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10/05/21
CORROSION OF CONFORMITY + SPIRIT ADRIFT
LEGEND CLUB - MILANO
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Mind Funk - People Who Fell From The Sky
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22/09/2018
( 694 letture )
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La scarsità di riscontro commerciale che band come i Mind Funk hanno ricevuto nel corso della loro, solitamente, breve carriera, è da imputarsi, oltre che alla sfortuna, anche ad una tendenza a cambiare il genere proposto nel giro di pochi anni, cosa che, per quanto possa a posteriori far felici gli ascoltatori più rodati e dai gusti variegati, di certo all’epoca disorientava gli ascoltatori. Una band come i Mind Funk per ogni album che usciva doveva costruirsi una nuova fan base da zero, impedendosi di creare un seguito forte e stabile, ed è stato forse questo a decretare la loro dipartita dal mondo musicale. Nel caso dei Mind Funk questi cambi drastici sono dovuti anche ai frequenti avvicendamenti nella formazione che, nel caso di questo People Who Fell from the Sky, vede come membri superstiti dall’album precedente solo il cantante Patrick Dubar, il chitarrista Louis Svitek e il batterista Shawn Johnson, mentre al basso Frank Ciampi prende il posto di John Monte e si registra l’abbandono del chitarrista ex-Soundgarden Jason Everman, arruolatosi nelle forze militari statunitensi e partito per l’Afghanistan. Il terzo album dei Mind Funk, pur continuando sul solco del grunge/alternative metal tracciato da Dropped, insiste su un riffing lento, quasi sabbathiano, aggiungendo ulteriori elementi legati allo stoner e alla psichedelia. People Who Fell from the Sky è un album davvero strano, ascoltandolo si percepisce una differenza con gli album precedenti, oltre che quella ovvia di genere, anche per quanto riguarda il suono e la cura di quest’ultimo. L’album ha infatti una produzione più grezza e sporca rispetto ai lavori precedenti, forse una scelta oculata per il cambio di genere, essendo lo stoner e la psichedelia generi che necessitano una certa dose di spontaneità e improvvisazione, ma più probabilmente frutto di una scarsità di mezzi dovuta al cambio di etichetta, da una major (la Epic) dell’esordio, ad un’etichetta media/grande (Megaforce Records) per il secondo album, ad una più piccola (Music For Nations) che probabilmente, viste le scarse vendite dei due album precedenti, non mise a disposizione del gruppo un gran budget. Rift River Valley, la prima traccia, è una strumentale che parte con un riff doom che più doom non si può, per poi proseguire con melodie dal sapore marcatamente arabeggiante. Rift River Valley fluisce direttamente nella successiva Superchief, introdotta e guidata dai vocalizzi di Patrick Dubar, cantante sottovalutato ai tempi e si muove fra riff a metà fra lo stoner di gruppi coevi quali i Kyuss e il grunge melmoso a-là Alice In Chains che gli stessi Mind Funk avevano sperimentato con il loro precedente Dropped. Sea Sick spicca per la chitarra di Svitek che, gravida di effetti, ricorda certi passaggi di Dirt, ed è una dei migliori pezzi del disco. Svitek prosegue con questo stile graffiante e distorto che dona alle canzoni un’aura rugginosa e un’ancora maggiore spontaneità e potenza a brani che già di per sé sembrano piuttosto sbozzati e sferraglianti. Dubar preferisce un registro senza acuti, tipici invece del debutto, e si adagia su toni medi, più consoni all’alternative. I ritornelli non sono mai di facile presa e necessitano di più ascolti per rimanere impressi nella memoria. La title track, fra una chitarra acustica distorta e una voce ubriaca e lisergica, urla psichedelia. Aluna è un pezzone, in cui Svitek dà il suo meglio con fraseggi acidi e riff devastanti, mentre Acrobats Falling è una jam session cosmica e cacofonica, piuttosto inconcludente.
People Who Fell from the Sky è innegabilmente l’album più debole dei tre della band, ma comunque un lavoro degno dei precedenti e l’ennesima, improvvisa, dimostrazione da parte di questa band, tuttora fin troppo sottovalutata, della propria capacità di spostarsi con facilità da un genere all’altro senza mai accusare il colpo. Manca comunque un po’ di quella voglia di spaccare il mondo che aveva reso grandi il debutto e Dropped, è forte la sensazione che la band si sentisse sfiduciata e abbandonata a sé stessa, come un po’ tutte le band grunge e alternative rock che si avviavano verso la seconda metà del decennio. Purtroppo i Mind Funk questa volta non riuscirono a superare l’ennesimo insuccesso commerciale e si sciolsero. Ci restano dunque, oltre a tre ottimi lavori, il rimpianto di non aver potuto vedere dove si sarebbe spinta una band così visionaria e l’amarezza per non veder riconosciuto loro il giusto merito per il loro talento. Dopo lo scioglimento i vari membri proseguirono su strade diverse, a volte anche diametralmente. Svitek proseguirà la sua collaborazione con i Ministry, Shawn Johnson diverrà il batterista dei Mos Generator e Dubar sarà per un po’ di anni alla guida di un gruppo hip-hop piuttosto sperimentale: i Corporate Avengers. I Mind Funk ad oggi non hanno più dato segni di vita: non una sola reunion, non una notizia di registrazioni imminenti, neanche un divertissement saltuario per i nostalgici. Per fortuna rimane una, purtroppo piuttosto esigua, discografia in cui qualsiasi amante della musica intelligente e originale potrà tuffarsi e non rimanere deluso.
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3
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Il primo un capolavoro, gli altri due sempre peggio......come mandare a p......e una grande band per l'irricinoscenza del grande pubblico. |
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2
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preferisco il primo lp....acquistato appena usci'.... |
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1
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Recensione perfetta per un disco e una band totalmente da scoprire. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Rift Valley Fever 2. Superchief 3. Sea Sick 4. Deep End 5. People Who Fell from the Sky 6. Werd Water 7. Aluna 8. 1000 Times 9. Kill the Messenger 10. Acrobats Falling
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Line Up
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Patrick Dubar (Voce) Louis Svitek (Chitarra, Voce) Frank Ciampi (Basso) Shawn Johnson (Batteria)
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RECENSIONI |
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