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Greystone Canyon - While the Wheels Still Turn
19/08/2018
( 986 letture )
Il mondo del rock offre ormai troppe poche sorprese e soprattutto troppa poca personalità. L’emulazione di modelli storici al solo fine di "sfruttare" l’effetto nostalgia insito in quanti rimpiangono un approccio più genuino tanto alla fase di composizione quanto a quella di registrazione, sta piano piano saturando il mercato di band che suonano "vecchie" e che hanno il solo pregio di saper copiare quanto fatto da altri in maniera più o meno convincente. Un approccio che non può durare, per forza di cose e che difficilmente porterà a qualcosa di veramente capace di restare e soprattutto di indicare una via per chi verrà dopo. Un aspetto questo forse anche più problematico, nel momento in cui coloro che sarebbero capaci di indicare una strada faticano a trovare spazi, attenzione e una reale consacrazione e solo i grandi "vecchi" riescono ancora a parlare alle masse; più per un fenomeno di attaccamento affettivo che per la qualità delle loro uscite odierne, a dirla tutta. Ma se pretendere dai giganti del genere qualcosa di nuovo è piuttosto difficile e tutto sommato anche ingiusto (anche se qualcuno, come il buon Adrian Smith, qualcosa lo aveva fatto in tal senso, nel disinteresse generale con i suoi Primal Rock Rebellion), almeno dalle band nate dopo il fatidico anno 2000 e che ormai viaggiano per i quasi venti anni di attività, sembrerebbe il minimo. Invece, lo stesso pubblico metal è mediamente invecchiato e perfino i più giovani ascoltatori, se non presi da generi più estremi, sono spesso attirati più dal "mito ottantiano" che non dalle band che tentato davvero di rinnovare il genere, che non sono poche, ma neanche tantissime e necessiterebbero di ben maggior sostegno. Una spirale che rischia di soffocare il genere, in tempi purtroppo molto brevi.
Il lungo cappello introduttivo, vuole portare l’attenzione su una band australiana che, per una volta, ha deciso di non immolarsi alla causa dei "seguaci degli AC/DC a qualunque costo" e ha imboccato una strada piuttosto diversa. L’idea infatti è quella di unire il classico southern rock statunitense, nella sua versione più hardeggiante naturalmente, all’immaginario pioneristico australiano. Un terreno che se vogliamo unisce in maniera diretta il West americano all’Outback australiano, in un tripudio di canyon, piste desertiche, sete, dura sfida contro condizioni di vita faticosissime e spesso poco redditizie, banditi pronti ad approfittarsi degli indifesi, sciacalli e quant’altro la fervida fantasia di settore vi suggerisca. Il tutto, riprendendo in toto gli stilemi musicali classici del genere, con blues, country e hard rock metallizzato pronti a scattare ai nastri di partenza. Innovazione? Zero assoluto, nella maniera più totale. E quindi? Quindi, per riallacciarci a quanto detto finora, il passaggio successivo dovrebbe portare ad una stroncatura netta a suon di "revival inutile e macchiettistico", "assenza di originalità", "ripetizione di stanchi canoni sfiniti" e via argomentando in un crescendo retorico apocalittico. In realtà, niente di tutto questo. I Greystone Canyon, senza inventare nulla e anzi pescando a piene mani da quanto fatto da centinaia di band prima di loro, possiedono qualcosa che tanti altri invece non avranno mai: la personalità. Abbastanza per suonare credibili e per non cadere nella trappola del cliché fine a se stesso. Omaggio sì, ma senza per questo diventare sterile ripetizione. Il tutto con un entusiasmo ed una sincerità che non possono non trasparire dall’ascolto.

While the Wheels Still Turn è il classico album da ascoltare a tutto volume mentre si guida o quando si ha voglia di qualcosa di sincero e passionale, che sia ben fatto e ben suonato e che sappia anche regalare qualche emozione. Senza pretendere di rivoluzionare il mondo, ma al contempo senza rinunciare a qualche sorpresa lungo via. Ad esempio, l’opener Keeping Company with the Dead, inizia con un arpeggio e il vocione roco di Darren Cherry accompagnato dalle armonizzazioni degli altri. Un inizio più classico e stereotipato di così era difficile immaginarlo. Eppure, subito dopo Astral Plane si concede una intro sontuosa, ma parte con un riffing heavy tirato e deciso, di buona velocità, che davvero non ti aspetteresti. Cherry non si scompone affatto e piazza la propria linea melodica hard rock su questo tappeto metallico con la massima serenità, lasciando poi che le armonizzazioni facciano il resto e il finale con il susseguirsi degli ottimi assoli di Rich Vella colpisca nel segno, prima del refrain che chiude. Così, In These Shoes rinnova la intro acustica in perfetto stile western con tanto di fischio in sottofondo (manca solo Trinità/Terence Hill all’orizzonte) per poi lanciare un bel riffone hard rock cadenzato ed intervallato da fughe heavy di basso e chitarra, sempre dominato dalla voce di Cherry e dalle armonizzazioni del coro. Epica e nervosa la canzone sembra soggetta ad una mutazione continua, lasciando che il break centrale si avviti su una fuga armonizzata delle chitarre, per poi ricondurre all’insistito bridge ed al finale. Cinco Cuerda Bandito è ancora uno strumentale acustico, con pioggia in sottofondo e atmosfera western a manetta che apre a Take Us All, altro gran pezzo hard rock, con basso e chitarre in bella evidenza e una linea vocale costruita ad Arte, che libera un refrain radiofonico da urlo. Ancora molto bella la lunga sezione solistica, che conferma il gran lavoro delle due chitarre, le quali si sfidano nella flamencata Sombrero Serenade, altra piece strumentale, piacevole e ben fatta. River of Fire è invece una ballata movimentata e con qualche bel passaggio di basso e chitarra, sugellato dagli assoli e dalla consueta melodia calibrata, con tanto di finalone in accelerazione. Nuovo riuscito riffing hard/heavy per Path We Stray, canzone che mantiene una discreta tensione, con gli strumenti sempre "indietro" e la sola melodia vocale ad aprire leggermente. Chiude The Sun Sets, perfetto southern sporcato di hard rock, con melodie aperte e la chitarra solista slide che ricorda tanto la Allman Brothers Band e anche solo per questo colpisce nel segno, con un perfetto tempismo nostalgico. Nella stessa traccia troviamo anche una bellissima canzone nascosta, sempre acustica, solenne e praticamente perfetta per una colonna sonora western.

Il futuro del rock passerà inevitabilmente dai due estremi, innovazione e conservazione. Purché questi due elementi siano caratterizzati da quello che dovrebbe rimanere un elemento imprescindibile: personalità ed ispirazione e non semplicemente costante riproposizione di stilemi usurati. In questa accezione, i Greystone Canyon hanno trovato con questo loro album di debutto un equilibrio difficile e che merita tutto l’apprezzamento possibile. La loro sincera ed appassionata ispirazione southern rock, ben coadiuvata da qualità personali quali la vocalità del leader Darren Cherry e la tecnica del solista Rich Vella, unita ad una vena hard e heavy ottimamente innestata e sfruttata, consente a While the Wheels Still Turn di risultare fresco e piacevole, pur nei numerosi e ben evidenti rimandi stilistici. Non si grida al miracolo, ma ci sono tanta buona musica, mestiere e qualità tecniche in questo album e i numerosi intermezzi acustici arricchiscono il quadro senza spezzare troppo la tensione dei brani più sostenuti. Probabilmente non saranno autori del disco dell’anno e di sicuro non vinceranno il premio innovazione 2018, ma questi ragazzi australiani sanno come si scrive della buona musica, comunque lontana da ogni moda e capace di durare. Aspetti questi da non considerare secondari e che meritano attenzione, soprattutto oggi.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
0 su 0 voti [ VOTA]
Alessandro bevivino
Lunedì 20 Agosto 2018, 9.53.45
3
Ciao Lizard . Ascoltato/visto qualcosa, 4 pezzi sul tubo, troppo poco per farmi un'idea. Pensavo dopo aver letto la tua recensione che musicalmente mi sarei trovato una band Southern rock tipo i kamchatka con qualche inserto country e sludge e con un'approccio più selvaggio. Mia opinione da quel poco che ho potuto ascoltare e non mi sembrano male musicalmente , bravi musicisti, certo e che la voce del cantante mi sembra un pò debole per il genere proposto. Comunque devo sicuro approfondire l'ascolto.
Lizard
Domenica 19 Agosto 2018, 21.17.48
2
Fammi poi sapere Alessandro!
Alessandro bevivino
Domenica 19 Agosto 2018, 20.37.54
1
Ciao Lizard/questa sembra roba x me/vado ad ascoltare.
INFORMAZIONI
2018
Rockshot Records
Hard Rock
Tracklist
1. Keeping Company with the Dead
2. Astral Plane
3. In These Shoes
4. Cinco Cuerda Bandito
5. Take Us All
6. Sombrero Serenade
7. River of Fire
8. Path We Stray
9. The Sun Sets
Line Up
Darren Cherry (Voce, Chitarra)
Rich Vella (Chitarra)
Dave Poulter (Basso)
Luke Wilson (Batteria)
 
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