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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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28/05/2018
( 6313 letture )
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Uno sfondo nero, i contorni indistinti di un trono sul quale siede di diritto uno dei più singolari personaggi della scena metal degli ultimi vent'anni: un polistrumentista la cui multiforme carriera è iniziata negli anni novanta, quando del black metal come tutti lo conosciamo v'era solo un embrione, e le band erano ancora alla ricerca di un sound personale e caratteristico. E così, mentre i Darkthrone registravano tracce provenienti direttamente dagli abissi infernali e gli Immortal incidevano alla perfezione su disco la ferocia e il gelo degli inverni scandinavi, gli Emperor già guardavano oltre, cercando di fondere la becera furia del metallo nero con strutture classicheggianti, progressive e sinfoniche. Da una sperimentazione all'altra, si arriva nel 2000 a Prometheus, ultimo vagito di una band che ormai col black primigenio ha poco da spartire, ma premonizione di quello che sarà la carriera solista di Ihsahn negli anni successivi.
Siamo ora nel 2018 e l'artista norvegese è giunto al suo settimo album solista. Solo due anni fa veniva pubblicato Arktis., un catartico pellegrinaggio nelle terre del nord in cui il suono era permeato da influenze hard rock/heavy classico. Tre anni prima, Das Seelenbrechen, delirante discesa nel baratro dell'animo umano tra dissonanze, richiami psichedelici e passaggi dark ambient. È lecito aspettarsi di tutto da questo nuovo lavoro, l'unico indizio a nostra disposizione è il titolo: Ámr, tradotto dal norvegese antico in "nero, ripugnante".
Lend Me The Eyes of Millennia si apre con un tappeto di note di matrice ebm/industrial: non facciamo in tempo a capire cosa stia succedendo e veniamo travolti dall'inconfondibile scream del cantante e da un efferato riff accompagnato da un'incessante doppia cassa. Evidenti i richiami a band portabandiera dell'industrial/black come i Samael, sempre filtrati attraverso la personale visione di Ihsahn: i ritmi serrati di batteria si alternano a parti rallentate, mentre le stranianti note di synth che avevano dato inizio alle danze riappaiono più martellanti che mai. Un inizio col botto, ma Arcana Imperii non è da meno: un rollercoaster stilistico in bilico tra nerissimi scream e misurate clean vocals, tra assoli al fulmicotone ad opera dell'ospite Fredrik Åkesson e distensioni che non sfigurerebbero in un disco doom. Se nelle prime due tracce le chitarre sono protagoniste, Sàmr fa del suo punto forte la componente sinfonica e orchestrale: un rassicurante momento di pausa, per poter ragionare su ciò che è appena successo e porci delle domande su quello che ancora ci attende. E come ci si poteva aspettare, la cadenzata One Less Enemy ci riporta in un'atmosfera oscura e ignota, in cui il ritmo è perfettamente scandito dalle percussioni, mentre le folli linee seguite dalle chitarre cercano di emergere e ribellarsi: una dicotomia che rende questa traccia una delle più interessanti e impenetrabili dell'intero lavoro. Come la quiete dopo la tempesta, ancora disorientati da ciò che ci ha appena investito, con Where You Are Lost And I Belong approdiamo su lidi tipicamente post metal che attingono a piene mani da album come Vertikal dei Cult Of Luna. Suoni grigi, freddi e futuristici sono il background del cantato rilassante di Ihsahn nel pezzo che, giunti a metà dell'opera, ci consente di tirare il fiato. Ma quest'ambientazione delicata ed eterea non dura a lungo: veniamo immediatamente catapultati nella delirante In Rites of Passage, dove contorte linee di chitarra che si avvolgono su se stesse, e elementi elettronici apparentemente impazziti sono l'arena in cui vocals angeliche e scream taglienti si affrontano in un duello senza vincitori né vinti. Rimane solo da affrontare il trittico finale: speriamo ardentemente di poter trovare un po' di riposo, ma in tutta onestà la curiosità è forte e non vediamo l'ora di scoprire cosa ancora ci attende. Con la doppietta Marble Soul / Twin Black Angels veniamo in parte accontentati: entrambe sono dotate di un ritornello catchy che difficilmente dimenticheremo, ma mentre la prima alterna stacchi violenti a momenti sognanti, la seconda punta tutto su suoni ovattati e strofe sussurrate che sfociano in un maestoso inciso. Il cerchio si chiude così come si è aperto: i blast beat di Wake (traccia migliore del lotto, secondo chi scrive) ci pongono davanti all'ultima prova rimasta da superare. Nella strofa iniziale i riff sono cervellotici e opprimenti, ma gli inserti sinfonici ci fanno capire che c'è dell'altro: il ritornello è esplosivo, i richiami al power metal sono più che evidenti: un assolo neoclassico che profuma di libertà ci trascina verso il crescendo finale, perfetta chiusura di un platter poliedrico e multiforme, seppur permeato da un'oscurità di fondo.
Black metal, industrial, hard, heavy, power: tanti tasselli del passato incastrati alla perfezione in un lavoro moderno e dalla produzione cristallina. Bianco e nero, giorno e notte, ferocia e tranquillità: questo è Ámr, un'opera bipolare che si colloca a metà tra la viscosa, nerissima presa di Das Seelenbrechen che ci aveva trascinato verso i nostri incubi e la magnifica, abbagliante luce di Arktis. che ci aveva guidato verso nuovi orizzonti. Forse è questo l'unico appunto che si può fare all'ultima fatica targata Ihsahn: riprende troppo dal passato e per la prima volta in carriera non aggiunge niente di completamente nuovo... Ma questo non è di certo un male!
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12
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Un'latra volta ancora mi devo inchinare e in muto silenzio ammirare un'artista che superlativo è dir poco. |
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11
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Ihsahn è un musicista semplicemente eccellente,questo Amr ha due\tre pezzi poco interessanti ma resta comunque un lavoro di prim'ordine. |
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10
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Sono d'accordo con il commento precedente. Quest'uomo e' un genio che tutto ciò che tocca trasforma in oro, anche grazie ad una voce camaleontica sempre spettacolare e una tecnica esecutiva di prim'ordine. Detto questo il disco precedente era più scorrevole e orecchiabile con riferimenti agli anni 80 che lo rendevano più gradevole, viceversa in questo ha nuovamente creato composizioni più ermetiche e meno immediate tornando un po' al punto di partenza. Può essere un pregio ma anche no, lo schema compositivo e' abbastanza rodato...strofe complesse e spesso dissonanti con ritornelli ariosi e solari che creano chiaroscuri. Un artista più unico che raro |
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9
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Davvero un ottimo lavoro, avercene di uscite così, ma il precedente arktis è abbondantemente una spanna sopra |
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8
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Disco bellissimo,rispetto ad Arktis qui ci sono atmosfere più oscure grazie al particolare sound delle tastiere.
Interessante anche l’uso della 808 in questo ambito che da un sound diverso all’album.
Ihsahn si conferma un mostro,pezzi stratosferici e qui più accessibili del solito. |
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7
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Ennesima conferma che ihsahn e' il miglior prodotto uscito dalla scandinavia e forse non solo da li', ma a livello mondiale |
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6
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Io lo sento leggermente più morbido e orecchiabile del solito... fatto sta che Pur non stravolgendo particolarmente il suono riesce ad essere interessante. Avercene di artisti così... |
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5
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Bello..complesso..ricco...ma tanto prolisso. |
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4
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Disco spettacolare. Come passare dal Black al Dark Pop nello stesso album ed essere coerenti. Number 1!!! |
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3
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La bonus track, Alone, è il pezzo migliore del lotto, già di per sé ottimo.
E solleva considerevolmente il voto finale. |
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2
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Devo dire che avevo grandi attese per questo disco e non sono andate deluse, anche se il precedente album è per me superiore (ed uno dei migliori dischi di prog metal di sempre). La pecca, se così si può dire, è che il sound di questo non si discosta molto dal precedente, qualche elemento diverso, una gran prova del gruppo con un Ihsahn sempre più convincente. Voto 85 confermato. |
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1
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Uno dei più grandi musicisti contemporanei. Compererò pure questo |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Lend Me The Eyes of Millennia 2. Arcana Imperii 3. Sàmr 4. One Less Enemy 5. Where You Are Lost And I Belong 6. In Rites of Passage 7. Marble Soul 8. Twin Black Angels 9. Wake
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Line Up
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Ihsahn (Voce, Chitarra, Tastiere, Basso) Tobias Ørnes Andersen (Batteria)
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