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Lunar Aurora - Andacht
02/06/2018
( 1522 letture )
Ispirati nell’ormai lontano 1994 dall’esordio degli Emperor -dai quali sono sempre stati in qualche misura debitori- i tedeschi Lunar Aurora, dopo una prolifica discografia comprendente ben nove lavori in studio, hanno posto fine alla propria avventura nel 2012. Sebbene ad oggi non godano di una discreta fama e vengano piuttosto dimenticati dai più, la pur longeva formazione ha senz’ombra di dubbio plasmato, nel corso di una carriera quasi ventennale, lavori degni di esser riscoperti anche dalle più giovani leve. In tale prospettiva risulta indubbiamente valevole di attenzione un platter particolarmente apprezzato tanto dalla critica quanto dai fan di prima ora della combo, in grado di attingere da sonorità tradizionali ed unirvi un gusto inimitabile per il mistico e l’arcano: Andacht. L’attenzione alla dimensione del religious è immediatamente disvelata dal titolo del platter, traducibile con ‘preghiera’ oltre che da una artwork oscuro ed evocativo: vediamo di fatti un volto antico e grinzoso rigato dalle lacrime, quasi scolpito nella pietra, emergere da un fondo nero pece. Se ciò non fosse sufficiente a trascinarci in un’atmosfera decisamente ieratica, basta premere il tasto play del nostro lettore ed immergerci nei meandri della opener, Glück, introdotta da un sommesso canto gregoriano, in principio udibile in lontananza ed in seguito sempre più vicino, come se ci stessimo approssimando ad un gruppo di monaci raccolti in preghiera. Ad irrompere nell’inquietante calma dell’ouverture è un graffiante riffing, ben presto esitante in una struggente melodia in tremolo, accompagnata da una sezione ritmica dinamica e chirurgica. Di particolare suggestione sono qui le linee vocali: lo screaming al vetriolo di Aran gioca difatti con plasticità con i chorus dominanti il leitmotiv del brano e struggenti vocals in pulito. La superficie della traccia è inoltre increspata da allentamenti nonché sprazzi di elettronica, rendendola – nonostante il minutaggio non esile- intrigante e dinamica.

Lo sciabordio delle onde ci conduce invece per mano in Geisterschiff (Nave Fantasma). Il brano è dominato da un solenne riff in tremolo accompagnato da un vorticoso blast beats e vergato da esili linee tastieristiche. La componente più propriamente sinfonica si irrobustisce tuttavia nella sezione mediana del brano imperniata su ritmiche decisamente più lente e cadenzate. Nonostante l’assetto più aggressivo e frontale, la successiva Dunkler Mann rivela squarci melodici eccezionali, aperture nel cuore di un abisso tenebroso, aventi il piglio di una ballata malinconica. Ad introdurre Finling è invece il rumoreggiare di una tempesta, confluente in un riffing in chiave minore, cadenzato ed amaro. Alle linee vocali fanno sfondo strazianti linee di tastiera e, successivamente arabeschi melodici affidati alle corde, ad intessere le fila di un raffinato ordito in grado di sospendere l’ascoltatore in un’atmosfera senza tempo, quasi fiabesca -se per fiabe intendiamo tuttavia le truculente e per nulla rassicuranti narrazioni nate dalla penna di Basile . In Der Pakt, improntata ad un maggior minimalismo, tornano i canti gregoriani e trafitture melodiche, sul crinale di una traccia dalla struttura maggiormente lineare, ma non per questo meno affascinante. Permangono difatti ipnotici allentamenti lascianti spazio a dissonanti linee di synth, che tuttavia si annidano, come impercettibili venature, nella totalità della partitura. Das Ende presenta invece un andamento quasi marziale, squarciato da vocals a dir poco inumane. La composizione mostra il destro ad una presenza più robusta delle orchestrazioni, sottolineanti il consueto sopraffino gusto per la melodia dei nostri, conservato intatto anche nei frangenti più aggressivi.

Cosa dire dunque, in ultima analisi, dell’affascinante viaggio in cui siamo condotti attraverso Andacht? Anzitutto la cura pressoché certosina del songwriting rende il platter intero un continuum estremamente coerente e privo di filler. I brani si susseguono dall’inizio alla fine perfetti in ogni dettaglio, frutto dell’estro di una mano tanto accorta quanto ispirata. Per quanto arduo sia tenere costantemente desta l’attenzione dell’ascoltatore per più di cinquanta minuti, i Lunar Aurora, forti delle proprie abilità, vi riescono agevolmente. La sintesi pressoché perfetta tra black novantiano e suggestioni innovative, l’approccio intimista eppure decisamente universale rendono inoltre la fruizione di Andacht indicata tanto per i più temerari fan delle sonorità old school quanto per gli ascoltatori più smaliziati. È davvero difficile difatti restar delusi della meraviglia condensata in questo full-length, fin troppo trascurato e obliato.



VOTO RECENSORE
84
VOTO LETTORI
88.85 su 7 voti [ VOTA]
LexLutor
Venerdì 28 Febbraio 2020, 12.17.14
7
La perfezione assoluta del sound per un esperienza unica in tema di musica nera
bacodaseta
Giovedì 7 Giugno 2018, 0.17.42
6
@Marquise: Paysage d'Hiver ha un sound unico che, a tratti, mi piace da impazzire; lo trovo leggermente monocorde monocorde nel lungo periodo, ma vibrante di qualcosa di anomalo. Ignoro completamente AEBA, ascolterò. Grazie per la segnalazione.
bacodaseta
Giovedì 7 Giugno 2018, 0.11.26
5
Chirurgica, come sovente accade, mi sembra la recensione di Nattleite. Disco splendido, probabilmente tra i loro migliori, ache se resto attaccato, per ragioni emotive più che altro, a Zyklus. Artisticamente forse Weltengänger resta il loro apice. Condivido il voto. Da riscoprire.
Le Marquis de Fremont
Lunedì 4 Giugno 2018, 14.19.00
4
Assoluto gioiello, parte dei cinque ultimi album del gruppo, inaugurati da Elixir of Sorrow del 2004, anche se la produzione iniziale è anch'essa notevole (soprattutto Ars Moriendi). Musica di grande impatto, consistente e fortemente emozionante. Poco marketing o altro "contorno" ma eccellente livello compositivo e pezzi affascinanti. Fanno parte di quel mondo di cultura Tedesca (includendo anche Svizzera e Austria) che comprende i Nocte Obducta, AEBA (nessuno gli ha mai semtiti?) i primi Todtgelichter, Paysage d'Hiver, Asmodeus e Eis, che ha poca grancassa ma molta sostanza. Questo Andacht ne è una dimostrazione. Au revoir.
Max
Lunedì 4 Giugno 2018, 12.18.25
3
Disco splendido, il loro migliore per quel che mi riguarda.
lisablack
Lunedì 4 Giugno 2018, 11.57.34
2
Di loro posseggo solo Selenfeuer, comprato una 20 ina d'anni fa..troppo poco, devo riscoprire questa band che, per sbaglio, ho trascurato.
Kappa
Sabato 2 Giugno 2018, 22.37.04
1
Gruppo magnifico, mai sbagliato un colpo. Classe davvero superiore, sicuramente ogni blackster che si rispetti se non li conosce li deve riscoprire.
INFORMAZIONI
2007
Cold Dimensions
Black
Tracklist
1. Glück
2. Geisterschiff
3. Dunkler Mann
4. Findling
5. Der Pakt
6. Das Ende
Line Up
Aran (Voce, Chitarra, Tastiera)
Sindar(Voce, Basso, Tastiera)
Skoarth (Chitarre)

Musicisti Ospiti:
Whyrhd (Voce)
 
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