|
24/04/24
KARMA
CENTRALE ROCK PUB, VIA CASCINA CALIFORNIA - ERBA (CO)
|
|
Ancient Oak Consort - Hate War Love
|
29/09/2018
( 1010 letture )
|
Il termine consort, pressoché intraducibile in italiano, indica un gruppo ristretto di musicisti nel quale venivano invitati altri artisti a suonare come ospiti, e veniva usato soprattutto nell’Inghilterra rinascimentale. Questo concetto esprime esattamente ciò che gli italiani Ancient Oak Consort rappresentano: la spina dorsale composta da tre elementi che costituiscono la formazione stabile della band, attiva dal lontano 1995, coadiuvata dal supporto di ben tredici musicisti ospiti. Nonostante i 23 anni di attività, il gruppo fondato da Andrea Vaccarella si è dimostrato poco prolifico in studio: il primo lavoro è stato pubblicato a due anni dalla fondazione, il secondo nel 2006 e il terzo, il qui recensito Hate War Love, solo ora a distanza di dodici anni.
Uno dei primi elementi che saltano all’occhio è la presenza di titoli in italiano mischiati a titoli in inglese. In realtà i testi delle canzoni sono poi esclusivamente in inglese, fatta eccezione per la Ninna Nanna conclusiva, cantata in italiano dalla dolcissima voce della talentuosa Giulia Stefani. Durante l’ascolto del disco si nota una ridondanza eccessiva di intro e outro, intermezzi e parti strumentali; a giudicare dalla presenza di ben quattro voci nella lineup, ci saremmo aspettati che le parti cantate superassero di gran lunga quelle suonate ma invece è esattamente il contrario. È un vero peccato perché i cantanti mostrano doti tecniche di assoluta qualità e di grande talento. Si sarebbe potuto puntare maggiormente sul cantato piuttosto che sulla parte strumentale, dal momento che piano, flauto, strumenti ad arco e chitarra acustica diluiscono eccessivamente l’ascolto. È inoltre difficile etichettare questo lavoro e inquadrarlo entro i confini di un genere musicale dato che l’album è una commistione di due correnti molto diverse tra loro cioè musica da camera e progressive, più rock che metal. Quest’ultimo si può udire solamente in quattro tracce: Eternal Clash, The Heaven’s Lie, The Race e Sick Dream. Anche in queste non è comunque il padrone, poiché alla lunga tutte si affievoliscono e il ritmo, placandosi, si sposta dal metal al rock. Nelle sezioni metal Giulia Stefani ricorda Simone Simons ma l’atmosfera degli Epica si spegne subito, purtroppo, lasciando spazio ad un'atmosfera più intima, raccolta ed introspettiva. Nelle sezioni strumentali invece l’alternanza di chitarra e batteria ci porta alla mente i Pain of Salvation di One Hour By The Concrete Lake, un paragone graditissimo, ma purtroppo rispetto ai cinquantasette minuti complessivi questi momenti di gradevole progressive metal rappresentano soltanto una piccola percentuale, ovvero circa dieci minuti di ascolto. La copertina richiama una componente marittima, che tuttavia stona con l’album, fatta eccezione per le tracce Barcarola, By The Sea e Diario di Bordo che evocano l’atmosfera di mare in essa presentata. Riguardo al titolo invece, durante l’ascolto non ci sono elementi che suscitano sensazioni di “Hate” né tantomeno “War”, né nella melodia e nemmeno nei testi. Le tematiche, le ambientazioni e la realizzazione del disco sembrano essere più leggere, fiabesche e folkloristiche, soprattutto grazie all’uso della viola, dei violini e del flauto. Complessivamente, più che di lavoro progressive, si parla di musica da camera, parente molto stretta della musica classica. La band ha infatti dichiarato di essersi ispirata per questo album alle carriere di due tra i più grandi compositori italiani di questo genere, che hanno avuto grandissimo successo grazie alle colonne sonore delle pellicole cinematografiche, ovvero Ennio Morricone e Nino Rota.
Passiamo ai punti a favore del disco. Sicuramente la produzione e il missaggio sono una nota molto positiva, dato che il rischio in un lavoro con questa mole di musicisti ospiti era alto. Avrebbe potuto risultare un’accozzaglia di suoni, ma invece è possibile cogliere le singole note della chitarra acustica, i suoni dolci del flauto, l’orchestra di archi e i virtuosismi dei quattro cantanti, che, come accennato precedentemente, sono sicuramente i punti forti dell’album. La presenza di troppe canzoni filler, ninne nanne e tracce di durata inferiore a un minuto non rendono però affatto fluido l’ascolto, spezzettandolo eccessivamente. La sensazione che emerge è che la band non avesse esattamente le idee chiare sul prodotto finale. Ci sono canzoni metal dal ritmo molto sostenuto che valorizzano la buona tecnica dei musicisti e che forse avrebbero dovuto essere molte più di quattro, accanto a brani troppo calmi con la quasi totale assenza di strumenti. Il risultato è perciò poco coeso e per nulla omogeneo. Lavorare ad un progetto così ambizioso non è certo impresa facile, ma la difficoltà di amalgamare gli stili differenti dei sedici partecipanti non rende il lavoro completo e maturo e lascia una punta di disordine. L'ambizione merita quindi un plauso mentre lo stesso non si può dire per la realizzazione finale.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
|
|
|
|
|
Tracklist
|
1. Walking - Barcarola 2. Eternal Clash 3. Love Theme - Piano 4. By the Sea 5. Diario di Bordo 6. The Heaven’s Lie 7. Sweetly - Ninna Nanna 8. Men Fighting for Men 9. Love Theme - Dialogue 10. Barcarola 11. The Race 12. Will You Remember Me? 13. The Letter 14. Epilogue 15. Sick Dream 16. Love Theme - Guitar Version 17. Ninna Nanna
|
|
Line Up
|
Giulia Stefani (Voce) Andrea Vaccarella (Chitarra) Stefano Ruscica (Batteria)
Musicisti Ospiti: Mathias Blad (Voce) Francesco Marino (Voce) Roberto Tiranti (Voce) Filippo Di Pietro (Basso) Dario Giannì (Basso) Cosimo Tranchino (Basso) Roberto Giannì (Pianoforte) Carlo Cattano (Flauto) Alexandra Butnaru (Viola) Antonio Ambra (Violino) Marco Alderuccio (Violino) Stefania Cannata (Violoncello) Susi Kimbell (Violoncello)
|
|
|
|
RECENSIONI |
|
|
|
|
|