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19/04/24
MARLENE KUNTZ
NEW AGE, VIA TINTORETTO 14 - RONCADE (TV)
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27/11/2018
( 1975 letture )
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Kulkija. Termine finlandese che si riferisce ad una persona impegnata in un cammino senza fretta e senza meta. Un viaggio a piedi per il gusto di viaggiare a piedi.
È il viaggio che conta, non la destinazione
Recitava uno di quegli aforismi difficili da attribuire ad un autore preciso (vi prego, no, non l'ha detto Einstein), ed è un po' l'idea di atmosfera che i Nostri volevano trasmettere tramite le quattordici canzoni (per oltre un'ora e dieci di durata totale) che compongono la loro ultima fatica. E poi, diciamolo, a piedi nessun poliziotto potrà fermarvi per sottoporvi all'alcol test. Che poi non sarebbe nemmeno necessario, perché il decimo full-lenght della band di Lahti appare come meno “caciarone” rispetto allo standard delle loro pubblicazione. Non un cambio drastico, visto che non mancano le incursioni folk sfrenate, ma sono presenti momenti in cui le melodie si fanno più cupe e l'atmosfera vira rispetto all'elogio dell'alcol medio. Non ci credete? Ascoltate il malinconico intro di violino in Aallon alla, della successiva Harmaja o di Kallon Malja, dove è sempre il buon Tuomas Rounakari a guidare melodie decisamente poco festose e a proiettarci in un momento dove possiamo ascoltare dei Korpiklaani più oscuri e riflessivi. Sezioni in cui possiamo peraltro apprezzare il range basso di Jonne Järvelä, che si esprime qui in modo molto più elegante rispetto al resto dell'interpretazione, che viaggia prevalentemente sulle linee del suo cantato più “aggressivo” e sgraziato, dal timbro sporco ma indubbiamente caratteristico, valorizzato dall'ennesimo album di testi unicamente in lingua madre. Le parti di chitarra di Cane, alternano momenti più allegri (Henkselipoika, Juomamaa) con la classica alternanza tra terzinati festosi e plettrate in levare, ad altri più heavy (Sillanrakentaja) che mette in campo un riffing che vuole suonare il più malvagio possibile, riuscendo nella sua relativa semplicità (non aspettatevi chissà quali prodezze tecniche). La sezione ritmica mostra la stessa versatilità, ma senza brillare mai di luce propria, insomma, non sentirete filler particolarmente complessi o linee di basso fantasiose. Se, però, c'è un merito da attribuire alla coppia Matson/Aaltonen è quello di saper accompagnare tutti i pezzi in modo ragionato, quelli tirati come l'opener Neito, dove Matson tira fuori dal cilindro un drumming più intenso con qualche tappetino di doppia cassa a contorno, ad altre come la successiva Korpikuusen kyynel, dove il drumming si fa più easy (tolto un piccolo momento quasi solista) ma entra più in gioco il basso ben udibile di Jarkko, che accompagna in modo tenace tutto il resto dell'ensemble. La fisarmonica di Sami Perttula tende invece ad uscire nei brani più allegri (Korpikalliota, Henkselipoika, Juomamaa e Korpikuusen kyynel, giusto per citarne alcun) dove emerge maggiormente il trademark Korpiklaani e si nota l'affiatamento tra l'accordion del citato Perttula, il violino di Rounakari e gli altri strumenti tradizionali suonati da Jonne. Un lavoro di concerto ben fatto ma che non può non suonare spesso “già sentito”.
La produzione di Kulkija è classificabile come “nella media” dei dischi dei Korpiklaani passati. Il budget fornito dalla NB è stato sfruttato appieno per incidere un album che suona moderno (con il loro tipo di folk la cosa non è poi nemmeno così incoerente), senza eccessi, ma anche abbastanza lineare in termini di dinamiche. Ci sono violini che suonano al volume delle chitarre elettriche e strumenti tradizionali che non sfigurano accanto a ritmiche di batteria sostenute, segno di una compressione abbastanza marcata. Il mix ha lasciato a tutte le tracce il giusto spazio e non c'è nulla di sacrificato, le timbriche sono gradevoli ma piuttosto standardizzate. Insomma, Dante lo definirebbe un lavoro un tantino “ignavo”, “Sanza 'nfamia e sanza lodo ".
Non è immediato classificare una nuova uscita dei Korpiklaani in mezzo ad una discografia così prolifica e senza particolari alti e bassi. I finlandesi sono una live band e Kulkija non sposta di una virgola questa consapevolezza, restituendoci un'opera piacevole da ascoltare, ma che non vivrà mai di lunga vita se rimarrà confinata alle cuffie o alle casse da cui la riproduciamo. C'è una, citata, vaga virata verso atmosfere apparentemente più riflessive (in riferimento al passato, non in senso generale, sempre dei Korpiklaani parliamo), ma nulla che sposti gli equilibri o che ci dia l'idea che Järvelä e compagni di bevute siano usciti dal seminato. Comunque valido per i fan e per gli amanti delle atmosfere rilassate, per il resto: li aspettiamo sul palco.
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4
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Non mi piace, ma questa non è una novità - ormai per me hanno veramente poco ancora da dire da molti album. Hanno cercato di rinnovare un po' la proposta in questo caso, il che è apprezzabile, ma il risultato non mi ha convinto purtroppo. In alcuni casi mi hanno ricordano Vinicio Capossela, il che è grave. Evviva! |
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3
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Lo sto metabolizzato. Già Noita era un cd un po' diverso ma ottimo. I migliori Korpiklaani per me. Questo è un album particolare da approfondire. |
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2
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L'ho ascoltato dal tubo, e devo dire che dopo quel piccolo gioiello che è Noita, questo mi ha lasciato molto l'amaro in bocca. Non mi dispiace tanto il fatto della virata riflessivo-intimista delle canzoni, quanto il fatto che tale cambiamento non sia stato sviluppato adeguatamente nei suoni. Cerco di spiegarmi (purtroppo la proprietà di linguaggio non è la migliore delle mie qualità): i suoni sono ancora "troppo metal" rispetto a quello che richiederebbero dei pezzi di questo tipo, e secondo me appesantiscono molto l'ascolto. Se faccio il confronto con gli album solisti di Jarvela (dove comunque il folk predomina), trovo questi ultimi molto più scorrevoli. Poi questa ovviamente è la mia opinione, non vuole essere un parere oggettivo. |
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1
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Per me è stata una piacevole sorpresa perché questo disco, invero troppo lungo, si distacca un po' dal sound festaiolo che caratterizza il gruppo finlandese; infatti le atmosfere si fanno più serie e malinconiche e per me è forse il miglior disco del Clan dei boschi da anni. 80 come minimo. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Neito 2. Korpikuusen kyynel 3. Aallon alla 4. Harmaja 5. Kotikonnut 6. Korppikalliota 7. Kallon malja 8. Sillanrakentaja 9. Henkselipoika 10. Pellervoinen 11. Riemu 12. Kuin korpi nukkuva 13. Juomamaa 14. Tuttu on tie
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Line Up
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Jonne Järvelä (Voce, chitarra acustica, mandolino, percussioni, violafon) Cane (Chitarra) Sami Perttula (Fisarmonica) Tuomas Rounakari (Violino) Jarkko Aaltonen (Basso) Matson (Batteria)
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