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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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Temperance - Of Jupiter and Moons
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25/05/2018
( 2335 letture )
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Uno dei dischi più attesi dalla scena nazionale e non solo, era quello del ritorno dei Temperance, anche perché annunciato col condimento di grandi novità che, infatti, risultano ottime ed abbondanti. Quella più evidente, che provoca “a cascata” molte delle altre, riguarda il nuovo assetto trovato dalla formazione. Per rimpiazzare l’ormai ex cantante Chiara Tricarico, infatti, sono stati scelti ben due sostituti: Michele Guaitoli (Overtures, Kaledon) e Alessia “Melany” Scolletti, non certo una novellina alle prime armi, ma sicuramente chiamata alla prova fin qui più importante in carriera. Confermato inoltre Alfonso Mocerino alla batteria, già all’opera nel live Maschere: A Night at the Theater, al fianco di Marco Pastorino e Luca Negro. Il nuovo assetto, come detto, ha mutato molto più di ciò che appare ai primi ascolti, agendo davvero molto in profondità nel tessuto musicale della band ed interessando anche l’aspetto relativo alla scrittura dei testi. Notevole, infatti, è l’impegno profuso in ogni parte della realizzazione del progetto ed a partire dall’esclusione di suoni artefatti; una questione che approfondiremo in seguito. Il primo impatto con Of Jupiter and Moons è ovviamente quello con la bella copertina, eseguita da un artista come Yann Souetre (Ayreon), ma l’intero booklet è di ottimo livello. Le foto ufficiali sono poi firmate da Tim Tronckoe (Nightwish, Ghost). Ciò che conta, però, è ovviamente la musica.
Prima di passare all’analisi della scaletta, va indicato come il lavoro condotto con grande accortezza nei vari studi dove sono state effettuate le sessioni di registrazione, abbia condotto esattamente al risultato perseguito. L’obiettivo era infatti quello di puntare a suoni veri, senza ricorrere agli ormai consueti trucchetti messi a disposizione dalla tecnologia attuale. Come precisato nel booklet, quindi, abbiamo a che fare con archi veri e non campionati; con un vero pianoforte a coda (Yamaha, nella fattispecie) e con un vero Hammond, impiegato nell’inciso anni 70 di The Art of Believing. Inoltre, ed anche se ciò non è chiaramente indicato da nessuna parte, il mancato ricorso ad Auto-Tune per le voci e per i cori e l’assenza di editing sulle chitarre, sono dati che completano un quadro importante per la costruzione di una valutazione completa sul CD. Per quanto riguarda le registrazioni, poi, anche qui grande lavoro effettuato a monte. Le batterie sono stare registrate da Jacob Hansen in Danimarca -il quale si è anche occupato di mix e mastering-, bassi e chitarre in due studi separati, pianoforti ed Hammond in quello di Luca Zanon, mentre tutte le voci ed i violini al The Groove Factory di Guaitoli. Un’altra cosa importante da sottolineare e che Of Jupiter and Moons è un lavoro “democraticamente partecipato”, dato che Marco Pastorino ha dato spazio a Guaitoli per quanto riguarda arrangiamenti, produzione e soprattutto per i testi nonostante sia l’ultimo arrivato in seno al gruppo; ma non solo a lui. Di questi, uno è infatti firmato da Luca Negro, tre da Alessia Scolletti e sei da Michele Guaitoli. Ed anche qui non mancano le novità, dato che si nota adesso una maggiore attenzione verso tematiche sociali, intime o riguardanti esperienze di vita, mentre parte del vecchio approccio si nota in Daruma’s Eyes, Way Back Home e Of Jupiter and Moons. Dopo questa lunga premessa, indispensabile per inquadrare nel loro complesso i retroscena del disco, passiamo dunque alle canzoni.
L’apertura del lavoro è affidata a The Last Hope in a World of Hopes, brano equilibrato, con impianto non certo scevro da un tocco sinfonico, buone linee vocali, a tratti solenne e ritornello indovinato; un avvio in grado di scaldare bene i motori in maniera rassicurante, con qualcosa che propone una buona interpretazione di canoni standard. Si sale un po’ di tono con Broken Promises: begli arrangiamenti e ottima prova vocale del duo Guaitoli/Scolletti ed un chorus a due voci di buon impatto, in cui la tecnica della cantante comincia a venire fuori. Si arriva poi alla title-track e singolo Of Jupiter and Moons, canzone ancora una volta cantata benissimo da ambedue gli interessati e molto adatta al ruolo di apripista per l’album. Everything That I Am è una power ballad a due voci che richiede più interpretazione per “arrivare” nel giusto modo ed il compito viene assolto correttamente. BPM che risalgono con We Are Free, a tratti furoreggiante ed ancora una volta in possesso di un ritornello trascinante. Non manca una bella apertura melodica con Guaitoli che mostra le sue doti di interprete. Alive Again è un discreto mid-time con una buona accelerazione, un ottimo lavoro di batteria ed ancora un Guaitoli in palla, ma non rappresenta la punta di diamante del prodotto. Con The Art of Believing arriviamo invece al momento migliore dell’album. Canzone equilibrata, sempre a due voci, con un bel lavoro in stile anni 70 delle chitarre di Marco Pastorino e, soprattutto, una godibilissima apertura hard rock con l’uso di un sempre efficace Hammond ed Alessia Scolletti che offre un ottimo esempio di controllo della voce in crescendo, senza strafare ed offrendo anche un passaggio quasi soul prima dell’acuto principale. Da segnalare ancora, come del resto in tutto l’album, l’ottimo apporto della batteria di Alfonso Mocerino. Ci avviamo verso la parte finale, inaugurata da Way Back Home ed il suo power “cazzuto”, ma comunque melodico. Altro bel ritornello a due voci e buon crescendo finale prima dei due pezzi conclusivi, un po’ diversi dagli altri. Empires and Men è un brano soffuso, più un dipinto vocale a due pennelli che una canzone tipicamente metal, un acquerello nordico che porta a Daruma’s Eyes (Part 1) -si presume segua una Part 2- che presenta tratti più da musical/opera rock che da canonica composizione power. Pezzo articolato, con accenti prog ed arrangiamento riuscito che conclude l’album in maniera ricercata con la composizione più lunga in programma.
Molto ben congegnato a tavolino, assemblato in maniera estremamente professionale ed eseguito in modo inappuntabile, Of Jupiter and Moons è un CD che nella peggiore delle ipotesi può essere considerato molto affidabile. Rispetto alla fase precedente del gruppo, i Temperance hanno imboccato una strada nuova, ma non hanno svoltato in maniera brusca, descrivendo invece una curva larga che lascia ancora tracce evidenti del passato recente, ma indica anche con chiarezza la direzione intrapresa. In questo senso, è probabilmente dal prossimo lavoro che vedremo esattamente quanto e come le novità introdotte nel progetto e segnalate in apertura peseranno nell’economia della proposta. Tuttavia, il presente è già molto godibile. Le voci sono eccellenti e se Guaitoli era già in possesso di credenziali sufficienti a non destare sorpresa, Alessia Scolletti, pur già conosciuta nel giro, stupisce per personalità. Per il resto, Of Jupiter and Moons è un lavoro ben suonato, con Pastorino e Mocerino sempre ottimi e Negro che persuade, inappuntabile nella sua realizzazione ed in grado di trascinare i vecchi fan verso il nuovo corso senza scosse e di attirarne di nuovi, anche dall’estero. Indubbiamente non c’è nulla di rivoluzionario, alcune soluzioni sono semplicemente “giuste” e richiamano quelle adottate da molte delle band di riferimento. In questo senso si sarebbe teoricamente potuto osare di più e la cosa si avverte specialmente nella parte centrale della realizzazione, ma considerando che si tratta di un album almeno in una certa misura di passaggio, che sceglie scientemente di non strappare col passato, ma, come detto, di imboccare una certa strada e procedere accelerando progressivamente, si può valutare anche questo dato nella giusta ottica, portando alla conclusione che lo fa in modo perlomeno riuscito.
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7
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Finalmente una recensione positiva!!! Anche questo è un gruppo che ho appena scoperto e mi piacciono... La nuova cantante mi piace molto ma ho ascoltato anche quella di prima e anche lei era molto brava, forse leggermente più sopranile rispetto ad Alessia scolletti ma non è importante, il nuovo sound è molto bello ma anche prima erano bravi, mi piacciono molto nelle canzoni precedenti le parti in growl, purtroppo non ho ascoltato tutto l'ultimo disco solo alcune canzoni quindi non so se cantano ancora in growl, ad ogni modo ho avuto l'impressione che un po' del nuovo sound dei temperance Michele guaitoli lo abbia trasferito anche nei visions of atlantis a giudicare dalla canzone "heroes of the dawn" o forse sono io che ho le allucinazioni uditive... |
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6
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Sempre meglio... Alessia, la nuova vocalist è una spanna sopra alla pur brava Chiara Tricarico. La track 01 è a dir poco sorprendente... Guardatevi il video ufficiale su YouTube! |
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5
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Ottimo...non capisco sinceramente le critiche di chi scrive sotto |
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4
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L'album precedente l'ho trovato davvero bello, ma quest'ultimo è un gigantesco passo indietro e procede nella direzione dell'anonimato, della banalità, della mancanza di personalità. In The Earth Embrances Us All era stato presentato un curioso patchwork di ispirazioni che prese singolarmente risultavano cliché, ma mescolate tra di loro davano vita a un quadro stravagante e insieme solido. La semplificazione non ha giovato a Of Jupiter and Moons, che risulta un prodotto già sentito mille volte. Ciò nonostante, non è tutto da buttare: i brani sono per lo più carini e ogni tanto si intravedono dei guizzi di coraggio e ispirazione. Per me è da 65. |
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3
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Qualità elevatissima e respiro internazionale.
Dietro i Temperance c'è un progetto forte e si sente. Mi piacerebbe vederli dal vivo. |
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2
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E’ come ascoltare musica all’Eurovision sono contest
55 |
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1
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Dopo vari ascolti devo dire che sono rimasto parecchio soddisfatto: forse meno complesso e variegato del precedente, ma..che disco!
Alcuni brani sono un pò stereotipati nel classico power metal, ma altri fanno colpo sul serio (la titletrack su tutte, Broken promises che è un gran bel singolo, Empires And Men che emoziona..).
Le due nuove voci ci stanno molto bene, ma più di tutti mi ha colpito Alessia, veramente una grande prestazione.
Michele mi pare bravo ma non mi comunica molto, il suo timbro mi sembra un pò anonimo a differenza di quello di Marco che è notevole come sempre (peccato canti meno che nei dischi precedenti, pur avendo sforzato molto la voce in passato).
Insomma, le idee ci sono, qualità elevata nelle parti strumentali e ottime melodie.
Bel disco che merita numerosi ascolti per scoprire nuovi dettagli, d'altronde Marco non è uno che lascia tutto al caso, ci sa veramente fare col songwriting.
Poi, la collaborazione con il disegnatore di Ayreon, il fotografo dei Nightwish..tutto sta a significare la grande attenzione ai particolari da parte della band e la loro professionalità |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Last Hope in a World of Hopes 2. Broken Promises 3. Of Jupiter and Moons 4. Everything That I Am 5. We Are Free 6. Alive Again 7. The Art of Believing 8. Way Back Home 9. Empires and Men 10. Daruma’s Eyes (Part 1)
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Line Up
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Alessia Scolletti (Voce) Michele Guaitoli (Voce, Pianoforte) Marco Pastorino (Chitarre, Cori) Luca Negro (Basso) Alfonso Mocerino (Batteria)
Musicisti Ospiti: Luca Zanon (Hammond nella traccia 7) Caterina Piccolo, Mattia Martin e Marco Rosa (Cori)
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