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Progenie Terrestre Pura - starCross
08/07/2018
( 3836 letture )
Un uomo, impegnato in quello che potrebbe essere il suo ultimo viaggio spaziale, solca in totale solitudine un oceano di stelle. Sonda abissi non familiari -settori non ancora mappati- inseguendo un segnale proveniente da una luna remota. E tuttavia, ciò che il comandante in seconda Robert I.C. Cross troverà al termine di cinque anni di criosonno, non è null’altro che terrore, follia e disperazione.
Abbiamo indubbiamente l’impressione di trovarci dinanzi il trailer di una pellicola fantascientifica eppure, queste poche righe, delineano il concept che Davide Colladon, mastermind dei nostrani Progenie Terrestre Pura ha concepito quale filo conduttore dell’ultimo EP della formazione, starCross, spianante la strada al prossimo full-length della formazione. Una semplice occhiata alla tracklist, tradisce immediatamente un importante elemento di rottura rispetto al passato: l’abbandono della lingua madre in favore dell’inglese. La scelta, motivata dall’intenzione di rendere il prodotto maggiormente fruibile oltre i nostri confini, non rappresenta tuttavia l’unica sorpresa di tale lavoro. Dipaniamo tuttavia con ordine le fila di questo tanto atteso starCross.

Il breve incipit, rappresentato da Chant of Rosha, è costituito da poco più di un minuto di un raffinato ordito dalle tinte IDM, riversantesi nell’immediatamente energica Toward a Distant Moon, che si presenta immediatamente -come promesso dai nostri nel materiale promozionale- più oscura ed aggressiva rispetto a quanto prodotto precedentemente, soprattutto con oltreLuna. Violenti blast beat, imbrigliati in un riffing dalle maglie grosse, sono avviluppati ad incursioni sinfoniche e liriche, ibridate dalle incursioni elettroniche ed atmosfere di chiara matrice q[T]p. Il placido esordio di Twisted Silhouette dischiude uno spoken word narrativo ben presto sostenuto da un robusto impianto ritmico a tratti dissonante e dalle tempistiche funamboliche. Synth cosmici ed asettici arricchiscono la già eccellente partitura, conferendo alla traccia un notevole impatto atmosferico. A farci addentrare nella successiva The Greatest Loss è invece un malinconico fraseggio pianistico, ben presto rimpiazzato dal lavorio delle chitarre ritmiche e dell’armamentario industriale della combo, qui volto a delineare un brano aggressivo e dinamico, attraversato tanto da vorticosi quanto da riff cadenzati ed incisivi. La sorprendente outro Invocat danza invece sul filo di due polarità opposte: stridori disumani e macchinici da una parte, un commovente canto gregoriano dall’altra, quasi a lasciare un possibile finale aperto alla narrazione di starCross.

Sebbene la decisione di utilizzare la lingua di Albione possa far storcere la bocca a più di qualche fan, il songwriting, l’assoluta maestria nella scelta degli arrangiamenti elettronici ed il consueto genio che anima ogni produzione targata q[T]p non possono che dissipare i dubbi dei fan più critici. Il ricorso a soluzioni apparentemente più dirette ed aggressive rispetto al passato, non deve far pensare ad una semplificazione dello stile della band, che permane armoniosamente complesso e pluristratificato. Tutto ciò è corredato da un artwork dall’impatto visivo eccezionale, in grado di dar corpo alla suggestiva narrazione racchiusa nell’EP.
Se i fan di lunga data possono dunque tranquillamente acquistare starCross a scatola chiusa, l’EP non mancherà di far nuovi adepti tra chi ancora non ha familiarità con la formazione, colmando degnamente l’attesa del prossimo full-length dei nostri.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
81 su 8 voti [ VOTA]
Alessio
Domenica 2 Settembre 2018, 14.40.54
6
A distanza di un paio di mesi, devo dire che l'entusiasmo iniziale mi è parzialmente calato. La troppa attesa mi ha tradito un po', anche se il passaggio alla lingua inglese lo trovo fuori luogo e non adatto, almeno per quanto ci avevano abituato in passato. Mi piace il fatto di provare sempre soluzioni diverse, anche se a gusto personale avevo apprezzato di più il "tribalismo" di OltreLuna...inoltre trovo qualche passaggio sopratutto nella prima traccia vera e propria, troppo impastato tra riffing e drum machine. Insomma mi spiace dirlo soprattutto perché ho atteso tanto per averlo, ma musicalmente mi ha un po' deluso. Ottimo invece il confezionamento dell'A5. Un 6,5 di stima.
Le Marquis de Fremont
Lunedì 23 Luglio 2018, 12.43.54
5
Ascoltato durante il weekend. Mi ha dato l'impressione di un lavoro parecchio forzato e con pezzi onestamente poco accattivanti. Probabilmente, il cambio di lingua, la durata un po' breve del disco e artifici vari come i canti gregoriani, sono a sottolineare una certa crisi compositiva che non si avvertiva negli altri lavori. Penso che anche altri ascolti, non sollevino l'impressione di poche idee. Rien à faire. Au revoir.
Vitadathrasher
Domenica 22 Luglio 2018, 14.06.25
4
Se ci fosse una voce, più "spaziale", renderebbero meglio, le musiche sono davvero spaziali e affascinanti.
d.r.i.
Lunedì 9 Luglio 2018, 11.52.47
3
Esce esce sfiduciati secondo me più black del precedente, molto valido
Graziano
Lunedì 9 Luglio 2018, 9.10.51
2
In attesa dell'ep limited, se mai uscirà..... 🤣
Alessio
Domenica 8 Luglio 2018, 18.47.17
1
Ottima release, la naturale continuazione dell'altrettanto ottimo Oltreluna. Preso in versione A5 se finalmente lo stampano, proprio come dice Costanza a scatola chiusa.
INFORMAZIONI
2018
Avantgarde Music
Black
Tracklist
1. Chant of Rosha
2. Toward a Distant Moon
3. Twisted Silhouette
4. The Greatest Loss
5. Invocat
Line Up
Emanuele Prandoni (Voce)
Davide Colladon (Chitarra)
Fabrizio Sanna (Basso)
 
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