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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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11/04/2019
( 696 letture )
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Nel quadro del metal estremo esiste una corrente, nata negli anni Ottanta, in grado di coniugare le sonorità più rozze e primitive del thrash con le atmosfere più cupe proprie del black, sviluppatasi lontano dalle lussuose produzioni americane, in altri termini alla periferia dell’impero del rock. Posti i Venom come padri nobili, gli svedesi Bathory e gli svizzeri Hellhammer sono stati tra i primi a combinare con successo questi elementi, ripresi poi da una folta schiera di metallari teutonici, quali ad esempio i Sodom di In the Sign of Evil e Obsessed by Cruelty o i Destruction di Sentence of Death, e brasiliani (Vulcano, Sarcófago e primi Sepultura), senza dimenticare il contributo dei nostri Bulldozer. Una formula riproposta con ottimi riscontri, circa un decennio più tardi, anche dai norvegesi Aura Noir, ideale ponte di congiunzione con gli epigoni odierni, tra cui i connazionali Nekromantheon, Deathhammer e, per l’appunto, Condor, concittadini dei Darkthrone e per i quali lo stesso Fenriz ha espresso parole di apprezzamento.
La band nasce nel 2009 come terzetto, formato dal bassista e cantante Christoffer Bråthen, dal chitarrista Magnus Garathun e dal batterista Herman Holen, registrando l’anno successivo il demo Facing the First Winter, seguito da un EP, Speedwagon (2011), preludio all’esordio sulla lunga distanza. L’omonimo Condor (2013), inciso con la Demonhood, risulta un tripudio di marciume, a cominciare già dalla straordinaria e minimale copertina, raffigurante un condor in bianco e nero, che sembra disegnato a mano, con tanto di croce rovesciata al centro della testa. L’album si compone di nove tracce per un totale di poco più di trenta minuti di musica, con testi che lasciano poco spazio all’immaginazione. Il riffing indiavolato, gli stop and go e il persecutorio martellamento di batteria sono gli ingredienti di tutte le portate proposte, senza particolari variazioni, ma i Condor riescono nell’impresa di non annoiare mai. Qualcuno potrebbe giudicare questo lavoro acerbo, ma ciò non fa altro che esaltare quel senso di immediatezza e, perché no, spensieratezza che accompagna l’ascolto. Non ci sono pretese, se non quella di annientare l’ascoltatore. “Our motto is annihilate!” conferma lo scream di Bråthen in Rising Terror, nel complesso uno dei passaggi più riusciti, nel contesto comunque di un lavoro, come accennato, altamente omogeneo. Si segnala anche la partecipazione di Arild Myren Torp dei Nekromantheon, impegnato alla chitarra nella traccia conclusiva e nel mixing.
Tirando le somme, ci troviamo di fronte a un ottimo esempio del rinato filone black/thrash, che vede la Norvegia impegnata in primissima linea. I Condor, dal canto loro, bisseranno questo buon esordio con il successivo Unstoppable Power, uscito quattro anni dopo. Per il momento, godiamoci tutta la sporcizia che ci hanno regalato con questo grezzo e irresistibile esordio.
Buon ascolto e che il metallo sia con voi!
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2
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@Tatore ti ringrazio!! Penso che più avanti proporrò anche quella del loro secondo album |
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Bravo Giorgio, hai reso perfettamente l'idea del gruppo che sono e della musica che fanno!
A questo punto mi aspetto tra un po' la recensione del successivo e violentissimo album! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Intro 2. Rising Terror 3. Blood Fever 4. Pagan Ritual 5. Prophecies Of Death And Destruction 6. The Possessor 7. Sacrifice 8. Chant Of Madness 9. Outro
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Line Up
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Christoffer Bråthen (Voce, Basso) Magnus Garathun (Chitarra) Herman Holen (Batteria)
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RECENSIONI |
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