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Prong - Beg to Differ
27/10/2018
( 2700 letture )
I Prong sono un contenitore di bontà. Quasi mai sulla cresta dell’onda, per poco tempo sulla bocca di tutti, la band creata dal leader maximo Tommy Victor e dal talentuoso Mike Kirkland dispensa alternante bontà da trent’anni, tra cambi di line-up, di umori, suoni, immagini, pause e ripartenze. Un terremoto intimo e umorale: un segno di cambiamento e tumulto. Piano, nel tempo concessoci, andiamo ad analizzare tutto il loro percorso artistico, dagli esordi fino alle ultime, brillanti release in studio.
Prong, un marchio una garanzia. Qualcosa che ci fa sorridere, fieri di conoscere il substrato della materia metallica. Beg to Differ, secondo studio album, presenta i primi sintomi evolutivi che, di li a poco, porteranno la band a mutazioni tecniche e commerciali (Cleansing) e periodi difficili e sopra le righe (Rude Awakening). La band di New York non ha mai disdegnato le origini, così come ha sempre evitato facili e banali etichette. Tommy Victor & Co. se ne fregano delle regole, delle norme, di ciò che dovrebbe suonare “corretto”, e così sdoganano la loro personale visione della musica: diretta, tagliente, squadrata, muscolare e assolutamente Prong, nella forma e nella sostanza.

Come si colloca il secondo tassello della nutrita e ampia discografia, quindi? Come un monolite, non sempre a fuoco, di heavy metal industrializzato, con la portentosa e godereccia tripletta thrash che apre le danze: For Dear Life, Steady Decline e Beg to Differ centrano l’obbiettivo in pieno, affondando navi e scetticismo. Groove a iosa e ritmiche infuocate: suona tutto semplice e diretto, maledettamente a fuoco e giusto. Ted Parsons percuote le pelli e sintetizza il concetto di potenza radioattiva, mentre il basso pulsante di Mike Kirkland accompagna i super riff del mastermind. I contro-cori tipicamente ottantiani di For Dear Life ci sballottolano a destra e a sinistra, facendoci scapocciare senza ritegno, così come i brevi ma ficcanti assoli che completano le strutture dei brani. Impossibile stare fermi con il groove sprigionato dall’opener, in cui la voce roca di Victor compare in sordina e gli stacchi ritmica/batteria ci percuotono a dovere. Steady Decline mostra una varietà iniziale non indifferente, sublimata da un intreccio chitarristico notevole che si auto-compatta a ridosso del primo verso, scaraventandoci contro il muro di metallo lucido. Lividi e danni a go-go, poi un oblio di riff, assoli, altri contro-canti e cantine buie. L’underground passa da qui e dal riff portante e follemente riconoscibile della title-track, che si porta dietro tutta la influenza heavy/thrash, asciugandone la forma nei suoi 3 minuti e 47 secondi. Chi si ricorda il video psichedelico e abrasivo tipico dell’epoca? Scantinati, attitudine street, macchine del fumo e luci notturne. Un ottimo esempio dell’evoluzione/cambiamento in atto: già dalla traccia numero quattro (altro singolo importante), la band americana si appoggia su coordinate industriali, adagiandosi su riff minimali, ritmi più controllati e melodie atipiche. Non manca il groove, la voglia di spaccare i muri a martellate, ma il sentimento inizia a essere diverso: i riff dissonanti (che hanno fatto la fortuna di band come Static-X) sono assolutamente avanti, mentre il bridge pulsante è da capogiro e assoluto delirio in sede live.

Beg to Differ è l’antipasto del futuro, la piccola perla imperfetta che non ti aspetti e che guardi con ammirazione e distacco. Il power trio cambia toni su brani atipici e tinti di chiaro-scuri come Take It in Hand e Your Fear , dove la prima cresce doomeggiante, crescendo di intensità con un rifferama particolarmente acido e selvaggio, un drumming variegato, variopinto e accelerazioni speed-thrash devastanti. Pura attitudine selvaggia e senza compressi, mentre la seconda si apre con arpeggi sinistri e distanti. Un brano più lungo, minimale, ma che mostra il fianco nel refrain non impeccabile, parzialmente migliorato da una porzione strumentale che si spegne in un fading anonimo. La brillante e breve Right to Nothing riporta in auge i riff al vetriolo e i cambi di tempo, mantenendo una velocità di crociera media e andando dritta al punto. Assolo d’ordinanza e si riparte per il finale da headbanging sfrenato.

Tutto questo basterebbe per chiudere in bellezza la recensione e bollare Beg to Differ come gradevole e conciso lavoro targato Prong, ma il sound dei Nostri non è ancora stufo di imporsi, e così la destrutturata e malvagia Prime Cut torna a farci assaporare l’industrial che verrà, con i riverberi rugginosi e l’umidità delle fogne della Grande Mela: dipinto urbano e moderno, realistico e pungente. Il finale è affidato ad armi speculari che suonano agli antipodi: la thrashy e spassosa JTS ci diverte e fa muovere come matti a ridosso dell’accelerazione centrale, con super assolo e vetri in frantumi, mentre la monocromia di Third From the Sun, cover dei Chrome fa calare il sipario con le luci giallastre della metropoli.

Beg to Differ è, come spesso accade in casa Prong, un manifesto dell’epoca. 1990 e via con tutto ciò che ci circonda. Sono loro stessi a auto-imporsi, fregandosene delle influenze e, anzi, andando a comporre un mosaico personalizzato che andrà a influire sul corso di tante metal band del periodo. Ancora una volta un lavoro non perfetto ma assolutamente di rilievo, al quale bisogna fare affidamento per capire il sound della band. 360 gradi di bontà metallica distribuiti in una sfilza di album che hanno una personalità rara e prorompente. Buon ascolto.



VOTO RECENSORE
78
VOTO LETTORI
86.23 su 13 voti [ VOTA]
duke
Domenica 12 Novembre 2023, 14.48.11
19
.....disco ben riuscito.... almeno 85..
cowboy big 80
Domenica 19 Gennaio 2020, 22.35.29
18
disco dalla cantina
cowboy big 80
Domenica 19 Gennaio 2020, 22.31.43
17
il disco e' buono, benche' non sia il mio stile preferito, certo anche questi sono venuti prima e alcune cose dei Fear Factory non sono affatto superiori, poi manca il loro disco migliore, Prove me wrong. Dico dalla cantina, visto che comunque non e' mainstrem rock
tartu71
Venerdì 24 Maggio 2019, 12.46.12
16
take it in hand!!!!
Maurilio
Mercoledì 31 Ottobre 2018, 23.12.10
15
Super classicone dei '90. A me è piaciuto un casino. Voto recensore un pò strettino.
sbobba
Martedì 30 Ottobre 2018, 18.56.34
14
Classicone 90 pieno
Vittorio
Lunedì 29 Ottobre 2018, 23.18.47
13
Ottima recensione, disco pazzesco.
metalraw
Lunedì 29 Ottobre 2018, 12.38.27
12
@runuaci Per prima cosa rispettiamo i giudizi, poi tutte le opinioni sono ben accette.
runuaci
Lunedì 29 Ottobre 2018, 12.22.12
11
@metalcoso allora hai una visione distorta delle cose, perchè considerare migliore i loro ultimi lavori è proprio da TSO
metalraw
Lunedì 29 Ottobre 2018, 11.10.14
10
@Rumaci in risposta al tuo commento ti dico direi proprio di SI, dal momento che li seguo dai primi anni '90, partendo dal vinile di 'ForceFed'. Se leggessi la recensione invece di scrivere idiozie, capiresti che il messaggio è che -OVVIO- i P. sono una band enorme, ma non tutti gli album raggiungono livelli eccelsi (tanto meno Rude Awakening, concept a parte...). Per il sottoscritto, difatti, gli album migliori sono proprio gli ultimi, qualitativamente parlando. Lasciando la nostalgia da parte (e i voti, che sono relativi). Il contenuto è quello che conta.
Alessandro bevivino
Domenica 28 Ottobre 2018, 20.37.11
9
Ottimo disco .
Valerio
Domenica 28 Ottobre 2018, 15.27.22
8
Buon album, come quasi tutti i lavori targati Prong. Ad ogni modo non un capolavoro. Voto 75.
Enzo
Domenica 28 Ottobre 2018, 15.16.14
7
Questo è un gran disco merita almeno un 85 per me. Tommy Victor= un genio
runuaci
Domenica 28 Ottobre 2018, 10.20.12
6
ma chi recensisce i prong sa di cosa sta parlando? cos'è sto 78? Anche rude awakening è stato bollato come un disco discreto. Stiamo parlando di una band enorme che all'epoca ha saputo darci dei lavori straordinari, pure un sordo lo capirebbe. Voto 90
Galilee
Sabato 27 Ottobre 2018, 16.17.55
5
Gran disco. Fu tra l'altro anche uno tra i primi vinili che acquistai. Giusta recensione, ma un 80 se lo merita.
duke
Sabato 27 Ottobre 2018, 15.49.49
4
bel disco......conservo gelosamente il vinile ....sound molto particolare.....avrei messo un voto piu' alto....
Hellion
Sabato 27 Ottobre 2018, 15.44.56
3
Preso all'epoca, stupendo.
Metal Shock
Sabato 27 Ottobre 2018, 14.55.00
2
Primo grande album dei Prong, come detto sotto una band già avanti al tempo che non ha mai avuto il successo meritato. La tripletta iniziale è da infarto! Voto 80.
tino
Sabato 27 Ottobre 2018, 11.27.17
1
Sicuramente un disco seminale, avanti per l'epoca e attuale pure oggi per le soluzioni e il.groove moderno, pure ballabile. Sicuramente uno dei gruppi più sottovalutati di sempre. Questo disco è di per se perfetto ma verrà superato dal.successivo. Voto 75
INFORMAZIONI
1990
Epic Records
Industrial / Thrash
Tracklist
1. For Dear Life
2. Steady Decline
3. Beg to Differ
4. Lost and Found
5. Your Fear
6. Take It in Hand
7. Intermenstrual, D.S.B.
8. Right to Nothing
9. Prime Cut
10. Just the Same
11. Third From the Sun
Line Up
Tommy Victor (Voce, Chitarra)
Mike Kirkland (Basso)
Ted Parsons (Batteria)
 
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