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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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20/10/2018
( 2878 letture )
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Mossi dalla stessa passione per la musica, due compagni di scuola decidono di formare un gruppo, reclutando prima il chitarrista Mike Erzinger, anch’esso conosciuto in ambiente scolastico, e successivamente il bassista Dirk Lance, meglio conosciuto come Alex Katunich. Nasce così la band californiana capitanata da Josè Pasilass e Brandon Boyd, che prima di scrivere libri ed intraprendere relazioni con le top model era famoso unicamente per essere il cantante degli Incubus. Il nome è preso dalla mitologia medievale, secondo cui con incubus si indica il demone degli inganni, il quale aveva l’usanza di tormentare le persone nel sonno, provocandone gli incubi, a volte soffocando gli uomini e accoppiandosi di soppiatto con le donne. Per la verità a dispetto della loro controparte esoterica l’avvento della band di Calabassas si dimostrerà ben più gradevole, tanto da meritare il loro posto di rilievo tra i nomi degli anni novanta con due album di spessore come Fungus Amongus e S.C.I.E.N.C.E., mettendo in luce le qualità di una band che si può inserire all’interno del calderone nu metal, ma per certi versi non così tanto. Non così tanto perchè, mentre alcuni dei principali esponenti del genere, Coal Chamber, Korn, Limp Bizkit e tanti altri, continueranno ad abbracciare la causa del nu metal fino a rischiare di condividerne la prematura sparizione, i cinque californiani decideranno di ampliare gli orizzonti della propria formula, al punto da dare un taglio netto a quella precedente. Non solo, volendo essere specifici anche nel periodo in cui contribuirono ad espandere il movimento nu metal, gli Incubus contenevano al loro interno anche qualcosa di più, tra cui influenze dei Faith No More e dei Primus, portandoli ad essere etichettati più generalmente anche come crossover o alternative metal.
Sebbene sia con Morning View prima e con A Crow Left in the Murder poi che gli Incubus taglieranno i ponti in via definitiva con il loro inizio di carriera, la prima sterzata verso il cambiamento avviene con l’epocale Make Yourself, all’interno del quale iniziano ad arricchire la loro proposta inserendo elementi dai generi più disparati, anche limitrofi al rock vero e proprio, un esempio su tutti il post grunge di Redefine, che volendo andare oltre le venature funky o le differenze tra le voci di Brandon Boyd e di Scott Weiland, sarebbe facilmente accostabile ad un brano degli Stone Temple Pilots. Per la verità la band californiana aveva già sperimentato delle variazioni nel precedente S.C.I.E.N.C.E., apportate dall’arrivo in formazione di DJ Life, qui sostituito da Kriss Kilmore, ma la componente elettronica, così come le influenze jazz, hip hop e funk si fanno molto più marcate in questo Make Yourself. Massime espressioni di questa mescolanza si manifestano in Nowhere Fast e Consequence, dove le parti elettroniche insieme ai giri di basso rendono la sensazione di fluttuare facendosi trascinare tra una sezione e l’altra del brano. A questi episodi molecolarmente “astratti” si contrappongono momenti diretti ed energici come la titletrack o When It Comes, dove il cantante può sprigionare il suo estro senza alcun freno, incalzato durante il break dallo scratch funambolico di Kriss Kilmorne e da riff di spessore. In questo saliscendi non mancano tracce più orientate a giocare con elementi jazz come in The Warmth o puramente elettronici come in Battlestar Scralachtica, ma pur nella loro sperimentazione fine a sè stessa si ha la sensazione di trovarsi di fronte a molto più che dei semplici riempitivi. Discorso a parte va fatti per i singoli Pardon Me e Drive, che cercano di rendere ancora più easy listening il prodotto, con risultati diversi, il primo finendo inizialmente nel dimenticatoio per essere poi rivalutato in futuro, il secondo guidando gli Incubus tra i massimi circuiti del mainstream. Nella conclusiva Out from Under invece la band concentra in tre minuti e mezzo tutto il meglio del proprio repertorio, passando da strofe avvolgenti a ritornelli furiosi, dove Brandon Boyd si dimostra il degno erede di Mike Patton. Di per sé l’ascolto è molto più semplice rispetto al precedente S.C.I.E.N.C.E., le parti sono snellite al fine di rendere molto più immediata l’assimilazione evitando la pesantezza del primo impatto, ma nella sua semplicità l’album ha tantissimo da raccontare. Make Yourself sembra già dal titolo dichiarare la volontà del gruppo di creare una propria identità, giunta attraverso una maturazione definitiva che ne consacra l’originalità e le caratteristiche uniche, divenendo a conti fatti un’alternativa ai canoni di un genere già alternativo di suo.
Eguagliando lo stesso livello qualitativo del suo predecessore, ma spogliandosi della sua irruenza in favore di un maggior gusto per la melodia, il terzo lavoro si colloca in un punto di separazione, mantenendo ancora i legami con il passato pur essendo l’inizio di quella che sarà la strada intrapresa dalla band successivamente. Ciò porterà ad abbandonare il nu metal con il sopraggiungere del nuovo millennio, provocando come spesso accade il disappunto di una buona parte dei sostenitori. Non si può parlare quindi di evoluzione quanto di cambiamento vero e proprio, ma possono almeno fregiarsi il diritto di aver consegnato ai posteri una trilogia fondamentale nella propria decade e di aver seguito il loro percorso in totale autonomia. Dopotutto, come testimonia l’album, si sono fatti da soli.
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Capolavoro! Stellar da 100! |
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Comunque per me Make Yourself suona ancora attuale e si merita un 85 |
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Disco che propone in parte quello che avevano già fatto nei primi 2 album e che anticipa i cambiamenti che subiranno da Morning Wiev in poi, ossia molta melodia, molta più atmosfera ed un approccio più rock a discapito di un funk metal schizofrenico e nevrotico. Non ci sono brani filler e l'album scorre liscio come l'olio, quindi non ho da fare particolari menzioni delle canzoni visto che si sente un pò di tutto (non a caso ricordano molto i Faith No More).
In primi 4 album degli Incubus mi piacciono e li possiedo, mentre gli altri seppur di un discreto livello non sono dello stesso livello (tra i post Morning Wiev apprezzo in particolare Light Grenades e 8)
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Il primo bassista comunque era di un'altra categoria. Kinney è bravo, ma il primo insieme a Pasillas formava altro che il dinamico duo. Lo stacco di basso e batteria che c'è a metà di Redefine (in S.C.I.E.N.C.E.) è impressionante, non ho mai capito che razza di giro ci fosse sotto senza usare il doppio pedale. |
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@Area, no da noi no invece e infatti conobbi gli Incubus grazie ad un tipo con cui suonavo che mi passò questo e S.C.I.E.N.C.E dicendo che secondo lui anche i metallari li avrebbero apprezzati a patto di non storcere il naso perché c'era il DJ. Verissimo! Almeno fu così x me, me rimasi conquistata, non avevo mai sentito una roba così strana e con un tale "vibe" 😅! |
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@Silvia, io non so se dove vivi tu fu la stessa cosa ma qui al nord all'epoca questo disco andava a ruba... ce l'avevano tutti, ma proprio tutti. |
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@GT_Oro, esatto, x i rimshots! Quello che dici x la batteria di "8" e' purtroppo vero anche x la chitarra e a quel punto secondo me diventano un generico gruppo rock! Sanno scrivere i pezzi, non c'e' dubbio, sono dei grandi musicisti, pero' x me la loro forza era la sperimentazione intesa anche come varieta' di suoni, a prescindere dal genere, e poi quella specie di songwriting sbilenco e spigoloso (non so come definirlo...) che hanno perso. Bello il groove di Are You In? un pezzo che secondo me ha una sezione ritmica fantastica mentre il resto e' "meh" /// Comunque in US i loro shows sono tuttora spesso sold out (come quello di domani sera) |
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@Silvia: mi vado a leggere l'intervista! Comunque se ricordo bene usa il rullante così per il rimshot, anche se sembra poco pratico per il resto, ha delle scelte stilistiche sempre molto personali (il groove di Are You In?, che ho imparato, è fantastico!!!), tranne che proprio nell'ultimo 8. In quell'album sembra irriconoscibile, a parte il suono di rullante che invece del solito suono funky secco e tirato è ciccione tipo AOR, ma poi sono spariti i mille accenti sugli splash, le ghost notes quasi assenti... mah |
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@Silvia, Non ci avevo fatto caso sinceramente jajaja e la cosa é interessante! In Italia il disco in questione andò benissimo io ricordo questo e i video dei singoli che su MTV li vedevi quasi ogni ora. |
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@Area, anche Anna Molly (notare il gioco di parole con abnormally e anomaly che fa nel ritornello ) venne passato parecchio! E poi ricordo che l'uscita di A Crow Left... o comunque Megalomaniac venne commentato - mi pare nella rubrica spettacoli del TG1 - da Vincenzo Mollica sia x il video che x il testo |
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Me li ricordo bene loro! I video dei singoli su MTV tra il 99 e il 2000 erano costantemente in heavy rotation...
Non ero un loro fan, ma all'epoca li gradivo.
Epoca incredibile quella Nu, la mia adolescenza. |
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Riguardo la discografia degli Incubus in realta' ci sono altri 2 album dopo Light Grenades Nell'ultimo "8" mi sembra che abbiano perso tutta la loro originalita' e l'album mi sembra un generico lavoro di rock leggero: la voce e' sempre meravigliosa comunque e ho letto che sfodera anche un notevole range (lo dovrei ascoltare meglio ma non mi ispira). "If Not Now, When?" secondo me invece a dire il vero ha qualche pezzo che non e' male, a patto di considerarli proprio come un' altra band che col metal non ha niente, ma proprio niente a che fare |
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@GT_Oro, si' e' vero, porta tutto verso il basso pero' poi sembra che si arrampichi sui piatti Anche a me piace moltissimo come batterista e poi leggere le sue interviste e' come entrare in un mondo magico, spiega le sue scelte e impostazioni nei dettagli e si vede che ha una grandissima passione x la musica. Se non l'hai gia' fatto ti consiglio di leggere l'intervista del 25/3/2012 su Drum! Magazine, molto affascinante (si puo' citare?)/// Vero cio' che dici sull'impostazione, non ce n'e' una universale secondo me. Es. lui spiega il motivo x cui gira il rullante e se noti sperimenta molto. Comunque di solito i batteristi che amo si sono formati da soli senza scuola |
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Anche per me Light Grenades il più debole della discografia. Pasillas mostro di batterista, anche se autodidatta (la posizione della sua batteria è impossibile, suona praticamente sdraiato per terra con il rullante piegato in avanti e all'altezza sotto le ginocchia o quasi). Mi han sempre fatto ridere quelli che "il rullante deve stare pari, all'altezza della cintura, ecc. ecc.", poi vedi gente come Pasillas o Nicko McBrain che suonano benissimo in posizioni assurde |
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@GT_Oro concordo, A Crow left.... ha un'atmosfera molto particolare e un "vibe" notevole anche se quella specie di scratch in molti pezzi mi pare a volte forzato quasi x ricordare il passato. Songwriting notevole comunque (inclusi i testi). Light Grenades invece non mi è piaciuto tranne Anna Molly e Pendulous Threads. Li ho visti proprio nel tour di Grenades, spettacolo, band che dal vivo è meglio che in studio. Comunque un gruppo non catalogabile e x me tutti e 4 grandi musicisti. Mi piace molto la ricerca stilistica del chitarrista e i suoni che tira fuori da tutti quei pedali sul palco |
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non mi hanno mai esaltato..... |
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Occhio che, per quanto non più assimilabile al nu metal o al crossover, A Crow Left Of The Murder è un mezzo capolavoro. Gli altri molto molto meno, su questo non ci piove. |
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@havismat: sì lo so che i dischi successivi saranno il vero problema... questo se non si vuole dire commerciale però è sicuramente più riflessivo e meno "fuori di testa" dei precedenti... |
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Io conoscevo un gruppo omonimo che faceva death metal... quelli spaccavano |
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Scoperti grazie a mia figlia. Quest'album è carino, se contestualizzato. Ma ammetto che Morning View mi abbia colpito assai di più. Molto poliedrico. |
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Certo è proprio diverso dal precedente, su questo non c’è dubbio, e secondo me bisogna guardarli proprio come due lavori slegati che comunicano sensazioni e idee diverse. Bellissimi entrambi x me |
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Grande disco anche x me (esclusa Battlestart che non mi piace) molto dinamico, un caleidoscopio di idee molto ben assemblate in una produzione superba x i miei gusti. A parte Drive non sembra commerciale neppure a me, anzi trovo molto coraggioso mischiare tutti questi generi anche in un solo pezzo come nella bellissima The Warmth o nella title track. Comunque voce calda, basso presente, batterista notevole e chitarrista che non è contento se non sperimenta 400 stili diversi x album, hahaha! Tutto questo sono gli Incubus, fra i miei gruppi alternative preferiti, visti dal vivo una decina d’anni fa in un grande concerto. Sinceramente a me piacciono anche alcune cose degli album successivi comunque. Molto bella la recensione, concordo in toto con l’ultimo paragrafo fra l’altro. Voto 95, questo album ha delle finezze incredibili |
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@Nu Metal Head.
Che questo disco fosse l’anello di congiunzione fra i vecchi e i nuovi Incubus, sono d’accordo. Però devi ammettere che la qualità, rispetto ai lavori successivi, è nettamente più alta. Oltretutto, a parte la sola Drive (pezzo di chiara impronta radiofonica), per il resto non lo trovo per nulla un disco commerciale. |
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4
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ho ascoltato qualcosa, ma non mi piace granché... i livelli e l'irruenza dei primi 2 album, "s.c.i.e.n.c.e." in primis, sono ben lontani... poi farò anche un discorso del cacchio, ma dal punto di vista visivo era già iniziata quella trasformazione in boy-band, soprattutto da parte di Boyd, da selvaggio "dread-man" a fighetto buono solo a strappare lacrime a qualche ragazzina in calore... bah... poi vabbè nel prosieguo faranno anche di peggio... io mi tengo ben stretto "s.c.i.e.n.c.e." e tanti saluti. |
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3
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molto bello ,quasi ai livelli del primo che però resta inarrivabile |
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2
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Bravi ma mi sono sempre sembrati molto costruiti. |
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1
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Disco magnifico. Quando uscì lo ascoltai allo sfinimento e lo riprendo ancora molto spesso, così come il precedente. Dopo di questo, il declino. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Privilege 2. Nowhere Fast 3. Consequence 4. The Warmth 5. When It Comes 6. Stellar 7. Make Yourself 8. Drive 9. Clean 10. Battlestar Scralatchtica 11. I Miss You 12. Pardon Me 13. Out From Under
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Line Up
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Brandon Boyd (Voce) Mike Erzinger (Chitarra) Kriss Kilmore (Giradischi, Scratch, Sample, Tastiere) Dirk Lance (Basso) Josè Pasilass (Batteria)
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RECENSIONI |
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