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19/04/24
GOATBURNER + ACROSS THE SWARM
BAHNHOF LIVE, VIA SANT\'ANTONIO ABATE 34 - MONTAGNANA (PD)
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12/09/2018
( 1541 letture )
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Non è mai facile per una band superare la scomparsa di un componente che, oltre che un caro amico, era il membro fondatore e una delle menti principali per quanto riguarda la scrittura delle canzoni. Per i lombardi Cayne quell’amico si chiamava Claudio Leo, ex Lacuna Coil, ormai scomparso cinque anni fa, poco prima dell’uscita del secondo album omonimo dei Cayne. Dopo diversi cambi nella formazione nel corso degli anni, fra cui possiamo citare l’addio del chitarrista Marco Barusso e del batterista Guido Carli, e la conseguente entrata di Diego Minach e Giovanni Tani, esce quest’anno per la Graviton Music il terzo album dei Cayne: Beyond the Scars. Fin dal titolo -letteralmente: “oltre le cicatrici”- si intravede la voglia prorompente di chiudere un capitolo doloroso e aprirne uno nuovo. I Cayne, fin dal loro esordio datato 2002, Old Faded Pictures, si sono imposti come una delle realtà più interessanti del metal italiano, pur non avendo mai assestato la zampata definitiva che li potesse elevare a band dal calibro internazionale, anche a causa di diverse pause di lunga durata.
No Answers from the Sky setta il mood che permarrà nell’album per tutta la sua non indifferente durata: un arpeggio funereo di chitarra viene accompagnato da una sparuta tastiera fino ad implodere in un riff quasi thrash che conduce ad un ritornello convincente, soprattutto grazie al sapiente uso delle tastiere in tutte le loro sfumature da parte di Giovanni Lanfranchi il quale, alla fine, insieme a Diego Minach, delizia gli ascoltatori con una sagace overture fra tastiere e chitarre. Una partenza col botto, dunque, che non viene tradita dalle tracce seguenti: Torn Apart ha sonorità oscure e più metal, quasi doom, a metà fra gli ultimi Alice in Chains e i Type O Negative, veri punti di riferimento per la band milanese. In sostanza, un esperimento ben riuscito, che non scade nella mera copia (soprattutto grazie al caratteristico violino di Giovanni Lanfranchi, vero valore aggiunto dei Cayne) ma che dona varietà e sostanza all’album. Blessed by the Night un altro ottimo pezzo questa volta votato più ad un heavy metal classico e che, anche se non rimane nella memoria come i precedenti, si fa comunque apprezzare per la perizia che i musicisti ci mettono. Beyond the Scars procede saltando fra generi e stili senza però perdere l’identità propria dei Cayne e questa capacità è sicuramente frutto della loro grande esperienza. I passi falsi si contano sulla punta delle dita. In One More Chance, ad esempio, si sente l’influenza degli Evanescence e risulta purtroppo la classica ballatona sinfonica un po’ troppo mielosa e dal sapore quasi hair metal, di certo non il miglior episodio dell’album. Sullo stesso andazzo, ma molto meglio riuscita, è The Asylum of Broken Hope che, nonostante il titolo lugubre, è una power ballad di grande presa e potenza. I Cayne si dimostrano quindi una band dalle mille sfaccettature ma non priva di una forma vincente, che consiste nel contrapporre a riff duri, puramente alternative metal, ritornelli in cui la voce calda di Giordano Adornato si può espandere in tutta la sua potenza, con Minach e Lanfranchi che, alternativamente, condiscono il tutto con assoli dei loro rispettivi strumenti. Non mancano alcuni esperimenti in cui l’elettronica e una certa tendenza ad andare verso un alternative rock un po’ più piacione prendono il sopravvento, alcuni non proprio riusciti, tipo Bad Blood, altri un po’ di più, come My True Nature.
Beyond the Scars è un ottimo ritorno di una band fra le più sottovalutate del nostro Paese, che si dimostra in forma smagliante, il che non era affatto scontato dopo quello che hanno dovuto affrontare. Non un album perfetto, ma compensa i suoi pochi difetti offrendo un lotto di canzoni veramente ben fatte e diversificate fra di loro; ascoltandolo non si corre di certo il rischio di annoiarsi.
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4
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Bel disco, soprattutto confrontato a ciò che si sente in giro ultimamente, No answers from the sky è un gran pezzo, anche Free at last mi piace un bel po', ricordo la facevano dal vivo già da tempo. A new day in the sun la conoscevo con un altro nome, On the edge of madness nella versione cantata da Ruggeri, bella comunque anche in questa versione anche se forse musicalmente un po' più piatta. Anche Celebration of the wicked e Blessed by the night mi piacciono un bel po'. Quello che però devo dire è che rispetto al disco precedente secondo me manca un po' di mistero, di profondità. Capisco però che rimpiazzare la perdita membri così importanti non sia stato facile. |
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3
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li ho conosciuti grazie ai lacuna e ora non li mollo più spero facciano il salto di qualità che meritano! secondo me sono bravissimi!!!! |
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2
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Non posso commentare la recensione nè il disco perchè sono amico fraterno di un membro della band: ma vorrei dire che mi fa molto piacere, e mi rende orgoglioso, vederli recensiti qui! |
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1
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Non conoscevo la band ma questo disco mi ha colpito e piaciuto tantissimo: ottimo metal moderno come Dio comanda (rispetto ad altre band nostrane....) dove trovi dal metal classico al ghotic, una spruzzata di grunge e pop, con l'aggiunta dell'uso del violino che conferisce al tutto una ricchezza maggiore alla media. Voto 85. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. No Answers from the Sky 2. Torn Apart 3. Blessed by the Night 4. One More Chance 5. Celebration of the Wicked 6. The Asylum of Broken Hope 7. A New Day in the Sun 8. Bad Blood 9. Slave 10. Free at Last 11. My True Nature 12. The Crossroad
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Line Up
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Giordano Adornato (Voce) Diego Minach (Chitarra) Giovanni Lanfranchi (Tastiera, Violino) Andrea Bacchio (Basso) Giovanni Tani (Batteria)
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RECENSIONI |
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