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19/04/24
MARLENE KUNTZ
NEW AGE, VIA TINTORETTO 14 - RONCADE (TV)
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Watain - Trident Wolf Eclipse
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27/06/2018
( 2919 letture )
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Dopo un folgorante inizio di carriera, segnato dal valido Rabid Death's Curse, nonché dagli splendidi Casus Luciferi e Sworn to the Dark -oltre che dalla tutto sommato buona prova di Lawless Darkess- il 2013 ha visto i Watain cambiare letteralmente pelle. La combo di Uppsala ha difatti con The Wild Hunt licenziato un album divisivo, abominevole e pretenzioso per alcuni, interessante ed intrigante per altri. Una tale radicale scelta non fu naturalmente senza conseguenze per Danielsson e soci che, tuttavia, non hanno mai mancato di ribadire convintamente -a suon di FUCK OFF!- di non aver senno né tantomeno ispirazione in virtù del nuovo corso. Nonostante ciò, a distanza di ben cinque anni da tale folgorante suggestione, i nostri mostrano di aver ripensato a fondo i connotati del proprio sound. Se difatti volessimo reperire nella discografia dei Watain qualcosa che si approssimi a Trident Wolf Eclipse, il pensiero andrebbe indubbiamente a Casus Luciferi, con un più sospinto spirito old school. Del resto, l’artwork -affidato ad Oik Wasfuk- fa indubbiamente presagire una misterica essenzialità. La dirompente opener Nuclear Alchemy toglie ogni dubbio a riguardo: una sezione ritmica feroce ed inarrestabile avvolge un riffing black/thrash che poco concede alla melodia o a qualsiasi sprazzo di riflessività. Siamo travolti da una furia cieca e maligna che affonda le proprie radici in una tradizione discesa da Quorthon in poi. La successiva Sacred Damnation non è da meno, in virtù di un comparto cordofono delineante fosche armonizzazioni in chiave minore, avvolgenti incisivi allentamenti di una partitura altrimenti dominata da tremolo e blast beats. Teufelsereich -aprentesi con un riff dissectioniano- mostra un maggior gusto per soluzioni melodiche tipicamente di scuola svedese nonché una maggiore dinamicità e variabilità della partitura delle pelli. Quest’ultima torna ad essere caustica e quasi claustrofobica in Furor Diabolicus, traccia in cui, seppure a tratti, torna a farsi sentire prepotentemente il demone nödtveidtiano, adombrato da corrive dissonanze. Se in A Throne Below -episodio indubbiamente sopra le righe- il sound dei nostri si fa tanto conturbante quanto epico, Ultra(Pandemoniac) espone il lato più ferino e primordiale della formazione, mediante incursioni thrasheggianti tritaossa, pesanti come monoliti, e la presenza al microfono di un ospite d’eccezione: Attila Csihar . Towards The Sanctuary rappresenta indubbiamente un ulteriore highlight del disco. In essa i Watain riescono difatti a coniugare una veemenza senza uguali con un afflato melodico eccezionale nonché una immediatezza in grado di colpire al cuore anche il blackster più navigato e diffidente. A chiudere il sipario su Trident Wolf Eclipse è The Fire of Power, nella quale la formazione torna ad attingere a piene mani dalla tradizione con un brano compatto ed assolutamente godibile. Il full-length giova inoltre della produzione più cristallina e netta che la band abbia mai avuto, in grado di sottolineare alla perfezione qualsiasi sfumatura del sound degli svedesi senza nulla sacrificare alla vivacità dei suoni.
Sembrerebbe dunque di trovarsi dinanzi ad un album pressoché perfetto e, per certi versi, Trident Wolf Eclipse lo è, dal momento che veicola tutto ciò che potrebbe render lieto un fan deluso da The Wild Hunt. In ogni singola nota vibra tutta la consapevolezza e la maturità acquisita dai Watain nel corso di una carriera ventennale, accompagnate tuttavia da una profonda ispirazione, in grado di mascherare bene il lato per cui il platter appare frutto di puro "mestiere". L’estrema nettezza ed efficacia delle soluzioni qui dispiegate, l’adombrata ricerca delle soluzioni che possano esser maggiormente gradite alla fanbase non nascondono un certo carattere studiato e preconfezionato del disco. In ultima analisi, Trident Wolf Eclipse, pur rappresentando un ascolto estremamente piacevole per l’appassionato di black metal old school ed un omaggio impagabile per i fan della prima ora della formazione, appare per certi versi l’opera meno autentica e genuina dei Watain. E sono, in maniera del tutto beffarda, probabilmente proprio queste le ragioni per cui continuerà a piacerci.
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15
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Bellissimo!!! Tra i 3 che ho (Casus luciferi e Lawless darkness)questo è quello che preferisco.X me tranquillamento 90. |
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13
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Ascoltato diversi mesi fa ormai e già abbondantemente dimenticato. Senza infamia e senza lode. Voto 60 di stima.. |
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12
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Sono del parere che il fuoco può aiutare a livello scenografico visivo, ma di certo quando una band piace non e' per il fuoco ma per i pezzi e contenuto |
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11
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@brokenarrow. in effetti i Watain sono piu fenomeno live per via del fuoco ed effetti pirotecnici (se visti in festival, non indoor) che qualita vera e propria. se voglio sentire black vero e proprio ascolto qualche altro centinaio di band prima di sentire loro, ma avendoli visti svariate volte in festival europei dal vivo sono davvro potenti.
Quello dei Godsmack ha un tiro devastante. Suoni leggermente piu leggeri e melodicizzati ma davvero bello. Molto interessante l ultimo disco degli Urarv, Embrace of Thorns, Varthron, Abohr, Gaerea, Deletere, Kzhoo, Veld, Uada, Paara, Djevel, Chaos Invocation, Avslut e Tamerlan Empire per quanto riguarda le uscite da gennaio a oggi a mio parere migliori (se ti interessa il Black ben fatto e non da copertina e patinature ) |
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10
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@df800 ho sentito che dell'ultimo Godsmack hanno parlato bene, lo sentirò! Per quanto riguarda i Watain non li ho mai molto apprezzati e non ho mai capito il motivo di tantom interesse suscitato, ma ascolterò con curiosità questo ultimo parto |
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9
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Ottimo, si sono ripresi dopo lo scialbo precedente. Voto 80 |
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8
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perdona gli errori di battitura ma col cell è un casino!!! |
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7
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@broken arrow...in efetti questo è stato un anno avaro per quanto mi riguarda, di buone uscite...ma ad esempio quello dei Marduk mi è piaciuto molto! devo dire ch ascoltandometallo da inizio anni 90 diffcilmente mi esalto.
Al momento in qusto 2018 devo sottolineare marduk, l ultimo Godsmak davvero ottimo e qualche uscita underground che effettivmente sto seguendo piu del resto!
Questo Watain cmq l' ho valutato ampiamente sopra la suffcienza...ma rispetto alle altre uscite un po eccessivamente...monotono. |
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6
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df800 ma qualcosa ti piace o ti fa sempre tutto cagare? |
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5
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Grande album!
Un ritorno alla violenza di Casus Luciferi, mediato da tutto ciò che è venuto dopo.
Il modo migliore per ritornare (in vetta) e per ricordare (Selim) e per celebrare (il passato).
Grandi Watain! |
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4
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Notevole passo indietro rispetto ai precedenti lavori anche se dal vivo rimangono tritaossa (visti per l ennesima volta settimana scorsa e meritano sempre). In studio le idee iniziano a latitare cosi come l'ispirazione.
Tuttavia sempre sopra la sufficienza. |
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3
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Bello bello bello. Questo mi basta. |
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2
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Mi piace tanto anche a me, da gennaio fino ad ora ha girato a ripetizione nel mio stereo..giusto il voto. Dimenticato..e i Necrophobic?? |
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1
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Bello! piaciuto subito! Mi sa che al LiveClub di Trezzo io ci sono. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Nuclear Alchemy 2. Sacred Damnation 3. Teufelsreich 4. Furor Diabolicus 5. A Throne Below 6. Ultra (Pandemoniac) 7. Towards the Sanctuary 8. The Fire of Power
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Line Up
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E. (Voce, Basso) P. (Chitarra) H. (Batteria)
Musicisti Ospiti: Attila Csihar (Voce) Set Teitan (Chitarra) H. Death (Chitarra) A. Lillo (Basso)
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