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19/03/21
MAYHEM + MORTIIS + GUESTS TBA (POSTICIPATO!)
ORION - CIAMPINO (ROMA)
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The Cramps - Songs The Lord Taught Us
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23/03/2019
( 913 letture )
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Nell'età dell'oro del punk, del dark e della no-wave, nei locali simbolo dell'underground come nelle sale concerti più infestate d'America, il loro unico intento era quello di puntare al limite più estremo, senza alcuna smania di diventare un culto. E diventarono un culto. Contemporaneamente audaci e reazionari, erotici e ributtanti, l'essenza del Rock'n'Roll, la muffa della cultura americana nascosta nelle cantine del profondo Sud e rispolverata con avidità e fanatismo: il midollo spinale di questa nerissima creatura è rissunto in una frase, rivolta ad un disciplinatissimo ingegnere del suono all'atto della registrazione del loro primo demo, il quale invitava il gruppo ad incidere su nastro lo stesso brano in più takes:
If you're waiting for us to get good, then it's gonna be a long wait
Bryan Gregory, scarno, sociopatico, dalle sembianze di un'icona voodoo, compra la sua prima chitarra, modello Flying-V nera a pois bianchi, solo perché gli sembrava più fashion di un qualsiasi basso elettrico per cui la band lo aveva reclutato; sua sorella, Pam Balaam, batterista fondatrice, presto avvicendata dall'impenetrabile Nick Knox, prende in mano per la prima volta le bacchette appena scesa dal treno che da Detroit la portò nell'Upper East Side di New York. E poi loro, la coppia più allucinata ed innamorata della storia della musica: hippies, cultori di B-movies e dell'iconografia horror anni 50, collezionisti di qualsiasi cosa fosse sepolta e dimenticata, abbandonata in vecchie cantine, a partire dalla musica rockabilly, surf e garage che spopolava anni addietro.
Lux e Ivy sono stati e sempre saranno i The Cramps, ovvero i dolori mestruali, ovvero l'oggetto più crudo, sfolgorante e sfacciato che per alcuni decenni ha invaso e sbigottito il Rock. La formula era semplice, scheletrica: ritmiche tribali da blues di inizio secolo, una chitarra sgraziata, carica di fuzz e di improvvisazione insensata, un'altra che, in maniera scolastica ma conturbante, richiama a sé l'epopea di artisti dimenticati come Link Wray, Dick Dale, Duane Eddy, con una dose massiccia di tremolo e qualche sana distorsione. E quell'effetto slap-echo in primo piano, quella voce profonda mai melodica, quei microfoni oggetto di fellatio ben emulate, i tacchi a spillo, il torso umido e spoglio, che si dimena come un verme, come una creatura citata nei romanzi di Mary Shelley, spesso celata dietro un paio di "occhiali da sole dopo il buio": nessuna etichetta, nessuna comparazione, per il personaggio unico che è stato Lux Interior, capace di riscrivere, reinterpretare, ricantare e rivitalizzare qualsiasi sound fosse nelle sue desuete corde e ben ordinata nella sterminata collezione di 33 e 45 giri e di cimeli anni 50. E' il caso di Rock On The Moon del misconosciuto Jimmy Stewart, Tear it up dei fratelli Burnette, o il Gran Finale scandito da due brani la cui versione dei The Cramps è spesso, ancora oggi, più emblematica dell'originale: Strychnine dei Sonics, ovvero il fondamentale gruppo garage e proto-punk a stelle e strisce, e la funerea Fever di Little Willie John, già resa famosa dal Re Elvis Presley, ma perfetta, in questa rilettura, per accompagnare la scena centrale del vampire movie anni 80 Il buio si avvicina. Composizioni inanellate in quello che è considerato il prodromo del genere Psychobilly, suonate con la stessa frenesia e la stessa assuefazione fino alla loro ultima esibizione, del novembre 2006: Garbageman, I Was A Teenage Werewolf (dal giro blues "rubato" a Howlin'Wolf), la martellante Sunglasses After Dark, What's Behind The Mask, con le sue perversioni halloween-iane, e l'autobiografica Mad Daddy.
Hey baby! What you waitin' for?
Un album di una freschezza inarrivabile, che trasuda carisma da ogni audiofrequenza, che mai diverrà rancido, nemmeno a distanza di secoli, venuto alla luce dopo una serie di singoli autoprodotti cesellati di loro evergreen, dopo il famigerato Ep Gravest Hits e dopo una gavetta live che li ha portati nelle viscere degli States, a diretto contagio con spiriti, sottoculture, aria palustre e sciamani dei sobborghi contemporanei. A cornice di tutto, la produzione affidata a un altro alieno del rock americano, il controverso Alex Chilton (Box Topps, Big Star) che proprio in quel periodo curava la rinascita dei Phillips Recording di Memphis, braccio operativo della Sun Records (che crediamo non abbia bisogno di presentazioni). La storia è una cosa ciclica, contorta, ripetitiva ed auto-celebrativa; e il futuro, quando non ti appartiene, è superfluo.
Esiste su queste pagine un interessante approfondimento sul ruolo portante della chitarrista e songwriter Poison Ivy Rorschach, nella sezione intitolata "Donne Rocciose"
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9
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Salve, a proposito di Alex Chilton, quando recensirete i tre capolavori dei Big Star nella sezione Low Gain ? |
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8
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Grande rimpianto non aver mai assistito ad un loro live... veri riti voodoo in salsa rock'n'roll |
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7
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Sull'onda della recensione sono andato a rispolverarmi il genere psychobilly....ragazzi che fenomeni anche gruppi come Mad Sin, The Creepshow e gli australiani Zombie Ghost Train!!! |
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6
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Uelà ma che bella recensione e che commenti simpatici!! |
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5
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......band eccezionale ed unica.....questo disco e' un capolavoro..... |
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4
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Grandi!! non li ascolto spesso ma quando mi capitano a tiro è una festa!
Ho un amico che quando è morto Lux Interior ha dormiva con i pantaloni di pelle in segno di lutto!! |
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3
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Bel disco che ogni tanto mi piace riascoltare soprattutto grazie a canzoni quali I Was A Teenage Werewolf, Sunglasses After Dark, Strychnine, I'm Cramped e Fever (che resta un capolavoro sempre e comunque). Per me, però, faranno meglio con Psychedelic Jungle |
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2
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Ce l'ho. Sicuramente un grande album di una band dallo stile unico. Personalmente non ci ho perso la testa, però è da avere. |
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1
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Disco che "presi in prestito" in biblioteca da ragazzino... Inutile dire che in biblioteca non ci tornò più. Consumato a forza di ascolti! E poi i viaggi mentali su Poison Ivy... Vabbè! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1.TV Set 2.Rock On The Moon 3. Garbageman 4. I Was A Teenage Werewolf 5. Sunglasses After Dark 6. Mad Daddy 7. Mystery Plane 8. Zombie Dance 9. What's Behind The Mask 10. Strychnine 11 .I'm Cramped 12. Tear It Up 13. Fever
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Line Up
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Lux Interior (Voce) Poison Ivy Rorschach (Chitarra) Bryan Gregory (Chitarra) Nick Knox (Batteria)
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RECENSIONI |
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