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22/02/19
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Brood Of Hatred - Identity Disorder
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06/10/2018
( 337 letture )
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Si scrive Brood Of Hatred, ma si legge Gorguts e Ulcerate. La recensione volendo si potrebbe chiudere qui, però è giusto dire qualcosa di più. In primo luogo potremmo partire dal monicker, sotto il quale si cela Muhammed Mêlki, mente contorta dedita alla stesura di partiture piuttosto complesse, le cui tessiture danno vita ad un death metal particolarmente cacofonico e asfittico, a tratti sperimentale e palesemente ispirato, in misura più o meno evidente, alla band canadese e a quella neozelandese. Se infatti dalla creatura di Luc Lemay è presa l’ispirazione per paesaggi sonori tetri, caotici e volutamente dissonanti, dagli Ulcerate proviene il gusto per le sonorità più tetre e rarefatte e per la ricerca di una forma canzone poco lineare.
Tuttavia è davvero così? Ad un primo ascolto si direbbe di sì, ma nonostante la ricerca di soluzioni labirintiche da parte di Mêlki, con un po’ di dedizione è possibile sciogliere ogni punto ostico. Ne deriva un ascolto abbastanza piacevole, anche se cervellotico, e soprattutto la musica cresce con gli ascolti, che vanno comunque centellinati, visto che la proposta richiede dosi generose d’attenzione. Per capire di cosa si parla si può prendere ad esempio l’iniziale Mist, tre minuti appena di pura causticità fatta death metal. Si rimane colpiti soprattutto dal riff portante, che altro non è che un arpeggio dissonante e carico di armonici artificiali, ipnotico e ripetitivo, su cui vengono poi intessute le partiture della batteria in una mescolanza, in verità abbastanza canonica, di blast beat e ritmi più lenti e pachidermici. Il growl di Muhammed Mêlki è ovviamente feroce e gutturale, tanto per rendere disturbante al punto giusto la proposta. Da ora in avanti la sostanza cambia davvero di poco, definendo confini sonori chiaramente identificabili, anche se non limitanti se si è dotati di un minimo d’inventiva. E proprio questa non manca all’intero lavoro, anche se in dosi parsimoniose, giusto per non allontanarsi troppo da una materia già di per sé difficile da trattare. Ad ogni modo, proseguendo con la tracklist bisogna segnalare che Controlling non aggiunge nulla a quanto detto, se non per il break finale di stampo quasi ambient, fatto di poche note lunghe, lugubri ed eteree. Le restanti tracce contenute nel disco, come detto, non cambiano né nelle intenzioni, né tantomeno nella sostanza. Su tutte però la più interessante è la lunga Bipolar, dove le idee vengono sviluppate con maggiore completezza ed efficacia, coniugate a una parvenza di melodia (tanto sinistra quanto godereccia) nei riff portanti.
Con il suo progetto Brood Of Hatred, Muhammed Mêlki si presenta quindi al debutto sulla lunga distanza con un lavoro a suo modo coerente e compatto, su coordinate sonore rese note da nomi ben più blasonati, ma difficili da sviluppare e trattare, poiché il rischio di scadere nel semplice rumore spacciato per musica è dietro l’angolo. Scampato il pericolo, Identity Disorder si rivela un album piacevole nelle sue grottesche deformità e inanella una serie di premesse che se ben sviluppate potranno forse un giorno rivelare qualche sorpresa.
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1
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interessante one man band . Ci sento anche echi Opethiani . |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Mist 2. Controlling 3. Feeding The Hunger 4. Shooting Torpedoes 5. Bipolar 6. Traces 7. Ritual Of Sacrifice
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Line Up
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Muhammed Mêlki (tutti gli strumenti)
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RECENSIONI |
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