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19/02/21
THE DEAD DAISIES
LIVE CLUB - TREZZO SULL'ADDA (MI)
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10/04/2019
( 1658 letture )
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È del poeta il fin la meraviglia (parlo de l'eccellente e non del goffo): chi non sa far stupir, vada alla striglia! (Giovan Battista Marino, "Il poeta e la meraviglia")
I versi scritti quattrocento anni fa dal poeta barocco Giovan Battista Marino mi sono tornati in mente proprio al termine dell'ennesimo ascolto del primo disco degli Equipoise, Demiurgus. Tale citazione mi è parsa sin da subito calzante e utile per introdurre la recensione di questo lavoro, in quanto il concetto teorizzato da Marino, secondo cui il vero poeta deve saper suscitare meraviglia nel lettore attraverso l'oculato e sapiente uso delle parole, delle figure retoriche e della metrica, spesso creando effetti labirintici e complessi, è applicabile all'opera prima sulla lunga distanza degli Equipoise. Ma procediamo con calma. Gli Equipoise sono innanzitutto meritevoli di attenzione per almeno due motivi. In primo luogo possono vantare una formazione a dir poco stellare, con membri piuttosto noti della scena estrema mondiale. Siamo infatti di fronte alla tipica all-star band che va tanto di moda di recente, con musicisti già noti della scena metal che hanno prestato il loro talento e il loro bagaglio tecnico per la stesura di un disco esagerato e dannatamente complesso. Troviamo infatti alla voce Stevie Boiser (in forza agli Inferi e precedentemente nei Vale Of Pnath), i chitarristi Phil Tougas (dei First Fragment), Nick Padovani (in forza ai Virulent Depravity) e Sanjay Kumar (attivo nei Wormhole), il pianista Jimmy Pitts (dei NYN), il bassista dei Beyond Creation Hugo Doyon-Karout e il batterista ex Hate Heternal e membro dei The Faceless Chason Westmoreland. Il secondo motivo d'interesse risiede principalmente nelle liriche scritte da Boiser per i brani, basate interamente sull'anime Full Metal Alchemist: Brotherhood, discostandosi così dai soliti cliché tematici tipici del death metal più estremo.
Ricolleghiamoci per un attimo al riferimento letterario posto in apertura e all'idea di dover stupire il lettore a tutti i costi attraverso tecniche oratorie e figure retoriche a mo' di veri e propri effetti speciali. Nel debutto degli Equipoise troverete la trasposizione musicale esatta del concetto espresso dal Marino, in una veste musicale bombastica, composta da una cascata di sweep picking, tapping, blast beat, momenti acustici repentini, passaggi quasi sinfonici e con il pianoforte protagonista in secondo piano. Demiurgus impressiona e disorienta sin dai primi ascolti per il muro sonoro eretto, carico all'inverosimile di note suonate a profusione, in un vero e proprio nodo gordiano suonato con tempi intricati e melodie stratificate. La componente emotiva è completamente messa da parte, ed è riscontrabile una vera e propria volgare dimostrazione di potenza e perizia tecnica, in quattordici esercizi di stile scritti da musicisti navigati in una sorta di saggio della bravura col proprio strumento. Sembra quasi di ascoltare una versione più veloce e schizoide di un'ipotetica jam session tra i Necrophagist e i Beyond Creation (in particolare il basso sembra eseguire un continuo assolo per tutto l'album), ai quali però è stata aggiunta una vaga componente sinfonica e pianistica, che altro non fa che impreziosire e rendere ancora più carico di dettagli un impianto musicale di per sé molto ambizioso e contorto. A stemperare strategicamente la cieca furia death metal vi sono dei repentini passaggi acustici e vagamente flamencati, in cui lo shredding forsennato viene meno e la musica si fa più ariosa, anche grazie a indovinati accompagnamenti e assoli di pianoforte, nonché al sostegno di basso e batteria adatto alla situazione. Per assurdo, questi sono i momenti musicalmente più immediati e facilmente memorizzabili, prima che il marasma di note senza sosta riprenda incessante. Una volta superato l'ostacolo iniziale della tecnica spropositata offerta nell'ora di questo Demiurgus, l'ascolto fila liscio (anche troppo) e tutto risulta essere al proprio posto: dalla voce che alterna un growl animalesco e profondo a uno scream acido e urticante, alle chitarre taglienti che riproducono riff e assoli senza soluzione di continuità, pur assolvendo il compito e senza creare una melodia o un riff veramente memorabile, fino alla solita sezione ritmica con il basso e la batteria senza freni, con il primo strumento impegnato in continui tapping, fill e assoli e con la seconda impegnata in un blast beat senza sosta e tellurico.
Ci sono solo due difetti in questo disco. Il primo è la mancanza di un brano più bilanciato rispetto agli altri, che contenga una parvenza di melodia memorizzabile. La tecnica immensa di cui è imbevuto questo disco è contemporaneamente il punto di forza dell'intero lavoro ma anche il principale punto debole. Non c'è mai infatti, specie nelle parti più estreme, una melodia o un riff che catturi veramente l'attenzione e si ha spesso la sensazione, specie dopo i primi ascolti, che tutto sia appunto limitato a un esercizio di stile. Il secondo difetto è imputabile al minutaggio, fin troppo abbondante per il genere proposto e alla lunga dispersivo e ripetitivo. Tirando le somme il debutto degli Equipoise è tecnicamente ineccepibile e mette in luce tutte le potenzialità più o meno ben espresse dal progetto, considerando principalmente la formazione di assoluto livello che compone la band. Per chi ama le sonorità più moderne della scena technical death attuale ci sarà da gioire, ma è comunque consigliato un ascolto a piccole dosi in quanto davvero impegnativo. Demiurgus è definibile un disco di sicuro interesse, ma ben lungi dallo sconvolgere coordinate stilistiche consolidate da anni. Ma in fondo, va bene così.
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5
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Finito di ascoltare ora, tolto qualche brano strumentale che nulla aggiunge o cambia sono d'accordo con il recensore.
Ma comprendo anche le esigenze della band, hanno un'argomentazione che devono sviluppare e l'hanno fatto.
Ascolto basato su bandcamp. Non ascolterò ulteriormente, non nelle mie corde ma 75 giustissimo. |
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4
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Un buon debutto non c'è che dire attendevo questo lavoro già da parecchio tempo fin da quando pubblicarono il primo singolo. Non è un capolavoro, ben suonato e abbastanza vario e non cade troppo nel banale pur non offrendo nulla di nuovo. Voto 80. |
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3
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Mi scuso ma Devo precisare, da amante di certo Jazz che non trovo assolutamente questo lavoro un esercizio di stile fine a se stesso.
Uno non può a cuor leggero che i passaggi non rimangono in testa..
Ossia io anche ci credo che a te non rimangano in testa, ciò non lo
trovo necessariamente vero per chicchessia con una diversa forma di sensibilità musicale... E qui la chiudo. |
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2
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Maiden76 o stai scherzando oppure cambia ascolti!
Io L' avevo preordinato e per primo ammetto che non sono riuscito ad ascoltarlo "capo a piedi" più di 10-12 volte, però:
Se nel frattempo non avessi incappato nel nuovo A Novelist , Contrarian... Ecc. gli ascolti sarebbero molto lievitati. Certo non è album da headbanging ma il trasporto cerebrale non manca.
Tolti un paio di strumentali, un poco auto-pipparoli non trovo nulla che non spacchi. Anche una recensione da 75/100 personalmente la trovo risicata: nel senso... Pari all' ultimo Eluveitie?
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1
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tutto fumo e niente arrosto...pallossi fino all'inverosimile |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Illborn Augury 2. Sovereign Sacrifices 3. Alchemic Web Of Deceit 4. A Suit of My Flesh 5. Shrouded 6. Sigil Insidious 7. Reincarnated 8. Dualis Flamel 9. Eve Of The Promised Day 10. Waking Divinity 11. Ecliptic 12. Squall Of Souls 13. Cast into Exile 14. Ouroboric
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Line Up
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Stevie Boiser (Voce) Phil Tougas (Chitarra, Chitarra acustica) Nick Padovani (Chitarra, Chitarra acustica) Sanjay Kumar (Chitarra) Hugo Doyon- Karout (Basso) Jimmy Pitts (Pianoforte) Chason Westmoreland (Batteria)
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RECENSIONI |
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