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Lacrimosa - Inferno
30/11/2018
( 2338 letture )
At once as far as Angels kenn he views
The dismal Situation waste and wilde,
A Dungeon horrible, on all sides round
As one great Furnace flam'd, yet from those flames
No light, but rather darkness visible
Serv'd onely to discover sights of woe,
Regions of sorrow, doleful shades, where peace
And rest can never dwell, hope never comes
That comes to all; but torture without end
Still urges, and a fiery Deluge, fed
With ever-burning Sulphur unconsum'd […]


Paradise LostJohn Milton

“Inferno” è una parola impegnativa.
Include una quantità spropositata di riferimenti religiosi e culturali e ciò rende difficile coglierne appieno l'essenza.
Dipende dalla nostra origine, dalla nostra visione del mondo e da tanti altri fattori (religiosi o meno) che ce la fanno interpretare in modi differenti.
Sia il luogo di punizione per le anime dei dannati, il dominio di Lucifero (se pensiamo al Milton di cui sopra) o semplicemente qualcosa di più vicino a noi, come piaceva ricordare ad Italo Calvino:

L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

È difficile chiarire a posteriori a quale inferno si riferissero i Lacrimosa in quell'ormai lontano 1995, quando toccavano quota quattro full-length, con l'ennesimo disco de-facto autoprodotto (la Hall of Sermon è stata fondata nel 1991 dallo stesso Tilo Wolff) e regalavano al pubblico un'altra pietra miliare della loro lunga carriera.
Nei sette testi (il grosso in tedesco, un paio in inglese con qualche passaggio in finlandese) ci sono i riferimenti religiosi, ci sono le pene d'amore (d'altronde, che gotico sarebbe senza amori tormentati?) e ci sono le trasposizioni dei più profondi tormenti dell'animo umano, con le -catartiche- descrizioni di come sia raggiungere quel fondo, da cui è difficile -ma non impossibile- ri-emergere.
La marcia in più dei Lacrimosa, in tal senso, è sempre stato il loro singolare approccio al gothic, apparentemente banale da un punto di vista meramente estetico, ma incredibilmente singolare da quello della composizione e della realizzazione.
Inferno è il perfetto esempio di questa singolarità. C'è un'atmosfera di fondo che si mantiene costante e permea l'intero platter sin dalle sue più profonde fondamenta, mentre le canzoni mostrano una varietà che è incredibile arrivi da due soli musicisti (coppia al lavoro e nella vita).
È un'intro tanto malinconica quanto sinfonica ad aprire la strada a Kabinett der Sinne, che mantiene quell'afflato di magistrali archi oscuri (opera di Tilo tanto quanto di sua moglie Anne, è difficile scindere il loro lavoro alle tastiere) portandosi però anche dietro un incedere strumentale che ricorda forme primigenie di doom, con riff lenti ed opprimenti che si trascinano dietro vocalizzi di Tilo che oscillano tra l'epico e il dissonante. A rompere l'atmosfera è un assolo di chitarra, lento ma armonizzato, che spezza la malinconia con note che sembra lascino intravedere una vaga speranza.
Versiegelt glanzumströmt (Avvolto e circondato dallo splendore), cambia le carte in gioco con un approccio acustico che sembra tanto scolastico nell'esecuzione quanto azzeccato nella bellissima melodia impostata da Tilo. Quest'ultimo mette al servizio del testo il suo range più basso, in un'interpretazione che sembra quasi più una nenia, accompagnata da sporadici ottoni. Raggiunta la metà del minutaggio è poi normale che suoni inaspettata un'improvvisa accelerazione (introdotta da un filler di batteria), che trasforma la canzone in un brano quasi heavy, con un riff di chitarra sostenuto da una riuscita accoppiata pelli/basso.
No Blind Eyes Can See ritorna al sinfonico, con un violoncello struggente che, accompagnato da mortali rintocchi di basso, introduce una traccia che verrà costruita soprattutto su archi sinistri e sulla voce di Anne Nurmi, ammaliante con il suo range più acuto e il suo timbro etereo. Un binario fondamentale per un pezzo che però si avvierà alla conclusione grazie ad un dialogo tra chitarra acustica e solista, destinato ad esplodere in un'accelerazione di chitarra ritmica e batteria. Il tutto mentre un assolo prolungato porta avanti una melodia complementare al cantato della musicista finlandese.
Si continua con Schakal, che è aperta da un inquietante momento di spoken word in lingua madre di Anne, un prologo ad un brano dall'incedere doomy, che si manterrà tale fino alla metà (teniamo conto del fatto che superi i dieci minuti di durata), quando saranno di nuovo melodie più “positive” a sopraggiungere, scalzando la cupezza e accompagnando la voce “ossessiva” di Tilo, tanto sgraziata in questo range più acuto tanto elegante in quello basso. Non mancano parti soliste di tastiera di Anne, che chiudono il pezzo facendolo ripiombare nell'atmosfera lugubre con cui era iniziato.
Vermächtnis der Sonne si dimostra invece una ballad più classica: pianoforte, chitarra acustica, basso dolce e rotondo e assoli di chitarra elettrica incredibilmente orecchiabili, senza dimenticare un'accelerazione pre-conclusiva e una prova meno cupa del solito di Tilo.
La quiete prima della tempesta insomma, perché Copycat spariglia le carte in tavola, attaccando cattivissima e tagliando come una lama la tracklist con un riff di basso ossessivo ma riuscito, parti di batteria tirate, chitarre rasoianti, Tilo che accenna un screaming (piuttosto asciutto) e un ritornello capace di stamparsi in testa prima che ce ne si possa rendere conto:

What if I break the silence?
What if I do forgive the past?


Ci si avvia alla conclusione con Der Kelch des Lebens, suite di quattordici minuti che decide di racchiudere tutta l'essenza di Inferno in un solo e schizofrenico brano, che varia di atmosfera in modo repentino e mostra tutta la poliedricità dei Lacrimosa, dagli archi struggenti che si mutano di colpo in una cavalcata decisamente poco doom, alla suddetta che di colpo si trasforma in una lunga conclusione totalmente legata agli organi.

La degna parola fine ad un album che può essere tutt'oggi considerato una delle vette della discografia della band. Un'opera di opposti, che mischia stili, interpretazioni, argomenti e si mantiene in costante e delicato equilibrio tra l'eleganza della musica dei Lacrimosa e una realizzazione a tratti un po' grezza ma non per questo meno fascinosa.
Per quanto la creatura di Tilo e Anne sia rimasta, per certi versi, ai margini della scena gothic internazionale, il loro contributo a quest'ultima non è mai stato irrilevante, e sono dischi complicati come Inferno a dimostrarlo.
Non basta la “maniera”, non basta l'originalità. Per scrivere qualcosa che i posteri ricordino è necessario bilanciare poli opposti e raccontare qualcosa che non sia solo oscurità fine a sé stessa, ma la realtà così com'è: buona, cattiva o forse nessuna delle due.

The day rises again
And you hear the wings of the time
Put down your swords
Listen to the whisper in the wind
Time changes everything
But you have to wait
Try to save your soul
Before it is too late



VOTO RECENSORE
88
VOTO LETTORI
96.75 su 4 voti [ VOTA]
Giasse
Venerdì 7 Dicembre 2018, 12.43.07
10
Preferisco di gran lunga Elodia
Tevildo75
Martedì 4 Dicembre 2018, 20.30.34
9
Inferno lo considero l'ultimo disco di rodaggio, visto che poi ne faranno almeno tre capolavori. Ho sempre reputato questo album il vorrei ma non posso di Tilo; per me è un 70/75.
Galilee
Lunedì 3 Dicembre 2018, 20.52.11
8
Disco molto carino e dalla discreta personalità, ma ancora acerbo rispetto a ciò che verrà. Produzione, suoni , composizioni, tutto è molto minimale e permettetemi il termine quasi punk. Dal disco seguente in poi nasceranno i veri Lacrimosa. Indispensabile.
nonchalance
Domenica 2 Dicembre 2018, 12.27.37
7
...avevo immaginato che era quello il motivo! 😅
No Fun
Domenica 2 Dicembre 2018, 9.54.45
6
@gianmarco, è un simbolino che imita gli occhi che strabuzzano, indica stupore, meraviglia, costernazione e qualunque altra cosa si possa provare di fronte alle bocce della tipa della cover...
Behemoth
Domenica 2 Dicembre 2018, 6.59.41
5
Band schifosa! Voto 2 su 100
gianmarco
Sabato 1 Dicembre 2018, 23.52.41
4
No Fun che significa 0.o ?
Jo-lunch
Sabato 1 Dicembre 2018, 20.56.29
3
Sempre piaciuti. Sono un nostalgico.
No Fun
Sabato 1 Dicembre 2018, 13.14.41
2
O.o
gianmarco
Sabato 1 Dicembre 2018, 10.31.58
1
lo sto ascoltando adesso . Meritano un posto d'onore nel pantheon del Gothic Rock/ Metal x eesere in capaci di regalare in 2 un sound proprio e peculiare.
INFORMAZIONI
1995
Hall of Sermon
Gothic
Tracklist
1. Intro
2. Kabinett der Sinne
3. Versiegelt glanzumströmt
4. No blind eyes can see
5. Schakal
6. Vermächtnis der Sonne
7. Copycat
8. Der Kelch des Lebens
Line Up
Tilo Wolff (Voce e tutti gli strumenti)
Anne Nurmi (Voce e tastiere)
 
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