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The Locust - Plague Soundscapes
05/05/2018
( 1301 letture )
La fantascienza finge di guardare dentro il futuro, ma in realtà guarda il riflesso della verità davanti a noi. Spesso lo fa con occhi composti, caleidoscopici e dalle forme straordinarie, mostruose al giudizio di chi ne subisce l'attacco improvviso. Un'invasione di oggetti volanti ben identificati che, in sciame, sbranano e annientano l'operato dell'uomo.

Partendo dal genio visionario del romanziere Ray Bradbury (sua la citazione in incipit), all'interno dell'irrazionalità della galassia The Locust, la finzione assume un carattere grottesco, fatto di costumi palesemente lo-fi, di deformità marziane, di salsicce volanti, di cyber-penetrazioni, cazzi, trivelle e altri fabliaux spaziali; e il loro contrapposto songwriting matematico, sclerotico, perfettamente meccanizzato e subissato di onde aliene e sinusoidi distorcenti, fa di questa band uno degli X-files più gratificanti e coinvolgenti del nuovo millennio.

Nessuna incredibile rotta verso l'ignoto: sul piano musicale, i nostri vantano una tecnica sopraffina. Basti sottolineare la performance del funambolico Serbian dietro le pelli (Cattle Decapitation, Zu, Dead Cross), che da solo vale il prezzo del biglietto, con le voci a corredo, strazianti e lamentose, di mister Justin Pearson, timoniere sin dagli anni 90 della temibile scena screamo, noise e powerviolence di San Diego grazie alla sua etichetta Three-One-G, che vanta un roster dai Metz ai Bastard Noise passando per Black Dice e Arab on Radar, giusto per citare il crocevia di popoli, tendenze e culture. Sin dalla seconda metà degli anni novanta, il loro hardcore caotico e rumoristico si fa largo nella troposfera terrestre, assalendo i palchi nei panni di termiti devastatrici, con un immaginario difficile da dimenticare. Sfornano vari EP, un album omonimo e questo secondo Plague Soundscapes. ventitré brani in ventun minuti di follia puramente analogica, dall'impatto live tipico del hardcore, non spoglio di rasoiate grind e di blast-beats a inseguire le mani impazzite di Karam destreggiarsi tra Moog, Zeroscillator e tastiere Casio anni '80: marchio di fabbrica accaparrato, negli anni a seguire, da Zack De La Rocha e Jon Theodore per il progetto One Day As A Lion.

Math-core che mai esagera nell'essere cerebrale unito ad ironia caustica e nichilista, che spazza via qualsiasi deriva divagatoria: sperimentazioni, rock progressivo, elettronica, breakcore, IDM: tutto è incluso e nulla è incluso. Il resto sono parole, soltanto parole, in linguaggi conosciuti e non. Ad esse, sono stati preferiti i suoni: possibilmente non ortodossi. Salvo che le parole non provengano da Sua Eminenza Dave Lombardo:

There's a band called The Locust. Their music hits me now like D.R.I. hit me in the early '80s



VOTO RECENSORE
82
VOTO LETTORI
74.66 su 3 voti [ VOTA]
Metal Maniac
Sabato 5 Maggio 2018, 14.47.50
1
fastidiosi e repellenti (nel senso buono) come gli insetti che vogliono rappresentare... uno ci mette di più a leggere i titoli delle canzoni che ad ascoltarle! un disco di 23 tracce che dura 21 minuti è tutto dire... questi li avevo beccati su un sampler della rivista Rock Sound nel 2007, con una canzone dell'album "New Erections", e quando li ho letti qui mi sono tornati subito in mente... che matti...
INFORMAZIONI
2003
Anti-Records/Epitaph
Math Core
Tracklist
1. Recyclable Body Fluids In Human Form
2. Identity Exchange Program Rectum Return Policy
3. Solar Panel Asses
4. Live From The Russian Compound
5. Earwax Halo Manufactured For The Champion In All Of Us
6. Wet Dream War Machine
7. Listen, The Mighty Ear Is Here
8. Who Wants A Dose Of The Clap?
9. Teenage Mustache
10. How To Become A Virgin
11. Anything Jesus Does I Can Do Better
12. Late For A Double Date With A Pile Of Atoms In The Water Closet
13. File Under Soft Core Seizures
14. Practiced Hatred
15. Psst! Is That A Halfie In Your Pants?
16. The Half-Eaten Sausage Would Like To See You In His Office
17. Pulling The Christmas Pig By The Wrong Pair Of Ears
18. Can We Please Get Another Nail In The Coffin Of Culture Theft?
19. Your Mantel Disguised As A Psychic Sasquatch
20. Twenty-Three Lubed Up Schizophrenics With Delusions Of Grandeur
21. Captain Gaydar It's Time To Wind Your Clock Again
22. Priest With The Sexually Transmitted Diseases Get Out Of My Bed
23. Pickup Truck Full Of Forty Minutes
Line Up
Justin Pearson (Voce, Basso)
Bobby Bray (Chitarra)
Joseph Karam (Sintetizzatori)
Gabriel Serbian (Batteria)
 
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