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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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A Forest of Stars - Grave Mounds And Grave Mistakes
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10/11/2018
( 2540 letture )
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E’ il culto della morte, tutto questo. I tuoi Dei planano sopra di te in circolo, avvicinandosi al tuo buco che pateticamente chiami vita. Ammirare gli avvoltoi sopra di te per sperare in una morte migliore. State già marcendo, ognuno di voi…aspettate solamente la vostra opportunità per riempire i buchi nel terreno.
Entrare in contatto con il mondo all’interno di Graves Mounds and Graves Mistakes è come andare a solcare un mare irrequieto e profondo, mentre tu siedi su di una scialuppa di salvataggio in attesa dell’onda anomala. Gli A Forest of Stars sono sempre riusciti ad essere unici in quanto tali e, allo stesso tempo, parte di nulla. La musica che da sempre propongono è quella che potremmo chiamare avantgarde, dove l’unica regola è quella di non avere regole. Suonare avantgarde significa poter ampliare il proprio spettro compositivo al 100%, senza alcun legame o regola preimpostata che obblighi a rimanere entro certi canoni compositivi. Il viaggio, l’eterno conflitto tra terrestre ed ultraterreno si ritrova nelle migliori composizioni di questo sottogenere, che si districa incomprensibilmente tra black, progressive, folk e gothic, sotto un aspetto concettuale che rende omaggio alle jam sessions di free-jazz. Pensiamo al passato, ad artisti celebri ed unici in quanto tali come Arcturus, Ulver, Dødheimsgard e Maudlin of the Well tra i tanti che hanno indissolubilmente lasciato il segno nel palinsesto del genere. Il passato della band è costellato di molteplici argomentazioni e visioni musicali. Le potenzialità degli A Forest of Stars sono molto elevate e negli anni hanno dimostrato -attraverso dischi impeccabili come Beware The Sword You Cannot See e A Shadowplay For Yesterday - come il loro sound si sia evoluto e plasmato secondo le esigenze del momento, senza andare mai a snaturare la propria personalità. Ho la sensazione di essere di fronte ad un album che racchiude in parte tutta la storia della band, andando ad aggiungere elementi prima difficilmente presi in esame. La base creativa è 90% black, moderno, vicino a sonorità tipiche di casa Hail Spirit Noir, con il loro splendido Mayhem in Blue, o dei Nachtmystium di epoca Assassins I. Si tratta dunque di un ipotetico post-black che non si approssima mai allo shoegaze più melodico. Elementi nuovi, si diceva prima: questo punto è fondamentale per comprendere l’evoluzione della band oggi. Inaspettatamente, l’elettronica tendente al noise (Tombward Down) si avvale dell’aiuto di synth macabri e teatrali (Premature Invocation) per ammaliare e contraddire. Una ulteriore componente, non di certo nuova per i nostri, sono poi gli archi, che prendono prepotentemente parte alle composizioni al fine di raccontare al meglio lo storyboard cupo e sulfureo. Proprio il concept scelto aiuta a scavare in profondità verso sentieri prima mai battuti; siamo di fronte ad un mondo più grottesco e macabro, buio più che mai. Ci troviamo catapultati dentro un’epoca vittoriana inglese, che intreccia pensieri malati e melanconici con melodie bizzarre e ipnotiche per esprimere pienamente la propria stessa decadenza:
Pare di stare attraversando una colte di fitta nebbia, accanto a me i rami degli alberi morti mentre in lontananza degli animali si delineano tra le sterpaglie. Cosa c’è lì dietro? Una casa! Entriamoci perché ho freddo. Aiuto! L’infinita carenza, la morte stessa, la pazzia, l’indefinito divenire verso una conclusione a senso unico. Siamo vani ed effimeri, che gli spettri ci spingano al suolo violentemente. I bambini ululano ai morti, ho paura. Ho freddo.
Sento doveroso, nei confronti degli artisti, non andare a sezionare minuziosamente ogni singola partitura qui creata. Graves Mounds and Graves Mistakes va fagocitato tutto insieme, inghiottito e, successivamente, bisogna lasciarsi soffocare per poter percepire le sue infinite sfumature. I pezzi delle singole tracce variano repentinamente, flauti e fiati si uniscono intrecciandosi nei blast-beat sino ad abbracciare la magia della lirica lungo i meravigliosi otto minuti di Taken By the Sea, grazie alla voce soave di Katheryne. Un tessuto di suoni freddi e vellutati crea atmosfere sulfuree dentro Tombward Down, dove un microfono rotto schiude alla pioggia di colpi con disperate urla in sottofondo. Tetra e doomy è invece la recitazione drammaturgica di Mister Curse nella sezione centrale, che entra in sinergia con la variante più funeral doom del gruppo, prima di schiudersi in un arpeggio melodico sognante. C’è dolore in queste composizioni, partecipazione e teatrale amministrazione delle proprie doti canore. Il male siamo noi umani: lasciamo uscire, con l’arte, le bestie più feroci per portare sotto gli occhi la realtà del quotidiano. La violenza nell’incipit di uno dei più lunghi brani quale Scripturally Trasmitted Disease si schiude inaspettatamente nella parte centrale, spostandosi verso il jazz intrinseco nel gruppo; echi elettronici di The Sham Mirror ci fanno drizzare le orecchie. Gli strumenti respirano notevolmente di più rispetto al passato, v’è una palese volontà di dilatare gli spazi, fornendo aria ai singoli passaggi, lasciando percepire nitidamente anche gli stacchi e le armonie più delicate. Come prima è già stato accennato, anche grazie all’utilizzo dell’elettronica (che spazia dal noise più anarchico sino ai synth della darkwave) la produzione è migliora nettamente: tutto il fluire delle sonorità è meglio distribuito lungo l’intero minutaggio del platter, che è ben oltre la media. Questo aspetto è da sempre uno dei lati migliori degli A Forest of Stars, ovvero riuscire a prolungare la durata degli album senza mai andare a perdere di intensità, lasciando sempre alta la soglia dell’attenzione. Per chi ha la stoffa del campione, riuscire ad assaporare i particolari che si nascondono dietro le canzoni qui presenti è come entrare a contatto con il sovrannaturale, respirare aria di montagna. C’è la folle volontà di lasciar la sofferenza del terrore entrare in diretto contatto con l’ascoltatore. Vi odio bastardi, vi adoro.
Il mio selvaggio dilungarmi è concluso, torno nelle catacombe della civiltà contemporanea, mi svesto del mio succinto abito vittoriano, solamente dopo aver compreso per l’ennesima volta quanto sia profonda la follia umana. L’orrore negli occhi dei viventi è il motore per la band, e Graves Mounds and Graves Mistakes diventa il combustibile per l’esplorazione finale. Non è un album facile, come da tradizione, non ha la possibilità di essere ascoltato superficialmente tra una disattenzione e l’altra: digeritelo con calma assoluta. Lasciatevi andare, chiudetevi al buio in un angolo sordo per un’ora e giocate con i dissapori che latitano dietro di voi. Il vento sospira in lontananza, il buio sta tornando, violento e silenzioso allo stesso tempo. Così concludo il racconto degli stimoli e delle sensazioni dietro un album spettacolare, che senza grandi sorprese per molti potrà andrà a finire nella personale top ten di fine anno. Addio.
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10
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@Graziano: figurati se sto tizio conosce i Van Der Graaf... |
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9
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Cosa minchia c'entra still life? Opeth o Van Der Graaf generator? Comunque nessuno dei due c'entra una mazza con gli A forest of stars. Band che sta ottenendo consensi da tutta la critica specializzata, che a questo punto sono tutti coglioni.... |
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8
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Messa così, pare un giudizio un pelo riduttivo. Arpeggi, voce narrativa e casino valgono a recensire indistintamente parecchia roba. Comunque, se non piacciono, pace. Solo, mi pare strano che non piacciono.
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7
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Commentiamo piu’ ad ampio respiro...
Diciamo allora che 4 arpeggi, una voce
pseudo narrativa è un po’ di casino non ne fanno un capolavoro ma soltanto una cagata ben confezionata...Scusate ma allora Still life, Morningrise e compagnia bella che cosa sono.?
Altro pianeta..? |
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6
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Quando si dice “un giudizio rotondo e completo”. |
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5
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Commento io....
BELLA CAGATA |
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4
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Uno dei gruppi che più mi fanno immergere nelle loro atmosfere, oltre a non farmi pesare il minutaggio delle tracce. Meravigliosi |
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3
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jan hus...guarda li sto ascoltando in questo momento,per la prima volta….bravissimi |
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Ma nessuno che commenta? Nessuno li conosce/apprezza? Questi sono dei GENI. Voto insufficiente. |
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1
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Band immensa che album dopo album riesce ad essere originale senza snaturare la propria essenza. Di non facile ascolto ma sono artisti che ripagano la dedizione. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Persistence Is All 2. Precipice Pirouette 3. Tombward Bound 4. Premature Invocation 5. Children Of The Night Soil 6. Taken By The Sea 7. Scripturally Transmitted Disease 8. Decomposing Deity Dance Hall
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Line Up
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Mister Curse (Voce) Mr William Wight-Barrow (Chitarra) Mr. T.S. Kettleburner (Chitarra, Basso, Voce) Katheryne, Queen of the Ghosts (Violino, Flauto, Voce) The Gentleman (Tastiera, Pianoforte, Percussioni, Batteria) Mr. Titus Lungbutter (Basso) Mr. John "The Resurrectionist" Bishop (Batteria, Percussioni)
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RECENSIONI |
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