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Immortal Guardian - Age of Revolution
26/01/2019
( 1935 letture )
Era giusto l’altro ieri che mi trovavo a parlare di categorie inflazionate all’interno del mercato dell’offerta metal, con un’enorme sottolineatura sulle voci “power” e “thrash”, ed ecco che mi trovo davanti ad un ascolto interessante, che svolge la classica funzione di lupus in fabula al contrario; per spiegarlo con parole comuni potremmo dire: “ecco, è giusto di te che non stavamo parlando ma sperando, in fondo, che tu esistessi e ti palesassi presto ai nostri occhi per confutare le nostre teorie”. La notizia è delle migliori e ci fa estremo piacere, abbiamo il piacere di constatare la presenza di una band power metal che cerca vita compositiva oltre gli Helloween, che vuole rinnovare un immaginario stantio e una maniera di suonare fac-simile che francamente ha stancato. Per lo meno questo si evince da ripetute sessioni d’ascolto di Age of Revolution, primo full length degli Immortal Guardian; può essere che qualcuno di voi ne abbia già sentito parlare, dato che i loro primi demo risalgono al 2010 e precedono una sequela di EP in cui coraggiosamente, dobbiamo ammettere, viene lanciato il marchio di fabbrica della casa, un “nuovo” genere coniato da loro stessi chiamato “Super Metal”. L’idea è interessante e funziona alla grande come vi sarà chiaro tra un istante, ma va solo ricordato che, nonostante il titolo, non siamo di fronte a nulla di rivoluzionario bensì a qualcosa di originale, e tanto basta per allietare i padiglioni auricolari di molti, poiché le varie contaminazioni che formano il sound degli Immortal Guardian sono innegabilmente di alta qualità.

I nostri texani si propongono sicuramente come una ventata d’aria fresca, ma è innegabile l’influenza di un certo repertorio, soprattutto dei Symphony X, sulle dieci canzoni qui presenti, che si mantengono tutte su elevati livelli e regalano ad Age of Revolution un primo importante risultato, quello della costanza sul lungo termine. Il tasso tecnico del quartetto è fuori da ogni discussione, semplicemente celestiale: Gabriel Guardiola e Cody Gilliland, fondatori della band, sono il motore trainante di questa strana creatura bifronte che da un secondo all’altro riesce a mutare il proprio stato d’animo, mentre Carlos Zema è il fidato conducente erto a maestro cerimoniere di un rito schizofrenico. Ascoltare State of Emergency per farsi una minima idea della situazione, i Judas Priest più violenti che si imbattono con un gruppo X di extreme metal novantiano; di power qui addirittura non v’è traccia, tanto per fare un esempio di eterogeneità rintracciabile in quest’opera. E di esempi affini ce ne sono a iosa, sarebbe delittuoso spulciarli uno ad uno in sede di recensione, basti sapere che la sensazione più ricorrente che proverete al termine della scaletta si assesta attorno allo stupore, alla realizzazione di avere tra le mani un prodotto pregiato (soprattutto se paragonato agli standard contemporanei). Parlavamo di “super metal” ma, per intenderci, gli Immortal Guardian sono abili ad arraffare di nascosto a destra e sinistra e a rielaborare in maniera piuttosto originale come si evince nella stupenda Never to Return che, dopo svariati minuti di canonica e violenta cavalcata, compie la muta aprendo a variazioni improvvise di pianoforte e chiudendo con il suono di un sax ammaliante, perfetto compagno della sei corde intenta a disegnare il termine del brano; potremmo definirla una canzone power-prog, gli elementi per farlo ci sono tutti. Un plauso particolare va fatto a Zema e alle sue capacità canore più che sorprendenti, che lo vedono librarsi agilmente tra uno stile pulito degno di Kiske e uno scream-growl da fare invidia a Jens Kidman, e anche la sua polivalenza ha contribuito fortemente alla decisione compositiva dell’act; addirittura l’inizio della traccia scelta come singolo, Zephon, è in puro stile death, tanto che stavamo pensando di aver sbagliato disco, mentre passaggi accostabili ad un certo metal estremo sono presenti anche in Hunters ed Aeolian, quest’ultima tendente alla via del symphonic nordico e ovviamente riuscitissima. Da segnalare altresì l’omonimo dell’allenatore del City, istrionico polistrumentista capace di far godere non poco sia alle prese con i tasti che con le corde, mentre il bassista Thad Stevens non emerge più di tanto dal tessuto ritmico, coperto anche dalle bordate provenienti da dietro le pelli. Vogliamo trovare un difetto? Sarà dura. A livello musicale è praticamente impossibile, possiamo però constatare una certa carenza di idee nelle tematiche affrontate: di per sé sarebbero interessantissime, peccato che le abbiamo sentite tante di quelle volte da dimenticarci chi sia stato il capostipite della tradizione. Può questo “difetto” influire su un giudizio finale in maniera significativa? Nemmeno per idea, altrimenti una critica simile andrebbe fatta alla quasi totalità di gruppi esistenti sulla faccia delle Terra.

Che dire, la statunitense M-Theory Audio non è solitamente avvezza ad ospitare al suo interno gruppi power metal, ma evidentemente non ha potuto fare a meno di notare il talento e l’inventiva presenti negli Immortal Guardian e in questo Age of Revolution, esordio che, si spera, potrà essere il primo di una lunga serie di successi. Lavori come questi dovrebbero assolutamente essere conosciuti e pubblicizzati in maniera massiccia ma la realtà sappiamo che è tutt’altra cosa e per loro non sarà facile guadagnarsi il fatidico posto al sole; resta intatta, in ogni caso, la consapevolezza di aver conosciuto un potenziale grande nome del futuro panorama metallaro. Underground o meno, quello si vedrà.



VOTO RECENSORE
84
VOTO LETTORI
77.66 su 3 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2018
M-Theory Audio
Power/Prog
Tracklist
1. Excitare
2. Zephon
3. Aeolian
4. Trail of Tears
5. Never to Return
6. Stardust
7. Hunters
8. Fall
9. State of Emergency
10. Awake
Line Up
Carlos Zema (Voce)
Gabriel Guardiola (Chitarra, Tastiere)
Thad Stevens (Basso)
Cody Gilliland (Batteria)
 
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