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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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Sentenced - Shadows of the Past
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28/04/2018
( 2531 letture )
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Wasted years left behind as an old man nears to death praying his lord to forgive him for the sins he never committed
Ombre del passato. Sono quelle dei nostri rimpianti, quando gli effetti dello scorrere inesorabile del tempo ci mettono di fronte alla caducità della nostra esistenza. È in quel momento che emergono le umane contraddizioni e la paura dell'oblio, che spinge l'uomo a rifugiarsi nella speranza che delle entità superiori abbiano qualcosa in serbo per lui oltre la vita. Sono ombre del passato anche i momenti bui della giovinezza, quando mille coincidenze negative si coalizzano per rallentare la nostra strada, se non direttamente per sbarrarla. Insomma, sono diverse le declinazioni che i Sentenced hanno voluto dare a questi echi di un tempo che fu, e -a suo modo- lo stesso Shadows of the Past rappresenta l'eco (molto rumoroso) di un'era finita. L'esordio di una band oggi sciolta, che allora suonava un genere diverso da quello che l'avrebbe reso famosa e che dietro al microfono aveva un membro fondamentale oggi purtroppo venuto a mancare. Un'ombra proveniente da quasi ventisei anni fa, ma tutt'oggi apprezzabile e netta.
Shadows of the Past è un disco death che suona solo apparentemente grezzo. La proposta dei quattro di Muhos è sì violenta, ma nel contempo rimane chirurgica e sorprendentemente raffinata, specie se consideriamo il fatto che fu incisa da musicisti allora tutti tra i diciotto e i vent'anni. Le secche ritmiche di chitarra del duo Tenkula/Lopakka si rincorrono senza tregua ai due estremi dell'immagine stereo, spaziando tra serratissimi power chord in palm mute, accordi talvolta più lunghi e inquieti e soprattutto si intervallano ad arpeggi armonicamente ben costruiti e rapidissime svisate soliste di Miika. Non mancano degli sporadici momenti più “ambient” (il termine di Rotting Ways to Misery o l'intro della successiva The Truth) dove vengono impiegate delle combinazioni di chitarra acustica e tastiere. Taneli Jarva rincorre -sostanzialmente- i due colleghi dotati di più corde, ma lo fa con un groove considerevole e azzardando -in rari momenti- delle partiture più complesse che lo fanno ben figurare (Suffocated Beginning of Life). Il tutto collaborando in modo proficuo con quella “mitragliatrice” che risponde al nome di Vesa Ranta. Il drummer finnico ha qui lasciato sfogare tutto il suo repertorio di figure estreme, tra cui spicca una padronanza quasi perfetta del doppio pedale, una gran velocità nel combinare i fusti (anche se con filler tutto sommato lineari) e un uso abbondante dei piatti anche per tenere il tempo. Le sue parti risultano piacevoli anche senza che impieghi mai eccessivamente figure più abusate come il blast beat e soprattutto grazie alla cura di inserire piccole variazioni anche nei momenti meno serrati. Dietro il microfono troviamo peraltro Miika Tenkula, che dimostra di essere in grado di produrre un growling profondo e gutturale piuttosto apprezzabile, seppur un po' monocorde nell'interpretazione. Elemento interessante sarà poi il fatto che nel successivo North From Here l'incombenza di cantare passerà al bassista Taneli Jarva, mentre Miika si limiterà esclusivamente a suonare la chitarra.
La produzione di Shadows of the Past è assolutamente gradevole per essere un disco death uscito nei primi anni Novanta. Colpisce da subito la presenza in primo piano delle chitarre ritmiche, possenti pur nella loro equalizzazione a V (con le frequenze medie tra 300 hz e 2Khz parecchio tagliate). Le alte frequenze tendono ad impastarsi un po' con i piatti della batteria, forse l'unico elemento un po' confuso in mezzo ad un drumkit definito, con i fusti secchi e ben distinguibili. Il basso, per quanto un po' in secondo piano, emerge abbastanza nella parte più grave delle sue frequenze di competenza e gonfia adeguatamente l'insieme. C'è qualche sporadico -pessimo- effetto di tastiera buttato a caso e una fase resa un po' impastata dalla voce, ma per il resto si tratta di una produzione ben fatta e che suona comunque grezza al punto giusto. Persino il mastering non ha per nulla “pompato” la loudness del disco, che preserverebbe delle dinamiche più che intellegibili, non fosse che già gli strumenti siano stati parecchio compressi in fase di mix (se non di registrazione).
L'esordio dei Sentenced è un disco che non passa inosservato. Derivativo come parte della loro prima produzione, pur nel loro modo di declinare il death metal che continuerà anche con il successivo North From Here, ma incisivo e con già ben evidenti le capacità compositive del duo Tenkula/Lopakka. Imprescindibile per i fan del gruppo (specie quelli della prima ora), ben più che interessante per chiunque apprezzi il death metal delle lande nordiche.
living in emptiness torture of the timeless into the black pieces of total chaos and sorrow
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6
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Che disco ragazzi un esordio potente pieno death metal |
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5
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disco di una certa importanza, altro che 78 |
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4
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Bel debutto, anche se i Sentenced che amo dono quelli della svolta gothic |
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3
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una pietra di finnish death metal, quando ancora la melodia non aveva intaccato i Sentenced. 89 |
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2
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Buon album e anche importante dato che segna l'esordio di una grande band. Per me un 7 pieno va piu che bene, dato che col successivo North from here faranno un discone da paura ( x me ). |
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1
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Grande debutto dei finnici, Death primordiale e dinamico. Voto 80 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. When the Moment of Death Arrives 2. Rot to Dead 3. Disengagement 4. Rotting Ways to Misery 5. The Truth 6. Suffocated Beginning of Life 7. Beyond the Distant Valleys 8. Under the Suffer 9. Descending Curtain of Death
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Line Up
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Mika Tenkula (Voce, Chitarra) Sami Lopakka (Chitarra) Taneli Jarva (Basso, Voce) Vesa Ranta (Batteria)
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RECENSIONI |
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