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Hell Obelisco - Swamp Wizard Rises
30/06/2018
( 997 letture )
In questi ultimi due anni l'attività della Argonauta Records ha subito una netta impennata, se si considera l'irrobustimento del suo roster ed il conseguente flusso di promo che con una certa costanza giungono ad attendere il vaglio di un recensore. In questa tornata l'etichetta ligure ci presenta l'album di debutto degli Hell Obelisco, combo italiano in cui, a differenza della giovinezza anagrafica del monicker, militano delle personalità piuttosto rodate della scena metal nostrana; una di queste è ad esempio il frontman Andrea Zanetti che, oltre ad aver fatto parte di formazioni storiche quali Sinoath e Schizo, ha prestato la sua voce per il cult album in Absentia Christi dei Monumentum.
Diversamente dalle fuorvianti aspettative che potrebbero generarsi alla lettura del curriculum di Andrea, solcato da un'impronta prevalentemente death metal, il quartetto romagnolo sprofonda in realtà il proprio songwriting nelle paludi di uno sludge colloso, molesto e rabbioso nel quale, tra i vari influssi, si rileva una certa vena southern. Al riffing scandito da chitarre ribassatissime e ulteriormente appesantite da distorsioni “catarrose”, capace di mettersi regolarmente a fuoco dal tessuto strumentale, si affianca con coerenza un approccio vocale che accortamente si radica ancora sui terreni estremi, spingendo quindi il genere affrontato in prossimità dei suoi confini. Nelle nove tracce che compongono Swamp Wizard Rises, inoltre, il quartetto abbraccia un criterio compositivo piuttosto organico, prediligendo canzoni compatte, strutturalmente essenziali e dirette che, fin dai primi ascolti, conferiscono una buona godibilità generale al disco, facendo intuire inoltre una certa propensione del quartetto ad intercalarsi spesso e volentieri nella dimensione live in un prossimo futuro.

Com'era prevedibile in base ai presupposti annunciati, Voodoo Alligator Blood apre senza indugi il platter rovesciandoci addosso la prima franata di fango. Così come si potrà constatare nella maggior parte delle tracce, i Nostri mantengono fin dall’avvio un bel tiro, che viene sostenuto a dovere sia dai massicci pattern di Alessandro Alberano che dal riffage dalla forte impronta pentatonica delle chitarre di Daniele e Luca. In questo primo episodio, inoltre, si segnala l'incrocio dei cantati di Andrea e dell'ospite Tony Jelencovich determinando un buon dinamismo nei passaggi tra strofa e refrain e sancendo in conclusione un inizio decisamente scoppiettante. Mantengono gli standard del promettente avvio i possenti groove di Teenage Mammoth Club (in cui si scorgono sentori di Black Label Society), le ben più tirate Escaping Devil Bullet, High Speed Demon e la pesantissima Hearth Rage Apocalypse, dominata da un riffing costantemente in palla e dalle vomitate d'odio di Zanetti. Biting Killing Machine si sporca in misura maggiore della matrice doomiana giocando su ritmi più lenti ed asfissianti soprattutto nella parte della strofa in cui compare alla voce il secondo ospite, Carmelo Orlando dei Novembre, creando il momento tensivo perfetto che precede la furia esplosiva del refrain. Dagli ascendenti stonerggianti inclusi in Death Moloch Rising all'alternarsi delle malatissime sezioni di “blues metallico” e del thrash cadenzato di Dead Dawn Duel, il ciclo di mazzate si conclude con Black Desert Doom, traccia che, a discapito di un intro acustico dal sapore southern, con il profetico “We are doom!” si conclude mantenendo intatta tutta la pesantezza fin qui dispiegata, degenerando in una chiusura nel quale i Nostri rallentano all'esasperazione le pulsioni ritmiche.

Il profilo di un musicista che edifica decenni di carriera operando lontano dalle logiche del profitto e mosso esclusivamente da una sincera passione (o mania?) risulta in questi anni essere sempre più diffuso, tuttavia, a fronte di una consistenza numericamente significativa, sono decisamente meno numerosi i membri di questa categoria in grado di produrre musica di qualità o che dopo anni di gavetta iniziano proprio nella fase di “maturità” della loro esistenza artistica a produrne. In entrambi gli ipotetici casi i quattro musicisti che hanno dato vita al monicker Hell Obelisco sono riusciti a centrare questo intento sventagliando un debutto di tutto rispetto nel quale, oltre a dimostrare di saper mettere a frutto insegnamenti e trucchi del mestiere appresi in una carriera individualmente ormai pluridecennale, dimostrano un'assiomatica abilità nello scrivere pezzi il cui semplice fine è dispensare fango e mazzate ricorrendo a uno sludge portato in direzione dei suoi limiti estremi. Pur configurandosi come un buon punto di inizio, Swamp Wizard Rises lascia intravedere attraverso tracce quali Teenage Mammoth Club, Biting Killing Machine e Black Desert Doom qualche auspicabile spiraglio di ampliamento delle soluzioni in fase di scrittura, che renderebbe sicuramente ancora più interessante quanto finora macinato dal quartetto italiano. Aspettiamo fiduciosi ulteriori sviluppi, confermando l'apprezzamento per il genuino marciume contenuto in questo Swamp Wizard Rises.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
70 su 1 voti [ VOTA]
Muki97
Sabato 30 Giugno 2018, 15.09.24
1
Grandissimi
INFORMAZIONI
2018
Argonauta Records
Sludge
Tracklist
1. Voodoo Alligator Blood
2. Teenage Mammoth Club
3. Escaping Devil Bullets
4. Earth Rage Apocalypse
5. Biting Killing Machine
6. Death Moloch Rising
7. Dead Dawn Duel
8. High Speed Demon
9. Black Desert Doom
Line Up
Andrea Zanetti (Voce)
Daniele Medici (Chitarra)
Luca Frazzoni (Chitarra)
Alessandro Alberani (Batteria)

Musicisti ospiti
Tony Jelencovich (Voce in Traccia 1)
Carmelo Orlando (Voce in Traccia 5)
 
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