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01/12/23
KARMA
ALCHEMICA MUSIC CLUB - BOLOGNA
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Arkona - Ot serdsta k nebu
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23/03/2019
( 1002 letture )
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Il brano dapertura sinsinua serpeggiando nelle orecchie del viandante ascoltatore che, rapito, si concede ai suoni misticheggianti e tribali che introducono Ot serdsta k nebu, album degli Arkona uscito nel 2007. Il disco estremamente fedele alla linea di pensiero del gruppo: ogni brano impregnato di paganesimo, si svolge nellossessione del rito, nella tensione del fedele verso gli dei- come suggerito dal titolo, letteralmente "dal cuore al cielo". Il sound molto marcato, in certi punti quasi aspro: si alternano vistosamente la chitarra ritmica distorta che strizza locchio al Black e gli strumenti pi prettamente Folk, cos come la voce pulita e il Growl, entrambi magistralmente interpretati da Masha. I cambi sono spesso repentini ma non sottraggono organicit al fluire del disco. Anche quelli che possono suonare come azzardi nelle strutture dei brani (si prenda ad esempio la title track) trovano in realt quel filo conduttore che permette uno sbrogliarsi coerente della matassa. Considerando lintero percorso musicale compiuto dagli Arkona dagli esordi ad oggi, Ot serdsta k nebu da ritenersi un pilastro fondamentale della loro storia, nonch un manifesto del loro sound. Compaiono difatti svariati stili e tecniche esecutive che creano un congiungimento tra il loro lato pi estremo e lAtmospheric o Folk meno crudi. I musicisti che compongono il gruppo sono versatili e difficilmente il clima si fa monotono; pezzi apparentemente semplici e di ampio respiro come Oy, Pechal-Toska consentono alla voce di manifestare la propria abilit di muoversi tra intervalli di suono anche ristretti, nel pieno atteggiamento dellorante che crea una sorta di trenodia, sprigionata in un lamento narrativo denso di archetipi scandito dalle percussioni che si destreggiano tra marce e momenti pi riflessivi e dilatati- il tutto accompagnato da linee di fiato.
Pokrovy Nebesnogo Startsa, gi citata prima canzone del disco, costituita da sette minuti e mezzo che si dividono in una vera e propria ouverture dalle tinte quasi favolistiche grazie alle tastiere e alle percussioni inizialmente pacate, e dal terzo minuto in un pezzo graffiante che risveglia dallo stato di torpore sognante dal quale si era stati travolti. Il growl di Masha, in alcuni momenti quasi soffocato, irrompe prepotentemente insieme alla batteria, al basso e alla chitarra ovviamente distorta. Si tratta di un guerriero morente che implora di essere condotto nel mondo dei morti. Egli supplica Veles, divinit multiforme associata al contempo alla morte e ai musicisti, scelta che si pu facilmente supporre essere di vera investitura poetica. Linvocazione non contempla toni pietistici: gli intrecci di voci tra Masha e Sergey "Lazar" sono risoluti, condensati in una disperazione fiera che non teme di sprofondare nella tracotanza. E il growl, ampiamente sostenuto dal basso, lo dimostra. La chiusura smorza leggermente la potenza di ci che lha preceduta, mantenendo per il tono epico con gli accordi di tastiera. Il tutto confluisce nel secondo brano, che nasce dal suono del crepitio del fuoco. Le linee melodiche e il comparto armonico qui sono particolarmente acri. Si avverte unossessivit che aliena, nella quale la dea Kupala viene onorata e il credente si smarrisce nella frenesia della festa. Il komuz esordisce e prosegue delicato anche in mezzo ai suoni pi aggressivi. La polifonia canora sembra delirante e si spegne nel riprendersi dei riff precedenti, ma i pattern non sono comunque scontati. Il pezzo si immette in Ot Serdtsa k Nebu, title track che vede convivere in s parti fondamentalmente black e di folk tradizionale. Lenergia del brano palpabile: si chiede di ristorare la fede ormai perduta, i blast beat incalzano e il flauto segue imperterrito la sua linea. Come scritto sopra, in questo pezzo la struttura di forte interesse. Le variazioni sono continue e i toni si alternano fino alla fine che vede sfumare un ultimo accordo di chitarra. Ottimo intermezzo strumentale Gutsulka, brano acustico leggero ma nostalgico, facilmente orecchiabile e preparatorio al resto dellalbum. Si tratta di un breve momento che concede alla mente di viaggiare tra lesperienza particolare e quella universale, prima del brano successivo che fa appello immediatamente ad una specie di inconscio collettivo, principalmente a causa della pluralit di voci. Prima di quel gioco di voci, per, risuona un riff pesante ed estremamente concreto ma meditativo. Il basso si mantiene per tutta la durata del pezzo su quellimpostazione. Gli strumenti folk supportano le voci in modo abbastanza libero, talvolta tallonandole, talvolta trovando una complementariet che li scioglie da eventuali vincoli. Si giunge poi a Nad Propastyu Let, canzone black metal quasi in tutto e per tutto. Circa a met brano compare una tastiera che inevitabilmente sorprende in quanto si discosta dal comparto folk anche qui largamente impiegato, risultando abbastanza sui generis. La fine del pezzo richiama Pokrovy Nebesnogo Startsa, la prima traccia. Ci si aggancia quindi a Slavsya Rus!, dimpatto nella sua tranquillit maestosit. Celebrazione della natura misteriosa e non ancora sfiorata, ha un tessuto musicale abbastanza semplice e piacevole, adatto al lento stupore che si vuole far sorgere. Scorre dunque rapidamente Kupala i Kostroma, solitamente un must ai live, che col suo ritmo trascina intere folle. Avvicinandosi verso la chiusura ci si imbatte in Sva, che pu essere interpretata come summa di tutti gli elementi proposti nellalbum fino ad ora: lequilibrio tra viking e black, i riff cantabili ma non stucchevoli, i cambiamenti di tono e la ritmica, il growl e il pulito, linvocazione stremata nello struggimento, ecc. Il brano si snoda linearmente nonostante sia davvero denso; i respiri sono ben calcolati, gli strumenti ponderati nelle varie parti. Pur essendo una sorta di commistione, estremamente ordinata e non ripetitiva e questa una peculiarit dellintero album degli Arkona. Ad ogni angolo c qualcosa di nuovo da scoprire, porgendo attenzione. Lultimo pezzo, Katitsya Kolo, una suite di dieci minuti che a tratti assume addirittura tinte cinematografiche. estremamente evocativo ed immaginifico, a prescindere dalla comprensione o meno della lingua. Raccoglie attivamente tutti gli umori degli uditori nei primi minuti con la sua carica selvatica per poi disperderli in una catarsi nel lungo finale cos disteso e primigenio, che conduce la mente alla fondazione dellUniverso, di quegli stessi Di cantati nellalbum, riassumendo il movimento di tutta lora di durata.
Ot serdsta k nebu una vera e propria esperienza che va al di l del singolo ascolto. Il preciso missaggio trasporta direttamente nei luoghi e nel tempo immobile in cui si svolge il culto, in cui il mito prende forma e la teofania si d tra la distorsione e i flauti, tra la voce graffiante e quella pulita. Il tutto calibrato in modo tale da garantire alta qualit nel contesto di un genere in cui il gruppo indubbiamente la fa da padrone.
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5
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@ LUCIO 77: Lepta, del 2004, dura 41 minuti e ha un solo intermezzo. |
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4
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Concordo con i commenti sottostanti.. Conoscevo il Gruppo solo di nome ma non avevo ascoltato nulla di loro fino a stasera.. Effettivamente la lunghezza ha pesato un po' sull'ascolto, per mi son piaciuti.. Volevo chiedere a Chi li conosce, un consiglio su un altro Album da ascoltare.. Pi corto e senza troppi intermezzi strumentali sarebbe l'ideale.. Grazie. |
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3
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In generale concordo con il recensore. Io preferisco Vo slavu velikim a questo. Lo considero per meglio del successivo. Resta comunque un'album al quale sono molto affezionato. Difetti: per me come disco dura troppo e certi intermezzi si potevano evitare, per quanto mi piaccia la musica popolare. |
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2
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...band decisamente interessante..... |
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1
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Complimenti, la recensione davvero ben scritta e fa quasi sentire lalbum. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Pokrovy Nebesnogo Startsa 2. Goy, Kupala!!! 3. Ot Serdtsa k Nebu 4. Oy, Pechal-Toska 5. Gutsulka 6. Strela 7. Nad Propastyu Let 8. Slavsya Rus! 9. Kupala i Kostroma 10. Tsigular 11. Sva 12. Katitsya Kolo
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Line Up
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Masha "Scream" (Voce, Tastiere, Tamburo, Komuz, Chitarra acustica) Sergey "Lazar" (Chitarra, Voce) Ruslan "Kniaz" (Basso) Vlad "Artist" (Batteria)
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