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24/04/24
KARMA
CENTRALE ROCK PUB, VIA CASCINA CALIFORNIA - ERBA (CO)
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19/01/2019
( 2589 letture )
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Reduci da tre album di ottimo hard rock melodico pubblicati durante la metà degli anni 90, tra i quali è doveroso ricordare The Name of the Rose, in particolare per la pregevole traccia omonima, nel 1999 gli inglesi Ten tornano in studio per pubblicare il qui presente Spellbound. La ricetta, come prevedibile, non si discosta di una virgola da quanto proposto in precedenza, ovvero un vigoroso hard rock incentrato sulla voce calda del frontman e principale compositore Gary Hughes. A differenza dei precedenti lavori, però, Spellbound è impreziosito da una spettacolare copertina in stile fantasy firmata dal noto illustratore spagnolo Luis Royo, che in futuro collaborerà a più riprese con la band per le successive uscite.
Spellbound si apre con la breve strumentale March of the Argonauts, introdotta dagli archi ai quali subentra la chitarra di Vinny Burns, che fa da preludio al primo pezzo da novanta del disco. Fear The Force è infatti un riuscitissimo up-tempo in cui il suddetto chitarrista dà subito sfoggio delle sue capacità esibendosi in fill solisti e virtuosismi a profusione, persino durante i ritornelli. Come inizio non c'è male, ma il bello arriverà più avanti. L'irruenta Inside The Pyramid Of Light è un brano dai riff spigolosi ma dotato di un feeling che riporta al rock 'n roll per efficacia e per la presa che esercita sull'ascoltatore. Segue a ruota la title track, caratterizzata dai riff spezzati di Burns e Halliwell e da uno dei classici ritornelli a marchio Hughes, di quelli da cantare a squarciagola, degnamente supportato dalle backing vocals. Dal punto di vista della produzione è possibile notare dei netti miglioramenti in rapporto alle uscite precedenti: tutto è più nitido, più quadrato e più piacevole all'ascolto. Spellbound, inoltre, è un album dagli intenti più ambiziosi, in particolare per quanto riguarda gli arrangiamenti, ora riempiti da strumenti ad arco e folkloristici. Questo traspare dalla quinta traccia We Rule The Night, imponente ballata dal sapore medievale le cui strofe sono prima accompagnate e poi guidate da un vero e proprio quartetto d'archi. L'effetto è straniante e si viene presi di peso e trascinati in un'altra epoca, in particolare durante il ritornello, che, fra gli altri, vede la partecipazione nei cori di un certo Bob Catley, artista che ha collaborato molteplici volte con Gary Hughes durante la sua carriera, tanto da affidargli la scrittura dei suoi dischi solisti. Le uillean pipes suonate da Mike McGoldric segnano la metà del disco in Remembrance for the Brave, breve introduzione alla canzone simbolo dell'album, quella Red ispirata alla storia delle guerre di indipendenza scozzesi. In questo brano Vinny Burns è ormai senza freni, uscendo da qualsivoglia schema prefissato e dando sfoggio di tutte le sue abilità, che insieme al testo fortemente evocativo segnano uno degli highlight di tutta la carriera dei Ten. The Alchemist non accenna a rallentare il passo, e la storia dell'ultimo superstite di una stirpe di alchimisti rimanda al mondo fantastico di sword & sorcery evocato dalla copertina. Dopo due brani decisamente tosti, per riprendere fiato viene strategicamente piazzata una ballatona che risponde al nome di Wonderland, le cui liriche non saranno impegnate quanto quelle di Red, ma nella quale tutto funziona a meraviglia. La più canonica e forse leggermente prevedibile Eclipse, in cui si ha modo di apprezzare le tastiere di Ged Rylands, non fa gridare al miracolo, come pure la successiva The Phantom, orecchiabile il giusto e salvata dai miracolosi assoli di Burns che risollevano un brano altrimenti abbastanza fiacco. La musica tuttavia cambia (è proprio il caso di dirlo) con la conclusiva Till The End Of Time, vera e propria power ballad ultramelodica e zuccherosa, romantica conclusione di un disco ricchissimo di contenuti e grande musica.
Insomma, dopo le prime azzeccate uscite discografiche i Ten riescono a centrare per la quarta volta il bersaglio, consegnando un album curatissimo e praticamente privo di filler, in cui sono contenuti brani da tramandare ai posteri quali We Rule The Night e Red, fulgido esempio di come l'hard rock nella forma melodica intesa da Hughes non è mai morto. Dopo un periodo di alti e bassi successivo all'uscita dal gruppo da parte di Vinny Burns, i Ten sono recentemente tornati con una serie di album più che buoni a dimostrare l'ottima forma di cui gode la loro musica.
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14
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Sempre amati e visti finalmente dal vivo nel 2012. Concordo con chi dice che scegliere tra i primi 5 impossibile. Ma io ci aggiungo anche \'Far Beyond the World\'. |
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13
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Disco con un Vinny Burns incontenibile |
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12
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Scegliere il migliore tra i primi 5 album dei Ten è impossibile ma questo è un serio candidato. 100. |
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11
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in mancanza dei platters dei Whitesnake, questo fu un molock, probabilmente, per gli hard rockers non e' mai cambiato nulla |
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10
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Gran disco. Difficile per me scegliere tra questo e Babylon, ma perché scegliere? Fear the force pazzesca. |
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9
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Bellissimo ..Red è una delle mie canzoni preferite di sempre |
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8
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Aceshigh,e' vero....futuristico in stile Blade Runner.Speriamo che venga recensito,lo merita. |
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7
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È vero Progster78, bellissimo anche Babylon, l'avevo dimenticato. Tra l'altro veramente affascinante l'idea alla base del concept. |
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6
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Tanta classe sto' gruppo,Spellbound ottimo come gli altri dischi gia' citati sotto...the name of the rose soprattutto,ma personalmente ho un debole per Babylon! |
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5
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The Name Of The Rose / The Robe / Spellbound : un trittico di album imperdibili, di cui probabilmente Spellbound è la punta di diamante, l'apice della band. Pezzi top : Fear The Force, l'emozionante We Rule Thw Night e l'accoppiata Red / The Alchemist. Il resto comunque è sempre veramente ispirato. Capolavoro. Voto 90 almeno |
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4
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Un gioiellino, il loro migliore album, bellissimo davvero. 85 |
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3
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piccolo gioiello hard rock, tutto gira perfetto. Voto 90 |
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2
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Meraviglioso, uno dei migliori dischi degli anni 90'. Non una nota fuori posto, un cantante straordinario ed una serie di canzoni da paura.
We rule the night ma soprattutto Red (una delle mie canzoni preferite di sempre), sono gli highlights di un disco che avrò ascoltato centinaia di volte.
Per me un 90 non lo toglie nessuno. |
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1
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Album che ai tempi (non era proprio di moda!) consumai non so per quale motivo..probabile che, quando la musica non sia fatta per "mero commercio" colpisca comunque! Un altro punto a favore del prodotto - scherzo! - anche booklet e retro del CD con carta patinata. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. March of the Argonauts 2. Fear the Force 3. Inside the Pyramid of Light 4. Spellbound 5. We Rule the Night 6. Remembrance for the Brave 7. Red 8. The Alchemist 9. Wonderland 10. Eclipse 11. The Phantom 12. Till the End of Time
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Line Up
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Gary Hughes(Voce) Vinny Burns (Chitarra) John Halliwell (Chitarra) Steve McKenna (Basso) Ged Rylands (Tastiere) Greg Morgan (Batteria e percussioni)
Musicisti Ospiti Francis Cummins (Violino) Susan Williamson (Violino) Claire McFarlane (Viola) Rebecca Whettam (Violoncello) Mike McGoldric (Uilleann pipes, Low whistle, Flauto di bamboo) Jason Thanos (Cori) Sue Willets (Cori nella traccia 5) Bob Catley (Cori nella traccia 5) Rafe McKenna (Cori nella traccia 5)
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