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Mournful Congregation - The Incubus of Karma
03/04/2018
( 3363 letture )
In una scena come quella metal, contraddistinta diremmo quasi geneticamente dall’avvicendarsi frenetico di un numero incalcolabile di band protagoniste di improvvise epifanie e rovinose cadute spesso a strettissimo giro di posta, esistono alcune realtà che di contro riescono, nonostante i numeri piuttosto esigui, ad innalzarsi come dei punti fermi di un intero genere. Esse garantiscono una costanza qualitativa ascrivibile non solo a quanto prodotto nel passato, ma altresì ai lavori più recenti, rimarcando quell'incolmabile distanza che ci spinge a rappresentarli come dei giganti proprio come le vetuste giogaie che mantengono la loro imponenza di fronte all'incombere delle stagioni e degli anni, i quali d'altra parte dettano un'unica imparziale legge nei riguardi di tutta la materia vivente. Una band unica e straordinaria come i Mournful Congregation racchiude esattamente tali connotati: ogni loro disco corrisponde infatti ad un portale unico e irripetibile, in grado di proiettare la psiche nelle sue declinazioni più profonde, alterandola mediante intrecci armonici raffinati e strutture articolate. Con simili tratti distintivi, la formazione di Adelaide potrebbe quindi essere relegabile nella frangia “nobile” del funeral, ovvero quella più incline a setacciare gli anfratti più melodici di questo genere (in opposizione a quanto fanno gli Esoteric ad esempio); eppure, pur risultando in un certo senso più “appetibile”, il discorso musicale intrapreso dal gruppo ha attecchito piuttosto lentamente (pur garantendo al contempo una certa gradualità in termini di crescita), nonostante i puntuali riconoscimenti da parte della critica e dei die-hard delle sonorità ultra slow, complice probabilmente, nell'insieme delle contingenze, l'appoggio nella prima fase della carriera di una piccola etichetta, la giapponese Weird Truth Productions, che in questa decade ha finalmente ceduto il timone alle più ben rodate Osmose Productions e 20 Buck Spin.

In sede introduttiva abbiamo citato il termine qualità, e per i Mournful Congregation questo attributo ha dovuto costantemente fare i conti con delle dilatazioni temporali piuttosto consistenti affinché raggiungesse la sua massima espressione all'interno di ogni lavoro; anche in quest'ultima fatica del combo, intitolata The Incubus of Karma, non si assiste ad alcuna eccezione in tal senso, così come non ve ne sono a livello di aspettative, nuovamente ed ampiamente soddisfatte da una band che non ne vuole sapere di abbandonare il suo imperturbabile stato di grazia.

Con i tre minuti dell’opener The Indwelling Ascent, si imbocca un tunnel ponendosi di fronte alle leghe di distanza che ci separano dalla sua uscita: intorno ai primi dolenti accordi ecco comparire il delicato assolo in delay di Hartwig ed insieme ad essi iniziano a materializzarsi i primi brividi lungo la spina dorsale. Whispering Spiritscapes oltrepassa quindi il confine del limbo. La prima sezione sembra riemergere, seppur adeguatamente rivestita della personalità della band australiana, dagli ormai remoti anni '90 e l'aria si cosparge di riff cinerei ai quali con prontezza si contrappongono le venature malinconiche dettate dalle linee soliste delle chitarre. Un ponte in cui la sezione strumentale e la voce di Damon Good convergono sul clean (ed in questo caso il timbro del signore in questione risulta particolarmente vicino a quello di Aaron Stainthorpe), sospendono ed infine ricongiungono il brano alle sue atmosfere plumbee, calcando stavolta su un crescendo che, dopo un susseguirsi di frasi scoscese e tormentate affiancate da un registro vocale che espande il proprio range sullo screaming, trabocca sui toccanti intrecci delle due sei corde portandolo dunque alla sua magistrale chiusura. L'incedere degli accordi flemmatici e solenni di un organo ci introducono The Rubaiyat, traccia che si ispira all'omonima raccolta di quartine del poeta persiano Omar Khayyam, curiosamente divenuta molto popolare alla fine degli anni '40 in Australia. Ancora una volta la performance di Good risulta impeccabile ed al contempo particolarmente sentita nella sua opera di rinforzo della componente strumentale. L'improvvisa connessione con il fulcro del pezzo lascia letteralmente smarriti così come le penetranti linee melodiche ed il growl profondo di Damon, praticamente perfetti nel far trasudare ai minuti una carica di afflizione che solo i maestri di questo genere sono in grado di impartire. Un'ulteriore caratteristica dei Mournful Congregation consiste nella loro capacità di riuscire a creare con assoluta coerenza e naturalezza delle continue transizioni tonali. Nella fattispecie, a partire da circa 8:50, si riscontrano una successione di esempi piuttosto eloquenti in cui la classe nel songwriting della formazione domina e direziona un brano a proprio piacimento con gusto, complessità ed eleganza, concludendolo sulle fluttuazioni soliste a configurarsi quali uno degli elementi vincenti di questo lavoro.
Giusto per rafforzare questo concetto, ecco un'altra parentesi in cui si può apprezzare tale peculiarità: la titletrack rappresenta infatti un intermezzo strumentale in cui affiora nuovamente l'intervento di Hartwig ad incorniciare mirabilmente gli struggenti arpeggi che lentamente scandiscono e materializzano il brano. Con Scripture of Exaltation and Punishment e A Picture of the Devouring Gloom Devouring the Spheres of Being si giunge dunque al nocciolo più denso ed ostico, considerato il minutaggio mostruoso da affrontare; in particolare la prima delle due tracce, con il suo riffing brutale in apertura, rimarca le sfaccettature più violente della band che, anche in questo contesto, preferisce non scadere nella monotematicità, inserendo delle brillanti incursioni melodiche che all'evolversi della traccia divengono infine la componente dominante. Chiudono monumentalmente gli strascichi funerei di A Picture of the Devouring Gloom Devouring the Spheres of Being ai cui imprevedibili rintocchi di accordi affiancati da un growl lacerante si contrappongono puntualmente le suggestive epèntesi delle chitarre della premiata coppia Good & Hartwig.

Fedeli a se stessi ed al contempo evidentemente poco propensi ad adagiarsi sulle caratteristiche ormai rodate del proprio songwriting, i Mournful Congregation con The Incubus of Karma hanno confezionato un ennesimo coraggiosissimo tassello-capolavoro da annettere orgogliosamente alla loro discografia per il merito di aver esteso ed esaltato i connotati più melodici e raffinati del loro particolare modo di concepire il funeral. Da una produzione più solida e definita (pur rimarcando il fatto che sempre di doom si sta parlando), al cambio di registro di Good nel growl aggiungendovi un utilizzo più prevalente del clean e dello screaming (Whispering Spiritscapes) per quanto riguarda l'impianto vocale, fino ai bellissimi segmenti solisti di Hartwig, l'insieme di questi fattori allargano ulteriormente il campo emozionale convergendo al contempo con coerenza verso lo stesso fine maieutico, ovvero far fuoriuscire inesorabilmente proprio quelle declinazioni profonde dell'Essere di cui si disquisiva in sede introduttiva. In tre anni di scritti è la prima occasione in cui, al cospetto di un lavoro di recente pubblicazione, la penna del recensore sente di non dover avanzare dubbi o farsi trattenere da riserve; al contrario ed invero, sussiste la sola certezza che The Incubus of Karma simboleggia l'ennesimo blocco di oro nero che consacra definitivamente i Mournful Congregation quali una delle massime espressioni del funeral. Invincibili.



VOTO RECENSORE
90
VOTO LETTORI
89.16 su 12 voti [ VOTA]
LUCIO 77
Martedì 29 Dicembre 2020, 21.08.47
25
Ho ascoltato poco fa questo Album, riprendendo ad addentrarmi in questo genere, per Me pressoché sconosciuto fino a pochi giorni addietro.. Anche in questo caso, di Funereo sinceramente non ho percepito molto.. Io mi rapporto ai Thergothon per fare una comparazione ed anche qua stessa cosa: Tante atmosfere malinconiche e crepuscolari.. Chiudo gli occhi ed ascoltando la musica, vedo Paesaggi innevati, promontori che tendono all'orizzonte ma non processioni funebri o catacombe... La lentezza c'è in qualche passaggio con il "vocione", ma poca cosa nell'arco della durata del Lavoro.. Comunque Ottima Band.. Da tenere in considerazione per ascolti futuri...
Nemo
Martedì 29 Dicembre 2020, 13.13.40
24
Invincibili. La parola perfetta per la band perfetta. In questo album ogni cosa é al posto giusto. Ritmi, melodie, arpeggi: il pathos arriva in alto. La title-track da sola vale l'acquisto dell'album: la melodia intessuta da Justin é quanto di più emozionante io abbia mai ascoltato!! Per me, questo é il loro miglior album, anche meglio di The Monad Of Creation. E sono curioso di ascoltare la nuova direzione che prenderà la nuova produzione che é attualmente in cantiere...
5-HT
Domenica 17 Giugno 2018, 20.22.20
23
@6 ciao, leggo solo ora il tuo commento. Conosco il primo dei Tyranny, nonostante siano pesantissimi le strutture dei pezzi mi sembrano piuttosto snelle e li sento molto "tonali". Gli Esoteric invece si spingono decisamente oltre; in ogni canzone non riesci mai a prevedere come si chiudono le progressioni degli accordi (tra l'altro belli carichi di diminuite o eccedenti), la loro bravura sta proprio nel farti sembrare armonico ciò che nei fatti non è
Mauro
Mercoledì 18 Aprile 2018, 21.20.10
22
Recensione scritta bene bravo.Disco ottimo per il genere proposto.Una delle migliori nuove band e realtà in circolazione che propone un doom di ottima fattura.Voto 80
Demon666
Martedì 10 Aprile 2018, 14.35.15
21
Gran bel disco quasi in linea alla precedente uscita , "Lercio" a casa mia se una cosa non piace non la si ascolta e punto senza perdere tempo commentando negativamente
d.r.i.
Venerdì 6 Aprile 2018, 23.09.59
20
Ce ne faremo una ragione
Lercio
Venerdì 6 Aprile 2018, 22.40.56
19
Bah, questo genere è una rottura di cojoni infinita non riesco ad ascoltarlo per più di 2 minuti Da deperimento organico
d.r.i.
Giovedì 5 Aprile 2018, 15.53.25
18
I grandi When Nothing Remains a me piace il disco stroncato, quindi non sempre son d'accordo e meno male...già sono stato accusato di essere un deus ex machina di Metallized che controllava le menti se poi concordassi sempre con voi cosa sarei? un leccaculo (cit)?
Red Rainbow
Giovedì 5 Aprile 2018, 14.32.50
17
@Jan Hus: effettivamente d.r.i. ha centrato il punto, abbiamo cercato di fare scelte mediamente oculate sui titoli da proporre, rinunciando a volte a qualche "stroncatura" che avrebbe sicuramente riequilibrato la media complessiva delle valutazioni delle uscite del genere, anche perchè contemporaneamente l'altra anima del raggio d'azione della redazione (stoner, sludge e post metal) reclama attenzione per titoli imprescindibili e le penne pronte alla scrittura non sono una legione (l'occasione era troppo ghiotta, per non lamentarmi e sollecitare nuovi arrivi in calce ai bandi, per darci una mano ). Comunque, quando ci è sembrato il caso non abbiamo evitato di brandire il machete (aspetto ancora l'assoluzione di d.r.i. per i When Nothing Remains... )
d.r.i.
Giovedì 5 Aprile 2018, 13.59.30
16
@Jan Hus: a parte qualche voto alto, che nelle rece ho già "contestato" come detto da Red la redazione credo abbia fatto scelte oculate essendo molto di nicchia. Non è come il thrash dove vengono recensite anche 'porcate' ma solo grandi dischi Funeral/doom tipo questo, Hallatar (mamma mia non ha preso sopra il 90 e per me è sbagliato), Doom:VS. Da qui forse l'anomalia di voti alti ma perchè scremati all'origine.
Jan Hus
Giovedì 5 Aprile 2018, 13.51.40
15
Grazie del chiarimento (senza riferimenti alla stupidità, come l'intelligentone lì sotto). Non sono stato preciso, ma intendevo riferirmi al fatto che i voti al doom sono in genere tutti molto alti (anche se non arrivano a 90). Il che mi pare anomalo, ma non intendevo fare polemica (semmai contribuire alla maggiore articolazione dei voti e delle recensioni nel genere).
Red Rainbow
Giovedì 5 Aprile 2018, 12.01.06
14
Mi permetto di intervenire per fare un minimo di punto della situazione sul versante "redazionale" del funeral, almeno per gli ultimi quattro anni in cui ho seguito personalmente assegnazioni e recensioni. 1) Credo che vada atto a Metallized di aver puntato su una definizione molto puntuale del genere, circoscrivendone i confini con una "stringatezza" forse addirittura eccessiva rispetto alla vulgata comune (giusto per fare un esempio, confrontate su altre webzine la definizione di Monotony Fields degli Shape of Despair o Songs from the North III degli Swallow the Sun), al punto che, in quattro anni, il sottoscritto ha assegnato l'etichetta funeral a tre (TRE) lavori, di cui tra l'altro uno in area rispolverati (The Monad of Creation, proprio dei Mournful C), mentre Michele con quest'ultimo è fermo a due (DUE). 2) Per le valutazioni segnalo che solo questo The Incubus e il già citato The Monad hanno raggiunto la fatale "decina 9" (entrambi dei Mournful e per cui non avrei timore di affrontare il Tribunale Supremo del Pentagramma, per difendere i voti assegnati ), segno evidente che, oltre a una selezione strettamente quantitativa, anche sul fronte qualitativo siamo tutt'altro che larghi di maniche col genere. 3) Uscendo dall'ambito strettamente Funeral e passando all'obiezione di Jan Hus, segnalo che, PER L'INTERO AMBITO DOOM, in questi quattro anni, al netto dei rispolverati, il sottoscritto ha assegnato un (UNO) over 90, mentre Michele è ancora fermo a zero (ZERO), dunque alla prova di fatti e dati non è sostenibile ipotizzare un eccesso di magnanimità dei recensori nei confronti dei paladini dei propri (peraltro fieramente) amati generi...
Punto Omega
Giovedì 5 Aprile 2018, 11.16.19
13
Buon disco, sugli standard dei Mournful Congregation (top del genere), inferiore al suo predecessore The Book Of Kings che comunque considero il miglior album di funeral doom di tutti i tempi. Una garanzia.
sicktadone
Giovedì 5 Aprile 2018, 9.04.32
12
A me sembra il contrario Kuru, molta roba Funeral viene spinta a prescindere e ancora io mi interrogo sul perchè di certi voti, non solo qui, sempre sopra la media.
d.r.i.
Giovedì 5 Aprile 2018, 8.54.19
11
@Kuru: quoto al 101%, esiste in giro tanta merda Funeral che nemmeno lo si immagina.
Kuru
Giovedì 5 Aprile 2018, 7.21.19
10
Interrogarsi su come sia possibile un voto tanto alto "a prescindere dai meriti di questo album" lo trovo' ridicolo. Quest'album è bello perché è suonato dai Mournful Congregation all'apice della forma, non perché è Funeral Doom. A differenza di altri generi il Funeral è un genere completamente meritocratico, dove l'immondizia resta sul fondo e i capolavori vengono celebrati dagli appassionati con vigore, data la relativamente ristretta cerchia di aacoltatori. Ma ancora, anche per un non amante del genere The Incubus of Karma possiede uno spessore, una poesia, una profondità e una varietà di influenze che non può lasciare indifferenti.
Mauroe20
Mercoledì 4 Aprile 2018, 22.00.22
9
Acquistato sabato nel mio negozio di fiducia, lo ascolterò appena riesco.
Jan Hus
Mercoledì 4 Aprile 2018, 20.44.57
8
Altro album doom con voto superiore a 90, mi chiedo solo se sia possibile, a prescindere dai meriti di questo album.
Ubik
Mercoledì 4 Aprile 2018, 19.58.33
7
Un disco meglio dell'altro, enormi...
gamba.
Mercoledì 4 Aprile 2018, 19.15.17
6
oddio, l'ultimo album degli esoteric è ben ricco di parti melodiche (tra l'altro quand'è che sfornano un nuovo album mannaggia), se penso ad un gruppo da mettere in opposizione mi vengono in mente, per quel poco che li conosco, i tyranny. con i mournful sono indietro, ho ascoltato qualche mese fa the june frost è l'ho trovato magico, sicuramente ascolterò anche questo.
5-HT
Mercoledì 4 Aprile 2018, 18.33.57
5
Sto ascoltando proprio loro e confermo le tue impressioni .. A breve spero leggerai anche la loro rece
Pacino
Mercoledì 4 Aprile 2018, 15.42.48
4
Anche io non li conoscevo, bel disco Death Doom, un'altro che dovreste recensire è il nuovo Hooded Menace, fantastico album pure quello.
Galilee
Mercoledì 4 Aprile 2018, 13.03.55
3
Bravi cazzo. Purtroppo non ho nulla di loro. Dovrò recuperare
d.r.i.
Mercoledì 4 Aprile 2018, 11.32.47
2
Lo sto aspettando e poi lo ascolterò con calma e depressione
Red Rainbow
Mercoledì 4 Aprile 2018, 10.34.28
1
Album strepitoso di una band che non conosce non solo la mediocrità o il "mestiere", ma nemmeno piccoli e per (quasi) tutti fisiologici cali di tensione. Sottoscrivo ogni parola della rece di Michele, per il sottoscritto finora è l'album dell'anno...
INFORMAZIONI
2018
Osmose Productions
Funeral Doom
Tracklist
1. The Indwelling Ascent
2. Whispering Spiritscapes
3. The Rubaiyat
4. The Incubus of Karma
5. Scripture of Exaltation and Punishment
6. A Picture of the Devouring Gloom Devouring the Spheres of Being
Line Up
Damon Good (Voce, Chitarra, Basso, Tastiera)
Justin Hartwig (Chitarra)
Ben Newsome (Basso)
Tim Call (Batteria)
 
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