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Adversvm - Aion Sitra Ahra
17/05/2018
( 1013 letture )
Nessun volto, nessun nome, sagome umanoidi celate da ombre e simboli occulti; cambiano gli interpreti ma la prassi nel ritagliarsi un alone di mistero attorno al proprio sé pare abbia preso abbondantemente piede tra le formazioni che collocano la zavorra negli abissi più profondi della musica estrema. Ed è attraverso questa formula che si palesano con il loro esordio Aion Sithra Ahra gli Adversvm, one man band della Sassonia di cui sono note solo le iniziali del suo mastermind, S.B. e di cui, tra le altre più che centellinate informazioni, si viene a conoscenza che attorno alla sua opera ruotano diversi musicisti nell'attuale posizione di session man. Per questo primo atto la formazione tedesca è riuscita tra l'altro a guadagnarsi la fiducia dalla connazionale Iron Bonehead, etichetta storica da sempre particolarmente attenta a tutto ciò che di interessante si muove nei meandri più oscuri e nascosti della scena underground internazionale.

A discapito degli scarsi indizi a disposizione il titolo di questo album rivela parecchio su dove siano state convogliate le energie del musicista in sede compositiva. Le parole Sithra Ahra nei dogmi cabalistici lurianici identificano infatti l'Albero della Morte che con le sue Qliphot si contrappone in maniera speculare all'Etz Chaiim (l'Albero della Vita) ad alle sue Sephiroth, stabilendo in questo modo un equilibrio universale tra le due energie che essi simboleggiano. Dribblando ulteriori approfondimenti (e lasciando dunque ai curiosi questo onere) il fine del nostro S.B. è ovviamente quello di far propendere il piatto della bilancia sullo squilibrio antinomico a favore del chaos e della disintegrazione avvalendosi come mezzo del suo death/doom asfissiante ed incolore.

Sin dall'intro di Anti-stellar Gnosis to the Acausal Nexus gli Adversvm non fanno mistero dei loro intenti sacrileghi. Un canto liturgico snaturato e deformato nei suoni, quasi stesse per essere inglobato nel vuoto cosmico, precede un riff di apertura piuttosto canonico ma efficace nel suo incedere, visto che ad esso viene opportunamente agganciata una (dis)armonia chiaramente debitrice degli ascendenti dei Deathspell Omega. Un growl abissale si palesa raddensando ulteriormente l'atmosfera e guidando il brano verso sezioni più penetranti; tra arpeggi funesti e riff cadenzati che sfociano infine in una chiusura flemmatica e solenne, infatti, la traccia si smuove agevolmente dai suoi primi, infidi minuti di apertura (dignitosi sì, ma leggermente in sordina) risollevandone le sorti nel suo complesso. Ps. XIII Maledictvm incrementa l'aura sinistra scagliata nei dodici minuti precedenti e le mosse per sortire tale effetto anche in questo caso appaiono tanto semplici quanto incisive nel risultato; la traccia risulta infatti basata fondamentalmente sulla lenta ed incessante scansione di tetri accordi che ricalcano il medesimo influsso citato in precedenza e che sporcano di conseguenza il death/doom della formazione tedesca con una matrice black, in un crescendo che culmina nel momento in cui una delle chitarre si stacca dal main riff a scandire una parte in tremolo picking. A queste sequenze vorticose i Nostri alternano alcune giunzioni che scemano verso uno stato tensivo sostenuto da parti arpeggiate in clean e voci sussurrate, espandendone la complessità strutturale. Sorpassati i due minuti di passaggio di Disequilibrium Evokes the Fifth Coronation, che ripropongono l'ennesima sezione in pulito in cui stavolta viene inserito il “trick” della riproduzione della voce al contrario (e configurandosi in definitiva come un episodio piuttosto trascurabile), si liberano le briglie per uno dei brani più interessanti del lotto ovvero la titletrack. In questo caso i tentennamenti acustici vengono messi da parte a favore di un riffing diretto, torbido, dissonante, claustrofobico capace di evocare in alcuni frangenti sentori dei Disma e Disembowelment più doomeggianti ed elargendo finalmente dodici minuti di assoluto spessore in cui si mette in evidenza l'ottima prestazione vocale di S.B., che in questo solco sfrutta abilmente le dinamiche del suo growl catacombale. Est in Fatis si presenta invece come una traccia strumentale snella, basata sull'austero portamento degli accordi del suo main riff che accompagnerà tutta la traccia fino al suo spegnersi e sui layer di tastiere che si mettono prepotentemente in primo piano. L'assetto di questo episodio richiama in particolare gli Evoken della prima fase della loro carriera, anche se i risultati in termini qualitativi si rivelano marcatamente differenti. Chiudono infine i sei minuti insipidi dell'industrial/ambient di Current 218; esaminati alcuni buoni presupposti precedenti, anche in questo caso gli Adversvm sprecano un'ulteriore occasione di sollevare il giudizio di questo lavoro nella sua interezza visto che il pezzo in questione nulla toglie e nulla aggiunge rispetto a quanto analizzato in precedenza, anzi...

Già a partire dall’aspetto meramente formale della tracklist, con una tripletta composta da veri e propri brani ed un'altra costituita semplicemente da passaggi strumentali, risulta in conclusione evidente che gli Adversvm con Aion Sithra Ahra abbiano in realtà centrato il loro primo bersaglio solo a metà. Pur intravedendo infatti un grosso potenziale all'interno di episodi quali Anti-stellar Gnosis to the Acausal Nexus, Ps. XIII Maledictvm e la titletrack Aion Sithra Ahra e pur scorgendovi degli intenti evidentemente focalizzati nel delineare un concept particolarmente complesso, si materializza l'impressione cardine che questi non assolvano in pieno la funzione di infondere quel senso di compiutezza desiderabile all'interno di un formato articolato come il full-length, perdendosi in episodi alquanto marginali. Nell’eterna ricerca di un dosaggio equilibrato tra forma e sostanza (che è, in ultima istanza, la vera cartina al tornasole di un’opera che si possa definire se non un capolavoro almeno “riuscita”), Aion Sithra Ahra è un album sbilanciato eccessivamente sulla prima delle due componenti, trasmettendo a tratti una sensazione di solo parziale riuscita sul versante del coinvolgimento emotivo. Crepe strutturali o semplici imperfezioni del tutto scusabili in un debutto, solo il tempo e le prossime uscite scioglieranno il dilemma, nel frattempo teniamoli d’occhio, questo lupo solitario ci sa fare....



VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2018
Iron Bonehead Productions
Death / Doom
Tracklist
1. Anti-stellar Gnosis to the Acausal Nexus
2. Ps. XIII Maledictvm
3. Disequilibrium Evokes the Fifth Coronation
4. Aion Sitra Ahra
5. Est in Fatis
6. Current 218
Line Up
S.B. (Voce, Chitarra, Basso)
 
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