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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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27/10/2018
( 2457 letture )
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Dopo esserci occupati in tempi non molto lontani del mitico esordio degli Sword intitolato Metalized (un titolo che per assonanza richiama inevitabilmente anche la nostra testata) e dopo aver rilevato come una delle più sfavillanti gemme del panorama Heavy/Power americano sia stata decisamente sottovalutata, è ora del suo successore Sweet Dreams che abbiamo il piacere di occuparci. La seconda prova dei canadesi, pur restando su livelli qualitativi particolarmente elevati, presentava però alcune differenze rispetto al disco precedente. E per ragioni precise, purtroppo. Rispetto a Metalized, infatti, la scaletta del disco in questione mostrava una tendenza ad una maggiore scorrevolezza dei brani, ad una loro aumentata tendenza a smussare gli angoli, ad una minore abrasività complessiva, pur all'interno di un impianto che sostanzialmente era ancora perfettamente riconoscibile e con le dovute eccezioni. Eppure, a dispetto di questa presunta pecca, non solo Sweet Dreams risulta comunque più che buono a dir poco, ma presenta al suo interno alcuni episodi che, se inseriti nella set-list di quello precedente, ne avrebbero aumentato ulteriormente l'impatto. Ma perché la band cambiò il proprio sound in questo senso? Solo una scelta puramente artistica? Non esattamente.
Dopo il tour con i Metal Church ed i Metallica -proprio quello della scomparsa di Cliff- e concerti con Alice Cooper, Bon Jovi e Motorhead, la band si trovò presa in mezzo tra una fama che per varie ragioni era rimasta più un affare da addetti ai lavori che da appassionati comuni e un gusto generale più orientato verso Glam e Thrash. Risultato? Il loro nuovo materiale venne in buona parte respinto dalla loro etichetta, che premeva per monetizzare un po' la fama raggiunta tra gli addetti di cui sopra, ma non in maniera massiva tra gli acquirenti di dischi. Pertanto, dei tantissimi nuovi brani messi a disposizione dal gruppo a seguito di questo diktat -circa trenta, sembra- la casa discografica approvò quelli che più facevano al suo caso e non quelli mediamente più interessanti. E comunque quelli con un po' più di probabilità di ottenere successo commerciale. Questa situazione, unitamente al fatto che gli Sword evitarono comunque di seguire i trend più sicuri, portò a tensioni sia con la casa discografica che interne, che poi sfoceranno nello scioglimento. A prescindere da come il disco venne composto e prodotto (di questo secondo aspetto si occupò Jack Richardson, già all'opera con Alice Cooper; Bob Seger; Manowar; Badfinger ed altri), questo era aperto da un pezzo marziale ed a tinte nere come la title-track, su cui Rick Hughes forniva un'altra prova d'autore al microfono. The Trouble Is, della quale si ricorda un video promozionale, sembra semplice, ma si tratta di una di quelle canzoni che solo una band matura e di talento poteva scrivere, mentre Land Of the Brave riporta tutto su binari più solenni con la consueta classe. L'americanissima Back Off offre uno spaccato amichevole (?) e forse un po' ruffiano di un certo modo di scrivere un brano, ma se si deve ancora una volta parlare di classe cristallina, un motivo ci sarà. Dopo la breve e arrembante Prepare To Die, fresca e coinvolgente, Caught In The Act mette tutti a tacere. Tutti seduti in silenzio ad ascoltare ed imparare come si scrive un pezzo Heavy; punto. Until Death Do Us Part e The Threat formano un tutt'uno e filano ancora via che è un piacere anche dopo che gli anni trascorsi hanno fatto passare una enorme quantità di acqua sotto i ponti. Poi è l'Heavy/Blues di Life On The Sharp Edge a fare da ottimo cuscinetto prima di arrivare all'ultimo pezzo in programma, ossia State Of Shock. Niente di particolarmente raffinato, solo una cavalcata Heavy/Rock'n'Roll dal retrogusto motorheadiano per concludere scapocciando come ossessi, ma che chiude alla grande il lavoro.
Per sapere cosa accadde al gruppo ed ai suoi componenti, comprese le voci sulla loro reunion, vi rimando ancora alla recensione del disco precedente ed alla puntata della serie Almost Famous loro dedicata. Quello che qui importa ribadire ancora una volta sono due cose essenziali, ossia che gli Sword sono stati un grande gruppo e che, spesso e volentieri, qualità e capacità non coincidono col successo. Lo abbiamo già detto un'infinità di volte, ma è sempre bene ribadirlo. Specialmente al cospetto di certe gemme.
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15
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Ottimo lavoro. Forse quasi pietra miliare dell'heavy metal. |
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14
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Un vero disco di heavy metal, tipo Hall of the Mountain King. Spero si riesca a capire a quale livello siamo. |
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13
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che dire... band fantastica. |
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12
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Poteva essere un grande album, ma pezzi come Back Off e Prepare to Die nella loro banalità abbassano il livello. In generale anche qualche altro pezzo poteva essere meglio sviluppato..Comunque ottimo platter! |
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11
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Grande album che ancora oggi ascolto di tanto in tanto piacevolmente. Voto: 90 |
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10
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Grandissimo album, come del resto il precedente, anche se entrambi presentano diversi fillers. Grandissima band. Voto 83 |
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9
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Alla sezione canadese di rik e Mic , aggiungerei anche un paio d'album dei Triumph. |
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8
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voto a parte metalized e noble savage hanno rappresentato i vertici del metal in quel determinato periodo, affermandosi a livello di composizioni come dei grandissimi anche se per i dati di vendita non andò così. Questo secondo me è leggermente inferiore al primo, quindi come proporzione puramente a beneficio di invenario ci sta lo stacco del medesimo recensore. Volendo fare dei paragoni con band USA del periodo per me si possono comparare al primo ed al secondo dei Tyrant, ma rimarrebbe comunque un confronto possibile ma un po tirato per i capelli. Gli Sword in più degli altri hanno avuto uno dei più grandi singers di metal, un cognome una garanzia, the Voice of true Canadian metal |
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7
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Volevo precisare voivod post Rooaaarrr ed escludendo infini (anche se in un pezzo scopiazzano Metal on metal); exciter fino a Kill after Kill e Rush si può escludere qualche live degli anni 2010. |
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6
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Alla già pregevole lista di band indicate da @Mic #5, nel mio piccolo aggiungo anche le seguenti : piledriver, slaughter, infernäl mäjestyc |
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5
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Grande band e grande disco. I loro due dischi, un paio degli Anvil (so che Raven non concorda) un paio degli annihilator ( immaginate quali) più discografia di Exciter, voivod e Rush e la sezione Canada nella vostra collezione è a posto |
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4
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Dico solo una cosa: Land of the brave, punto. |
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3
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Secondo disco e secondo grande lavoro di questa misconosciuta stupenda band di Heavy Metal!! Ben poco da dire: dieci brani, nessun filler, un disco da 90. Per quando e quanti sapevano ancora che cosa voleva dire fare metal |
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2
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Se non è da 100 questo disco allora non so... un vero capolavoro, uno dei 5 dischi di power metal americano più belli di sempre.
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1
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Dopo già un album molto bello (metallized) d'esordio, il come back non lo è da meno. Grandi song molto varie con un guitar work eccellente, singer mai troppo considerato, produzione classicamente eighties, e senza dimenticare in ultima la cover dell'album ... purtroppo, come già ampiamente ribadito in review e in almost famous, qualità e riscontro di pubblico non sempre coincidono. Ma per chi ha avuto modo di imbattersi nei dischi degli sword, ha fatto suoi piccoli gioielli. (Imho) |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Sweet Dreams 2. The Trouble Is 3. Land Of The Brave 4. Back Off 5. Prepare To Die 6. Caught In The Act 7. Until Death Do Us Part 8. The Threat 9. Life On The Sharp Edge 10. State Of Shock
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Line Up
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Rick Hughes (Voce) Mike Plant (Chitarre) Mike Larock (Basso) Dan Hughes (Batteria)
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