluta in positivo il lavoro pubblicato nel 2015. Un maggiore coraggio nel perseguire l’interessante strada intrapresa tre anni fa senza stravolgere alcunché avrebbe donato nuova linfa ad un prodotto comunque interessante.

I Sonic Prophecy stessi definiscono la propria musica come heavy metal misto a tematiche power ma, per quel poco che vale, parlare di epic metal sarebbe più corretto. La band proveniente da Salt Lake City struttura il proprio sound attorno a ritmi cadenzati, atmosfere cariche di pathos e rimandi a colossi del passato come Maiden, Manowar e Iced Earth; in Savage Gods non vi è spazio né per ballate né per mitragliate ai trecento all’ora, tutto si svolge principalmente sul classico mid-tempo sopra il quale si staglia la voce carismatica e teatrale di Shane Provstgaard, capace di raggiungere altezze notevoli. La produzione è ottima, ogni strumento è perfettamente udibile e a beneficiarne è l’equilibrio generale. Ciò che lascia l’amaro in bocca alla fine dell’ascolto è la mancanza del guizzo vincente, la sensazione che a questo giro il complesso statunitense si sia limitato al compitino e non abbia aggiunto nulla a ciò che fu realizzato in precedenza anzi, al contrario, abbia banalizzato la propria proposta. Anche dopo parecchi ascolti Savage Gods non decolla ma a onor del vero nemmeno sprofonda: la tracklist è un continuo saliscendi di emozioni contrastanti, alternando brani riusciti e coinvolgenti come Night Terror e A Prayer Before Battle ad altri piatti e anonimi come Chasing the Horizon e Dreaming of the Storm ad altri ancora appena sufficienti come ad esempio Man the Guns. Le potenzialità sono ben visibili e affiancate da una discreta tecnica individuale, purtroppo è riscontrabile qualche lacuna di troppo nella fase di songwriting che porta delle volte ad un minutaggio esagerato in cui si procrastina il finale, altre volte a ripetizioni fini a se stesse del ritornello (come nella title-track). Possiamo dunque asserire senza tema di smentita che il lavoro distribuito dalla torinese Rockshots Records risulti come un variegato intreccio di pregi e difetti, la qual cosa potrà andar bene al die hard fan del gruppo o del genere, ma sicuramente non all’ascoltatore occasionale.

Non è facile risultare freschi all’interno di un universo iperinflazionato da meri epigoni di ciò che fu come quello del metal moderno; d’altronde la vulgata ripetuta a gran voce su internet, in radio e ovunque ci sia qualcuno in ascolto suole nel ripeterci che è già stato detto tutto, mettendo le mani avanti in una sorta di giustificazione non richiesta. La verità è che la capacità di scrivere canzoni è una componente slegata dai canoni di qualsiasi genere e se è presente quella, il risultato sarà buono anche senza risultare innovativi. I Sonic Prophecy questa capacità la possiedono e hanno tutte le carte in regola per continuare la propria dignitosissima carriera, ma l’impressione che siano scesi in campo col freno tirato c’è tutta (riascoltarsi Legendary dal platter precedente per notare le differenze). Che la colpa sia imputabile al cambio di formazione è da escludere dato che i maggiori compositori rimangono Provstgaard e Goodman con apporto del nuovo batterista Matt Lefevre anche in fase di produzione. Non ci resta quindi che attendere il prossimo capitolo per capire su quali binari la band deciderà di proseguire.



VOTO RECENSORE
67
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2018
Rockshots Records
Heavy/Epic
Tracklist
1. Savage Gods
2. Night Terror
3. Unholy Blood
4. Dreaming of the Storm
5. Man the Guns
6. Walk Through Fire
7. A Prayer Before Battle
8. Iron Clad Heart
9. Man and Machine
10. Chasing the Horizon
Line Up
Shane Provstgaard (Voce)
Darrin Goodman (Chitarra)
Sebastian Martin (Chitarra)
Ron Zemanek (Basso)
Matt LeFevre (Batteria)
 
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